giovedì 23 febbraio 2012

Proprio come Querceto

Martedì mattina, ore 9e43.
Arrivo in ufficio con il mio (solito) ritardo di 13 minuti ben propenso ad affrontare una nuova giornata da stagista, il caldo mi rallegra e Guido, che sto sentendo da domenica mattina, scrive cose sulla mia amica Beniamina e fissa serate infrasettimanali in giro per Milano. Meglio di così non può proprio andare.
Nemmeno il tempo di terminare il mio thè che Alessandra, la socia cattiva della mia professoressa, mi chiama nel suo ufficio. "La proposta di gioco sui ragazzi di Amici che hai fatto è piaciuta all'agenzia che si occupa della pagina Facebook di Fanta. Ora butta giù due righe in cui spieghi com'è che le mandiamo a Maria (De Filippi ndr)". Come? Due righe per Maria De Filippi? Che mi posso inventare?
Cerco di ignorare il fatto che di giochi online non ne so nulla, che parole inglesi sui games non le conosco, che non sono nemmeno in grado di proporre un gioco ad un'agenzia, figuriamoci a Maria De Filippi. Poi mi faccio coraggio, e mi esce una facciata di regole e formalità che viene mandata subito via mail. Aiuto.
La giornata scorre veloce, senza che io mi possa rendere conto del fatto che Guido risponde subito ai messaggi di posta di Facebook (rendendo le nostre conversazioni ancora più angoscianti, visto che non ho la forza mentale di cercare argomenti in comune con lui). Lo stage è stage, Maria è Maria, Guido può anche aspettare.
Al termine della giornata Natascia mi telefona: "Ciao Aspirante Carrie Bradshaw, io e Rosa stiamo andando al Bobino per un aperitivo, vieni?" "Non saprei" rispondo io, che sto pegnendo il pc, sono stanco morto e esco dall'ufficio "Dai, c'è anche Guido ed abbiamo prenotato il tavolo, non puoi mancare!" "Ah, volentieri dai, un tavolo non si rifiuta mai. Poi il martedì sera vanno tutti al Bobino!". Fine della telefonata. Guido mi aspetta, devo assolutamente correre a casa a cambiarmi. E poi, pensandoci bene, il Bobino è tornato così di moda che mancare non si può, visto la Fashion Week in fase di inizio.
Alle 21, con un'ora di ritardo rispetto al previsto, arrivo saltellando sulle mie francesine borchiate al Bobino, decisamente seccato per la scarsa efficienza dei mezzi milanesi, ormai sempre più propensi a creare disagi a noi ragazzi a piedi.
Entro nel locale e trovo Natascia con un ragazzo conosciuto sabato, mentre Rosa si intrattiene con il suo amico di sesso salito a Milano da poco, di Guido ancora nessuna traccia. Ci facciamo strada cercando il nostro tavolo che nel frattempo sembra scomparso e maledico l'intero Bobino perchè la prenotazione è necessaria se ci si vuole sedere per un aperitivo. Troviamo dopo qualche ricerca un ottimo tavolo con tanto di divanetti, il tempo di iniziare a brindare con il mio Margarita ed ecco che compare Guido, più etero che mai. Si siede con noi 5; guardandolo bene mi rendo conto che fa un sacco di tenerezza: un ragazzo dell'UniCatt, pr, carino, che viene da solo al Bobino avvisandomi persino di essere in ritardo. Ho gli occhi a cuore.
Natascia e Rosa mi prendono da parte chiedendomi se tra me e lui ci sia qualcosa: pregherei di sì, ma la mia idea è solo una: vuole approfondire la conoscenza con Beniamina ed io sono solo un tramite, proprio come Querceto con Lou* ai tempi. Ci raggiunge un suo amico calciatore dell'Inter, molto carino, molto socievole, molto open mind. Ridiamo e scherziamo come se ci conoscessimo da tempo, finchè la musica non si alza ed esco a fumare con Guido e il suo amico. Gli argomenti di cui si parla sono solo 2: cuori spezzati (il mio ancora intatto, il suo occupato da Beniamina ma infranto una sola volta) e serate in discoteca (che lui odia, perchè non intende conoscere tizie ubriache, che ballano e prive di personalità, ma solo con sostanza). Se non gli piacesse Beniamina, direi che fosse gaio. "Allora, che dici se venerdì prossimo andassimo al Plastic? Potrei vestirmi così?", e lì capii per quale motivo fosse poi così interessato a girare con me. Mi considerava il suo passaporto per il Plastic: discoteca particolarmente selettiva dove per entrare un amico gaio che si veste in modo eccentrico come me (per gli etero normali, in realtà essere eccentrici è altro) garantisce l'accesso. Io ero la sua chiave. "Devi dirmi come devo vestirmi e qual è la serata giusta, io non sono mai andato". Decido allora di essere un abituè del posto e inizio la mia scenetta intitolata "Io, colonna portante del Plastic": amici in ogni dove, entrata assicurata, serata ideale... Mentre lui mi ascoltava rapito da quel locale così piccolo ma in fondo così esclusivo.
Beviamo un altro drink, dove lui mi spiega che Beniamina gli piace molto e che è difficile che una ragazza gli piaccia così tanto e poi, raggiunta Natascia e salutati gli altri, me ne torno a casa con una chitarra gonfiabile in mano. Questo è Milano, non sai mai cosa ti porti a casa.
Mentre aspetto il tram e cerco di pensare che mancano solo 4 ore e mezza alla mia sveglia, rifletto sul fatto che gli anni e gli amici etero saranno pure passati, ma che l'effetto è sempre quello: io non riesco a tenermi a debita distanza da loro e mi faccio trasportare dall'euforia del momento. Quella sera capii due cose, Guido mi voleva per due motivi: Beniamina e il Plastic.
Proprio come Querceto, ricadevo nello stesso errore e non stavo facendo nulla per uscirne. D?altronde avevo cose più importanti a cui pensare: uno stage, un gioco per Maria ed una Fashion Week in fase di inizio.

