mercoledì 7 novembre 2012

Secondi Mandati



A 4 anni dalla sua vittoria contro McCain, Obama viene rieletto Presidente degli Stati Uniti d'America.
Io, a 14 mesi dal mio arrivo in città, torno a Milano più ambiziosa che mai. L'obiettivo? Semplice, diventare la nuova Carrie.

D'accordo, forse l'estate mi ha giocato un brutto tiro. Forse, ripensandoci, non sarei mai dovuto tornare in provincia per qualche mese, con l'idea di trascorrere un'estate da pendolare giusto il tempo di trovare una nuova sistemazione. E sì, se vogliamo dirla tutta, non avrei mai dovuto fidarmi dell'adorata cugina, che mi ha miseramente abbandonato pochi giorni prima del trasloco facendo infrangere in mille pezzi i miei sogni di una vita in Corso Como. Ma quel che importa, in fondo, è essere tornati in pista, questa volta con una nuova filosofia.
Abbandonati i panni da provinciale e confermato il mio posto da lavoro come scribacchino di articoli più o meno glamour, Aspirante Carrie Bradshaw inaugura la seconda fase della sua vita milanese. Lo ammetto, per qualche istante ho temuto di rimanere bloccato in campagna con tanto di parrucca e autoreggenti ma poi, sul fino del rasoio, senza stanze singole disponibili nelle mie zone preferite, ho avuto un'illuminazione. Il segno. Il segnale che Nicole ed io dovevamo tornare in città per due motivi differenti: convertire e regalare preziose esperienze a nuovi etero curiosi (in fondo, lo scorso anno ne avrà visti solo un ventesimo del totale degli uomini della città) e diventare un giornalista di successo grazie alle lezioni di Miranda, la boss dalle stravaganti richieste. 
Il monolocale dei miei sogni si è così materializzato a pochi metri dal mio ufficio, al 5° piano, con parquet, arredo nuovo in stile ikea e un televisore al plasma da far invidia persino a quello degli Autorevoli Genitori. Insomma: un'occasione imperdibile per qualsiasi milanese ambizioso come me.

A quasi due settimane in città, ho elaborato una nuova strategia. 3 semplici punti che mi faranno da vademecum, nuovi paradigmi del nuovo Aspirante Carrie Bradshaw: 
1. basta locali cool, in centro, il cui nome richiama le griffe più in voga del momento. Da quest'anno devo intraprendere una nuova strada: i trend nascono dal basso, dai locali creativi, nei bassifondi. Lì devo tornare a sfoggiare francesine e clutch. D'altronde, anche Carrie è partita da lì. 
2. basta concedersi gratuitamente a chiunque sembri carino e abbia un'età sotto ai 30 anni: Nicole avrà un'accurata selezione e se sarà il caso troverà un pappone e si farà pagare.
3. infine, basta perdere tempo. Milano è una città così viva e dinamica. Buttarsi a capofitto in qualsiasi situazione mi arricchirà moralmente e, forse, anche economicamente.

In conclusione, fedeli lettori, sono tornato più ambizioso che mai. Anche io ho il mio secondo mandato.