lunedì 20 febbraio 2012

Blowin'in the wind

Capitano quelle settimane in cui non si riesce nemmeno a respirare un po'. Giorni in cui esci, vai in ufficio, cerchi di inventare qualche attività da proporre per il Tour di Amici, finisci alle 7e30 (con un'ora e mezza in più di lavoro rispetto a quanto tu dovresti fare), corri in centro per un aperitivo con Rosa e rientri a casa alle 23.
Di fronte a settimane tanto impegnative è dunque comprensibile che il weekend sia dedicato al riposo e al relax. E che relax. Se venerdì sera, incapace di muovere anche un solo passo fuori casa, è stato dedicato a vecchi amici che tornano a trovarti dopo mesi di assenza, sabato sera avevo intenzione di dare il meglio di me. Fu così che alle 23, pettinato e sistemato, raggiunsi le mie due compagne di corso Beniamina e Natascia per un drink al Fiat Lounge. In realtà non ero nel mood per una serata in Corso Como, ma dato che dovevo sperimentare posti nuovi e avevamo la compagnia di nuovi ragazzi carini e dell'UniCatt, allora potevo ritenermi aperto a qualsiasi opzione. Nemmeno il tempo di entrare e già Beniamina mi presenta il frutto di un pomeriggio di studio nella biblioteca dell'UniCatt. Si chiamava Guido, faceva il pr, studiava giurisprudenza, aveva 24 anni. Segni particolari: era molto, ma molto, carino.
Grazie anche al Martini che mi ero scolato prima di uscire di casa cerco di rendermi presentabile al resto del gruppo di studenti, qualcuno carino, qualcuno meno, che guadagnarono subito punti quando le mie due amiche mi confidarono di non aver ancora pagato nulla dall'inizio della serata. Nota bene: erano tipo al terzo drink.
Aggiorno entrambe sulle ultime entrate di Nicole e concordiamo sul fatto che passeranno anche gli anni, ma il sesso in cambio di denaro è uno degli escamotage più ingegnosi che gli esseri umani avessero mai inventato. Specialmente perchè, e Beniamina e Natascia se ne stavano rendendo conto, se non sono soldi ma sono drink sempre di prostituzione si tratta, e loro c'erano dentro poco meno di me.
Verso mezzanotte la serata si sposta alla discoteca di cui Guido è pr e di cui ho sentito parlare peggio di qualsiasi altro locale: l'Old Fashion, luogo di giovani tamarri e, come ho potuto constatare io, bei fusti benvestiti desiderosi di sperimentare i loro gusti sessuali. Uno dei vantaggi di entrare in un locale con il pr del locale in questione è che puoi improvvisare di prendere un tavolo a 15 euro (il prezzo di un'entrata normale) anzichè a 20, con bottiglie di vodka, angolo riservato e free drink compresi. Un paradiso.
La serata scivola via che è un piacere. Credevo di essere finito nel nido dell'omofobia per eccellenza, ma non persi tempo a constatare come Guido e i suoi amici fossero ben propensi ad ascoltare le stupidaggini che avevo da dire. Quando poi presentai a loro una ragazza carina molto facile e molto calda (tanto da volere un bacio con me, ebbene sì, proprio con me, che ho rifiutato subito perchè l'uomo è l'uomo) allora ero diventato l'idolo gaio della serata. Luca, il compagno carino di corso, ci aveva raggiunto proprio quando stavo per convincere Guido a baciare Beniamina. Non poteva essere più tempestivo.
Bevemmo e ballammo fino alle 4e30, poi Guido mi riportò a casa. Diffidare dalle cattive recensioni sui locali: quando ci vai con qualcuno che conta, anche la discoteca più ostile vi apparirà sempre familiare.

L'indomani mattina venni immediatamente aggiunto dal figo Guido su Facebook. Sebbene io, Natascia e Beniamina avessimo avuto sin dall'inizio della serata il vago sospetto che la sua eterosessualità fosse discutibile, dovevo cercare di mostrarmi fuori da ogni coinvolgimento. Se Querceto mi aveva insegnato qualcosa, ora dovevo metterlo in pratica.
Passammo il pomeriggio a scrivere messaggi di posta, programmare nuove serate al Plastic, tirare in ballo Beniamina. La fantasia di ogni convertitore come me.
La sera poi ricevetti l'invito da un ignoto pr per una festa riservata al Vanilla questo venerdì in occasione della Fashion Week (che avrà inizio mercoledì). In tono amichevole (come se ci conoscessimo da una vita) mi chiedeva perchè non bazzicavo più al The Club e se volevo partecipare al "party esclusivo" (che di esclusivo aveva ben poco, visto che l'evento su Facebook è pubblico). Magie del pr, riescono a venderti qualsiasi cosa.
Il tempo di rispondere che non sarei mancato al nuovo pr e ad una battuta sdi Guido che Filippo mi telefona. Tempo 5 minuti e viene a cena da me. Passiamo la serata guardando video idioti, stesi sul mio letto, baciandoci, bevendo vino, facendo sesso e guardandoci come due che si frequentano, non sono fidanzati, ma in quel momento è come se lo fossero, mentre in sottofondo Bob Dylan cantava Blowin'in the wind.  
In fondo, quando sei reduce da un weekend come questo, l'unica cosa che puoi fare è solo una: soffiare nel vento.




giovedì 16 febbraio 2012

L'eccezione Filippo

Quando arriva il weekend che precede San Valentino tutta la città sembra essere caduta in un vortice d'amore.
Innamorati in metropolitana, innamorati in ufficio (a distanza, per la serie: lui in California lei a Milano), innamorati in casa, innamorati nei negozi. Evidentemente quando si tratta della festa degli innamorati rimanere un non innamorato significa rimanere fuori dal gregge: cosa assolutamente da evitare.
Riflettevo sulle improbabili coppie che anche quest'anno avrebbero dimostrato il loro amore con doni e baci falsi come quelli di Giuda, oltre che a tutti quei ragazzi impegnati che in questi mesi avevano scopato con Nicole. Chissà se la propria ragazza avrebbe apprezzato come regalo di San Valentino quello di regalare per una notte il proprio partner ad una travestita? 