venerdì 27 luglio 2012

Nicole va in campagna

Una persona matura e responsabile deve capire quando dire basta. Quindi sì, cara Nicole, se sei a giovedì e da venerdì hai visto tutte le sere un ragazzo diverso, allora forse dovresti capirlo che stai leggermente esagerando. In fondo, sei solo alla tua seconda settimana in provincia, e la provincia non è Milano. Gli etero sono molti meno e dovresti per lo meno spalmarli su tutta la tua permanenza in provincia in attesa che con l'inizio di settembre tu torni a Milano. Piuttosto sì, dovresti dedicarti a trovare un luogo in cui soddisfare i tuoi vecchi trombamici, ma il lavoro, l'ennesimo esame, la vita da temporanea da pendolare ti impediscono di cercare un letto provvisorio in cui attirare le prede milanesi che non vedi da mesi e che da tanto ti mancano.
Cerco di ripetermi queste cose mentre, in parrucca, tacchi, autoreggenti e un vestitino appena preso in via Torino, aspetto in macchina che il nuovo etero fidanzato di 23 anni si accosti e mi faccia salire. In fondo, mi rimprovero, questa sarà l'ultima sera e poi per un pò prenderò una pausa. Anche perchè non sono molto lontano da casa e potrei essere visto dagli Autorevoli Genitori freschi freschi di soggiorno in Puglia, non posso rischiare che Nicole mi rovini la reputazione, decisamente no. Sono tornata alla vecchia camporella, chi l'avrebe mai detto a 23 anni?
Arriva il nuovo ragazzo, fidanzato, alla prima esperienza, proprietario di una concessionaria di moto, più bello di come mi aspettavo, in una macchina nero pece, nuovissima, dal motore rombante. Potrei innamorarmene. 
Salgo in macchina e mi rendo conto che ha bisogno di sciogliersi un pò, visto che negli sms si era rivelato insicuro ma deciso a provare questa esperienza. Gli indico la stradina dispersa più tranquilla, parcheggiamo, ci baciamo. Iniziamo a spogliarci un pò, qualche preliminare, poi, nel momento clou, estrae un salviettone e propone di farlo fuori, stesi sulla sua salvietta in mezzo al campo. Mi mostro tranquillo, in fondo, bisogna provare tutto. Facciamo sesso e mi rendo conto che l'esperienza non conta un cazzo: puoi anche essere intimidito dal fatto che per te sia la prima volta, ma c'è poco da fare, se uno è bravo e bravo. Nicole ha sempre buon gusto, per fortuna.
Dopo circa 15 minuti di baci e movimenti di bacino, i canti delle cicale delle classiche sere d'estate viene interrotto dal rumore di biciclette: riconosco voci di ragazzini. Merda, mio fratello ha invitato amici a dormire stasera. Devo fare piano e sperare che non vedano la macchina parcheggiata, almeno finchè non saranno passati. Continuiamo. Poi, le luci di casa mia si accendono e intravedo la sagoma di mio padre che si affaccia sul balcone. Lì, proprio di fronte a lui, al buio, c'è suo figlio in parrucca che si sta facendo fottere nel bel mezzo del campo su un telo mare. Aiuto.
Non posso far fermare il ragazzo, sta per venire e Nicole è presa dalla sua passione, chissenefrega, con la vita che ha mio padre, mi tranquillizzo, non capirà nulla, già lo so, e concludiamo. 
Come da copione, al sesso segue la tradizionale canna offerta (ormai in 6 giorni era già la terza), ci rivestiamo e saliamo in macchina. Ma mentre percorriamo la strada che porta al parcheggio dove devo essere lasciato, ecco che incrociamo una macchina e, con la coda nell'occhio, vedo che è la stessa di mia madre che, quella stessa sera, era uscita per una riunione di lavoro. Merda merda merda. Cerco di coprirmi il viso più che posso, mentre il mio amico si accosta per lasciarle lo spazio necessario per passare nella via stretta stretta. O mio dio. Madre mi ha visto? Nicole è stata scoperta? Mentre mi sto risistemando a bordo della mia auto vedo già le parrucche, le autoreggenti e i tacchi di Nicky messi al rogo da mia mamma. Morirà? Non sarei mai dovuto tornare per un mese in provincia! Ora ne sto pagando le conseguenze!
Fortunatamente al mio rientro entrambi stanno dormendo. La mattina dopo sono assolutamente tranquilli e nessuno accenna a niente. Conoscendoli mi rendo conto che se non fanno domande allora significa che Nicole è riuscita a farla franca, e che può essere considerata ufficialmente una travestita di campagna. Non vedo l'ora che sia settembre, Nicole ha bisogno di respirare aria cittadina.

domenica 8 luglio 2012

Tra due poli

"Un unico sentimento è fatto a volte di contrari"
(Marcel Prust)