Improvvisamente mi squilla il telefono. E' il poliziotto, Filippo, che subito mi riporta alla realtà. Dopo 3 settimane in Sardegna per un corso di aggiornamento su come si impugna un fucile e si spara in aereoporto, era tornato la sera prima nella Bella Provincia ed ora è disponibile per una nuova nottata in compagnia di Nicole. In realtà non mi sarei dovuto sorprendere: erano 3 settimane che tutte le sere mi telefonava, e il giorno precedente al suo arrivo, mentre ubriaco andavo con Vanish e Chicca alla Casa Della Musica, mi aveva persino detto di essere già atterrato. Che disastro, l'alcool.
"Ci vediamo?" mi dice lui "Vengo fino a Milano senza problemi, va bene per le 9e30?", rispondo di sì, che va bene e poi mi viene in mente che volendo ci si potrebbe vedere anche per cena. Lui approva. Filippo è proprio un ragazzo d'oro.
Arriva alle 20 e 30 e sale da me. Siamo in camera e per la prima volta da quando ci conosciamo ci stiamo baciando anche se non indosso una parrucca. Forse, penso tra me, qualcosa è cambiato. Ci baciamo per una buona ora, gli sono mancato, dice lui, e tutto sembra essersi trasformato in uno di quei film romantici dove da una notte di sesso nasce l'amore. Alle 21e30 però mi rendo conto che forse è anche ora di staccarsi e di andare al giapponese per cenare. L'esperimento dunque ha inizio: sono in grado io, Aspirante Carrie Bradshaw, ad uscire a cena con un etero senza sentirmi imbarazzato per via dei miei spiccati modo gai? Sì, dice Eugenia, in fondo siamo a Milano. Io, che invece so come il mio io milanese si rapporta a queste cose, non lo so. Mentre passeggiamo per corso Buenos Aires però mi rendo conto che in fondo non ci sia nulla in me che potrebbe non andare: tutto va tranquillamente, continuiamo a parlare come abbiamo sempre fatto nelle telefonate serali che lui mi faceva dalla Sardegna. Ma la cosa strana era che non mi preoccupavo di nulla, solo di trovare del cibo commestibile. Arriviamo al ristorante e con estrema sorpresa mi accorgo che Filippo è anche un ragazzo di 24 anni di polso, sceglie il tavolo, mi accende la sigaretta, chiede il conto, lo paga. Si tratta di un ragazzo anche straordinariamente sincero: non si spiega perchè sia l'unico ragazzo per cui lui riesce a comportarsi così, io ovviamente non ne voglio parlare, ma la cosa strana è che riusciamo a parlare di tutto. Intorno a mezzanotte ci dirigiamo verso casa ancora incredulo per aver trascorso una serata con un ragazzo lontano da Motel, bassifondi e uscite notturne. 
Eravamo io, Filippo, un sabato sera qualunque che precedeva San Valentino, un ristorante cinese, Milano. Meglio di così non poteva andare. Ci buttiamo sul mio letto infreddoliti, lui mi scalda, mi bacia, ci stringiamo e facciamo sesso nel caldo delle mie coperte, mentre fuori il gelo investiva la città.
Lui protettivo, lui maschio, lui che ha rinunciato ad uscire con una ragazza per venire da me.
Io imbarazzato, io soddisfatto della serata, io senza dubbi, io sereno.
Anche se non era ancora San Valentino, anche se non eravamo innamorati, anche se non ci stavamo promettendo nulla. Io ero l'eccezione per Filippo, lui era l'eccezione per me.