Evidentemente Prust sapeva che un giorno avrei raggiunto questa conclusione, oltre che una rottura. 
Quando Aspirante Carrie Bradshaw a fine aprile salutò il suo consorte in partenza per il Brasile, aveva ripromesso al suo Cugino Gaio, durante una cena in Chinatown, che avrebbe fatto di tutto per non perderlo. Anche a costo di spendere 500 euro per un biglietto di andata e ritorno, Andrea non sarebbe caduto nel dimenticatoio, assolutamente no. E la nostra storia d'amore avrebbe superato persino l'Oceano Atlantico.
Poi, è bastato un inizio di mie riflessioni, che hanno portato inevitabilmente ad una fine. Di fronte all'ennesima domanda, dell'ennesima amica o collega, su come noi fossimo rimasti, non sapevo cosa rispondere. Una sera dunque, tra un esame e l'altro, iniziai a guardare le fotografie del suo compleanno, capitate su Facebook, che lo raffiguravano nel suo ristorante, con i suoi genitori, mentre brindava nella tavolata di dipendenti/conoscenti, le uniche persone con cui in questi mesi aveva stretto un minimo di relazione. E fu proprio lì, di fronte al loro sorriso, con le loro pelli abbronzate ed una tavola ricoperta di cibo, che mi chiesi se forse non stessimo seguendo due cose differenti. Che ci avrei mai potuto fare lì? Se lui in Brasile, con il suo ristorantino sulla spiaggia era felice, potevo dire di essere pronto a raggiungerlo? Io, che per tutti questi anni, avevo sognato un ufficio in città con il mio lavoro da giornalista di Vanity Fair, ora che mi stavo impegnando per raggiungerlo mi rendevo conto che era effettivamente quello che di meglio potevo augurarmi per il mio futuro. 
Cercai di evitare di pensare a questa nostra incompatibilità, ma poi, tornai in provincia per un paio di settimane. Due settimane lontano dal casino della convivenza con gente sempre più insopportabile, due settimane per preparare gli ultimi due esami estivi, due settimane per fare il pendolare tra Provincia e Milano. Messo piedi in casa, non potei fare a meno di ricordare tutti quei motivi che in quell'anno appena passato mi avevano tenuto lì: Andrea, Andrea, Andrea. Cosa stava succedendo? Davvero lui poteva essere considerato una delle cose migliori che mi erano capitate da 365 giorni a questa parte? E soprattutto: io, che non credevo nelle relazioni a distanza, potevo ritenermi in grado di vivere senza mai sapere quando ci saremmo rivisti? Inutile dire che Nicole in questi mesi si era data da fare, ma in fondo, aveva importanza? No, mi risposi. O forse sì?
Decisi allora di controllare nella sua casella di posta e di iscrivermi al suo social network di fiducia per scovare eventuali segnali di un suo eventuale tradimento. Nonostante un esame prossimo dovevo farmi i fatti suoi, ed ero sempre più deciso di capire quanta importanza potesse avere ancora una nostra relazione. Non trovai nulla di buono per le mie ricerche, ma, con il suo nuovo profilo, Nicole rimediò diversi appuntamenti.
Il giorno seguente, sfogata l'ennesima frustrazione su alcuni sms di Andrea, Nicole venne contattata da un ventenne della provincia particolarmente carino e voglioso. Con la scusa della casa libera dunque, lo invitò la sera stessa. Si trovò talmente bene che replicò la sera dopo, e dopo, e dopo ancora. In 6 giorni in provincia, Nicole vide Riccardo ben 4 volte, con tanto di nottata abbracciati nel sonno.
Era bellissimo: biondo, occhi azzurri, più piccolo di me sì, ma dal fisico sportivo di un tennista con il petto peloso come piaceva a Nicole. Dei modi maschili, dolci, mi copriva di attenzioni e, udite udite, cucinò anche per me. Passammo serate affiatati come non mi succedeva da tempo, mi scriveva sms tutti i giorni e proponeva attività da fare insieme: insieme ad Amsterdam (era un altro stupido fumatore di canne come Andrea), insieme a cercare funghi allucinogeni (il massimo del romanticismo), insieme a giocare a tennis (ti sembro forse uno che gioca a tennis?), ma, in tutto questo, di Andrea non mi interessava più nulla e volevo solo stare con Riccardo. Così, di fronte all'ennesimo litigio con lui, decisi di smettere di sentirlo per un po' e, alla sua ennesima scenata, smisi di rispondergli.
Il primo weekend in provincia l'avrei trascorso con Riccardo, cena da me, dvd, nottata assieme, poi, venni colpito dai sensi di colpa. Era giusto quello che stava succedendo? Anni di relazioni sbagliate non mi avevano insegnato proprio nulla? Se era vero che ero innamorato di Andrea, perchè mi comportavo come se fossi innamorato di Riccardo? 
Iniziarono ad arrivarmi sms e telefonate dal Brasile che ovviamente non ricevevano risposta, sabato sera Riccardo non venne ed io non facevo altro che mettermi sul terrazzo in cui le sere prima io e il ventenne cenavamo e ci baciavamo pensando a cosa sarebbe stato giusto fare. La bellezza e la passione da una parte, il sentimento e la sicurezza dall'altra, dovevo solo scegliere. In tutti questi mesi di lontananza i ragazzi con cui io ero stato non sarebbero stati sufficienti a dimostrare che la mia era solo una debolezza da lontananza, così decisi che era il caso di finirla, e di continuare ad evitarlo.
Per la prima volta dopo anni, quel sabato notte andai a dormire a mezzanotte: non volevo pensare a nulla, solo al mio ritorno a Milano e a quello che avrei dovuto fare per il lavoro lunedì mattina. 
Domenica sera Andrea, stanco dei miei silenzi e di mille telefonate senza risposta, decise che era il caso di lasciarsi e di Riccardo, per la prima volta da quando ci eravamo conosciuti, non ricevetti un segno, nè chiamata, nè sms. Non sapevo per cosa rimanere più male. se per un amore finito o per un ragazzino da cui ero preso che era sparito; di certo, Prust aveva ragione: un sentimento può essere fatto di suoi contrari.

giovedì 5 luglio 2012

Guerra in Network

Prefazione
Il giorno 01/lug/2012, alle ore 21.29, Camilla ha scritto:
Ciao Stefania e ACB,
Finalmente sono usciti i risultati quindi domani vado a registrare
Ci vediamo martedi
Camilla

Il giorno 02/lug/2012, alle ore 9.14, ACB scrive:
ah perchè ora ci si mette un'INTERA GIORNATA per registrare economia aziendale?!?!?!?
Mah, no comment!


Dramma
Quando Aspirante Carrie Bradshaw ha lasciato il suo mac da stagista per ritrovarne uno da collaboratore retribuito alla Network, non pensava che la sua successore potesse essere tale Camilla. Il motivo? Si presuppone che chiunque stia facendo uno stage cerchi una nuova esperienza lavorativa. Si presuppone anche che chiunque cerchi una nuova esperienza lavorativa desideri apprendere e imparare i segreti della professione, conoscerne le dinamiche, partecipare alle varie fasi della vita in agenzia. Di conseguenza si presuppone che questa persona si impegni e non faccia perdere tempo ai propri colleghi.
Camilla invece, sin dal suo colloquio (a cui io ero stato chiamato a partecipare in qualità di predecessore) ha dimostrato una prerogativa per nulla invidiabile: la svogliatezza. Su 5 giorni lavorativi la si trova in ufficio solo in 3 perchè il lunedì e il venerdì "lavora" come hostess o cameriera (per poi ritrovarla su FB taggata in Chinatown, aperitivi o ricevere inviti a suoi eventi). Ma non solo, nei 3 giorni in Network stacca puntualmente alle 17 per inspiegabili impegni lasciando allo junior account (ovvero me) il groppone di lavori interminabili che non è riuscita a portare a termine. 
Così, di fronte alla sua ennesima mail che riportava l'ennesima scusa idiota (piccolo promemoria: in questo preciso momento non si trova in ufficio perchè le hanno chiuso il braccio tra le porte della metro) ho reagito. Risultato? Eccolo:

Ciao Stefania,
Volevo inoltrarti la risposta di ACB alla precedente mail che ho mandato anche a te (l'avevo aggiunto in conoscenza), riguardante la registrazione di oggi,per la cronaca devo anche parlare con il professore e siccome la registrazione è al pomeriggio prendo il treno alle 12,dato che il regionale precedente è alle 625.
Siccome ti sarai accorta anche tu delle "frecciatine" che perdurano ormai da tempo, e della pressione con cui mi chiede di fare delle ricerche e della continuativa richiesta di sapere lo stadio di avanzamento delle stesse, mi chiedevo cosa posso fare con lui e ti chiedo di prendere provvedimenti al proposito.
Camilla 

Ah, dimenticavo, in copia a quest'ultima mail (spedita a mia insaputa immediatamente il 2 luglio) ha aggiunto anche la boss/ex direttrice di Cosmopolitan che giusto un paio di giorni fa si era complimentata con il sottoscritto per due articoli sapientemente scritti e buoni alla prima stesura. Che sperava di fare? Farmi sgridare? Non si è ancora resa conto che non siamo scemi?