mercoledì 8 febbraio 2012

Tratti rossi

Il pensiero di iniziare uno stage e sapere già tutto quello che riguarda web, contenuti e campagne pubblicitarie appartiene solo a coloro sicuri di sé.
Io, modestamente, non ero tra questi. Se già nel primo giorno avevo avuto modo di subire i segni della penna rossa della correttrice di bozze di Vogue, le responsabilità che mi erano state affidate stavano via via aumentando, ma i risultati, purtroppo, tardavano ad arrivare. Unica eccezione era stata una serie di quiz per Mulino Bianco che mi erano stati approvati alla seconda correzione e che verranno stampati sulle confezioni delle merendine a marzo. Non si può certo dire che anche Carrie abbia iniziato scrivendo per delle brioches, ma è pur sempre un inizio.
Nel caso di un articolo da scrivere per il lancio di un sondaggio invece, dopo un paio di correzioni, Stefania ha pensato bene, visti i tempi ristretti, di ritoccarlo personalmente. Ovvero: stravolgermelo completamente, cambiarlo da capo a piedi, rifarlo.Un momento di sconforto ma poi, pensandoci bene, si trattava solo di questioni di tempo. Anche perché, subito il giorno seguente, mi era stata affidata la correzione di un articolo su un negozio di abbigliamento francese. Compito: trovare un nuovo negozio da inserire che fosse bello ed al tempo stesso avesse una sua peculiarità. Venerdì pomeriggio, rimasto tra gli ultimi in un ufficio sempre più deserto per via della neve e del weekend, ho concluso il mio pezzo su Colette, uno dei più vecchi concept store di Parigi. 300 metri quadrati di abbigliamento, design, arte, meta prediletta dai francesi fashionisti. Invio il mio pezzo alla correttrice di bozze e me ne torno a casa sereno e soddisfatto. Controllo la mia casella di posta dell'ufficio per tutto il weekend e di Stefania nemmeno l'ombra. Pobabilmente, penso, ho fatto un buonissimo articolo che non prevedeva la minima osservazione. Di questo passo potrò ambire a livelli ben più alti.

Lunedì mattina Stefania arriva in ufficio in ritardo, il tempo di lasciarle posare le borse e le chiedo come fosse il mio lavoro. “Non va bene, Aspirante Carrie Bradshaw, è tutto da rifare. Merci, il negozio che abbiamo sostituito, aveva una sua caratteristica, questo è un classico concept store. Non dobbiamo pubblicizzare altri negozi, ma lanciare un'idea”. Rimango di sasso. 3 ore della mia vita in scrivania e 300 metri quadrati di negozio buttati all'aria. Poco più tardi riprovo a cercare nuovi entusiasmanti negozi legati al commercio solidale. Stefania: no, quello ormai lo fanno tutti. Mi butto allora sul green commerce. Stefania: no no, è vecchia come idea, a noi serve una nuova tendenza; prova a vedere un negozio che ho visitato a Tokyo, il Sample Lab. Vado a fare l'ennesima ricerca su Internet e trovo la nuova moda dello shopping del momento: il tryvertising. Cioè negozi nei quali per accedere serve pagare una piccola quota (in Spagna 5 euro + 13 di iscrizione) ma da cui si possono portare a casa fino ad un massimo di 5 prodotti (in campioncino) fino ad un valore di 50 euro! Butto giù le mie 4 righe e gliele porgo. Stefania: “Aggiungiamo nuove informazioni, spiega che c'è anche nel beauty, dobbiamo dare notizie”. Vado ad aggiungere nuovi contenuti, ritocchiamo assieme il pezzo (che nel frattempo si era allungato di altre 5 righe) e a 5 minuti dalla chiusura del sito siamo in procinto di inviarlo al cliente quando l'occhio le cade nella finestra che avrebbe dovuto occupare. “Oddio, lo spazio è troppo piccolo. Dovevamo essere più sintetici”. “Ma va?” vorrei risponderle io, in realtà non sapevo che dire, se non che le giornaliste di Vogue dovevano avere molta pazienza. Va a finire che si prende il pezzo, se lo risistema, ed una volta speditomi la parte definitiva mi ritrovo tra le mani 2 righe su delle scatolette di campioncini gratuiti di creme e smalti. L'ultima riga su 8 del mio pezzo, era diventato un articolo. Le restanti 7, completamente sparite.
Torno a casa deluso e amareggiato, gli esami in Unicatt passavano senza che io trovassi il tempo di darli, Nicole non aveva più entrate per via delle ore in ufficio, io non avevo modo di vivere. Lo stage stava evidenziando il suo lato nero. La pazienza deve iniziare ad essere la mia nuova collega.