Epilogo
Ovviamente il tutto si è concluso con una fragorosa risata nei piani alti. Sanno tutti benissimo che Camilla non sta facendo nulla (e questo è uno dei motivi per cui ora sto lavorando qui) e che le sue assenze entreranno negli annali. Resta comunque il fatto che un colpo basso ad Aspirante Carrie Bradshaw, dipinto come una nuova Miranda Pristley, che non fa altro che esercitare il suo potere coercitivo sui poveri stagisti neo arrivati (nonchè compagni di corso in Unicatt), avrà modo di vendicarsi adeguatamente con la sua antagonista. La guerra è appena iniziata, ed ho giusto un paio di ricerchine già pronte da farle realizzare non appena tornerà dal periodo di convalescenza per il braccio dolorante. L'ATM, ogni tanto, fa qualcosa di buono.

mercoledì 20 giugno 2012

4 telefonate che ti cambiano la giornata

*
1: pronto?
2: ciao Aspirante Carrie Bradshaw, che fai oggi?
1: ah, ciao Ale! No, mi ero giusto svegliato ora e stavo pensando a cosa fare oggi.
2: bene, te lo dico io cosa fare oggi, vieni qui in ufficio che ho delle cose da farti fare.
1: ah ok, tra mezz'ora sono lì.
2: ti aspetto, a dopo!
Fu così che Aspirante Carrie Bradshaw saltò una scopata programmata con il suo migliore trombamico, arrivò sudato in Network, firmò un contratto per un lavoro lì, venne incaricato di realizzare in completa libertà una presentazione di un marchio di abbigliamento commissionato da un cliente. Per la serie "fai tu".


*
1: pronto?
2: ciao Nicole, volevo dirti che sei una puttana.
1: chi sei scusa?
2: lo sai chi sono, sono Filippo, mi hai usato come hai fatto con tutti gli altri. Sei una troia, devi andare a cagare, #@[]éç§àùèò+òùè
Fu così che Aspirante Carrie Bradshaw capì che Filippo le aveva le palle, solo che le aveva tirate fuori al momento sbagliato.


*
1: pronto?
2: ciao Aspirante Carrie Bradshaw, come stai?
1: bene grazie, a cosa devo la tua chiamata, Adorata Cugina?
2: senti, sto cercando una stanza a Milano perchè l'anno prossimo ho intenzione di trasferirmi lì. Vorresti cercarla con me? Prenderemmo un trilocale (ovviamente bello, non mobili della nonna, ma rigorosamente IKEA), vicinissimo all'UnicCatt, budget alto, basta che sia bello  e con due stanze singole. Tu metti quello che riesci, il resto faccio io. Ci stai?
1: wow, certo! 
2: bene, ci vediamo dopo a pranzo per i dettagli!
1: a dopo!
Fu così che ricevetti una valida alternativa ad una provincia sempre più prossima, un nuovo budget, una nuova prospettiva. Via Plinio stava iniziando a diventare sempre più un convento, tra l'altro.


*
1: pronto?
2: ciao Aspirante Carrie Bradshaw, ti chiamo dal Maxi Discount di Scarpe
1: ah ciao, dimmi tutto! Mi trovi in un momento un po' così perché tra poco devo dare un esame..
2: volevo chiederti se ora avevi già un contratto di lavoro in corso...
1: sì, ho appena firmato un contratto in un'agenzia di comunicazione, perché?
2: ah peccato, perché c'era la possibilità di lavorare per due domeniche al mese al Maxi Discount di Scarpe dell'Altra Provincia e volevo sapere se eri interessato.
1: mi spiace, ma ora sto a Milano.
2: ci ho provato, ciao!
1: ciao!
Fu così che Aspirante Carrie Bradshaw rifiutò sì un'offerta di lavoro, ma allo stesso tempo si rese conto che tutto ti viene riconosciuto. Tra l'altro, pensandoci bene, ora ho l'Adorata Cugina che paga l'affitto. Ed una media brillante, visto che un 30 e lode era appena apparso sul mio libretto. 

domenica 3 giugno 2012

Tornare sul mercato

Da circa un paio di settimane sono caduto in un buco di negatività fatto di sbalzi di umore, noia, imprecazioni e ansia per gli esami in arrivo. Reduce da uno stage durato 3 mesi, un ex(?) fidanzato in Brasile ed una vita sociale (oltre che accademica) da recuperare, trascorro le mie settimane evitando la vita con una coinquilina sempre più insopportabile e riassumendo i libri da studiare. Niente Nicole, niente feste fino a tarda notte, solo libri, musica e la compagnia di qualche amica fidata come Rosa e Marialaura.
Non posso fare a meno di chiedermi se è questo, quello che mi aspettavo ad agosto dell'anno scorso, quando ho scelto di venire qui, ma di fatto a 9 mesi dal mio arrivo nella city, mi ritrovo ancora al punto di partenza. Che fine ha fatto la mia positività? Dov'è quella sana incoscienza che tanto mi aveva caratterizzato in passato? Perchè tutto a un tratto snobbo le feste, le serate e non faccio altro che pensare al lavoro, agli esami e ad Andrea? Per non parlare di Nicole: sarebbe sopravvissuta a tutto questo? O dovrei accantonarla come mi consigliava mio cugino durante una delle nostre cene giapponesi?
Non ho la risposta a nessuna di queste domande, so solo che non voglio tornare in provincia, rivedere la mediocrità, eccetera.
Mercoledì pomeriggio esco con un ragazzo conosciuto da poco, frequenta l'UniCatt, sembra carino, e mi porta all'Arnold a prendere un caffè. Lì, di fronte ai nostri due frappè take away, mi rendo conto che nella nostra conversazione ho nominato Andrea quasi più volte di quanto abbia fatto io nell'arco di una settimana. Paolo, laureando in economia, è carino, maschile quanto basta, e mi invita ad una cena la sera stessa. Io, ancora non in grado di realizzare quanto sta accadendo, opto per il giorno seguente. La sera stessa cerco di fare mente locale sulla mia situazione sentimentale con Andrea: stiamo ancora insieme? Sono single? Basta sentirsi ogni tanto su Facebook o Skype per portare avanti una relazione? Beniamina mi suggerisce di buttarmi. Proprio come dice Lou*. Allora mi butto. In fondo, cosa ho da perdere?
Paolo viene a prendermi sotto casa e mi porta al giapponese, tanto per ricordare i tempi in cui con Filippo trascorrevo i miei sabati da pseudo-fidanzato prima che arrivasse Andrea a farmi sentire innamorato. Ordina una bottiglia di vino. Iniziativa, penso, questa è una cosa che di Paolo mi piace. Al termine della cena mi afferra la mano; da quanto non succede? Da quando mi vedevo con Andrea, penso. E lì, mentre in tram ci stiamo dirigendo al Chiringuito di Porta Venezia (tanto per tornare un pò tra gli ambienti gai), mi rendo conto che il contesto non è cambiato, le cose che sto facendo nemmeno, ma la persona con cui le sto vivendo sì. E non è carismatico o deciso come Andrea. E' intelligente, pacato, galante, ma il feeling che avevo con Andrea non c'è. Beviamo due drink in mezzo a tanta gente gaia e poi mi riaccompagna a casa a piedi. Mi bacia, e stiamo a parlare sotto casa mia fino alle 2e30 di notte.
Due giorni dopo, il sabato sera, invito Paolo a vedere un film da me, giusto per rivivere le sere in cui abbracciato a Filippo e Andrea me ne stavo a guardare programmi tv o altro sul mio pc. Al termine del film però succede una cosa strana: Paolo, si sbottona i jeans e mi fa appoggiare la mano sul suo pacco. Che avrà voluto dire? Mi è subito chiaro che quella sera Paolo non si sarebbe accontentato di un semplice film, così in maniera assolutamente annoiata, cerco di impegnarmi. Una ventina di minuti dopo, Paolo si rende conto che qualcosa non va e decide di parlarmi. Spiego che per me è strano, fare un pompino dopo quello che c'è stato con Andrea, e lui capisce. Mi rendo allora conto che ho una sorta di attrazione-repulsione verso di lui: lo desidero come mi capita di allontanarlo. Intorno alle 3 Paolo se ne va ed io rimango in piedi, in mezzo alla stanza, a piangere perchè mi manca ancora Andrea.
Non ce ne erano di storie, un consorte è un consorte, anche se ero tornato sul mercato. E per quanti Paolo avrei potuto incontrare, lui in quel momento rappresentava l'unica persona che volevo avere al mio fianco.

martedì 22 maggio 2012

Happy Ending

C'era volta una ragazza carina ma non troppo, una di quelle tipiche adolescenti assolutamente nella media, che frequentava le medie in una scuola media napoletana. La sua bellezza e il suo carattere passavano assolutamente inosservati agli occhi dei suoi compagni maschili, ma non perché fosse brutta. Semplicemente, loro avevano attenzione solo per quelle adolescenti più sicure, più lanciate verso il mondo delle relazioni, meno intimidite dall'altro sesso ma non necessariamente più carine.
E così, sebbene a questa ragazza avesse qualcosa di speciale come in fondo tutte quelle come lei, raramente poteva dire di avere la meglio sulla concorrenza. Perché sì, quella è un'età in cui la prospettiva di una vita single non alletta e allora meglio fidanzarsi, trovare il proprio principe azzurro, innamorarsene, prima che questo incontri qualcuna più bella (o brava) di lei. Da lì in poi si ritroverà a odiare il nome della concorrente, evitarla, mentre il nome di lui riempie le pagine del diario segreto che nasconde attentamente nella scrivania di casa.
Questa ragazza invece, saltò tutta la fase delle uscite romantiche e passò direttamente al diario. Perché il ragazzo che lei desiderava, non troppo alto, non troppo magro, ma sufficientemente intelligente per avere l'attenzione della concorrenza, proprio non riusciva a filarsela. Chi mai l'avrebbe notata?
Lei cresce, ha nuove storie, il suo cuore si spezza, ma là, in fondo, il ricordo di quel fidanzatino mancato delle scuole medie non accenna a sparire. Persiste, come un chiodo fisso, e probabilmente rimarrà la classica cotta adolescenziale destinata a morire com'era nata. Addio, adieau, goodbye.

E' così che un caldo venerdì sera di metà maggio, ritrovi in corso Sempione la ragazza salita a Milano per salutare la mia compagna Marialaura, affiancata nientepopodimeno che dalla sua cotta adolescenziale,che nel frattempo era cresciuta, era diventata più magra, era entrata in Bocconi, era diventata modello di Abercrombie, aveva appena ottenuto un contratto di lavoro a tempo indeterminato da Chanel. Lui, attraente anche nella sua semplice t-shirt bianca, aveva occhi solo per lei. Sembravano lontani i tempi in cui lei era invisibile ai suoi occhi. Quella sera lui vedeva solo lei. E così sarebbe stato per molti mesi, o forse anni, nonostante una distanza Milano Napoli non indifferente. Eccolo qui, il lieto fine.

Rimano completamente senza parole di fronte al racconto della storia tra Lorenza e Nicola. Chissà quante abbiamo dovuto rassegnarci all'indifferenza di quello che per noi era il bullo della scuola, quello che i nostri genitori ci hanno sempre detto di non frequentare, ma che in fondo nei nostri sogni più ideali sarebbe stato il nostro principe azzurro, iniziatore della lunga lista di futuri ex ragazzi. Pochissime però, possono dire di essere così fortunate da far ricredere quel ragazzo tanto bello e a cui tanto abbiamo corso dietro, e di essersi prese la rivincita: il proprio lieto fine. Cerco di trattenere l'invidia per Lorenza, così intelligente, ma allo stesso tempo bella, che non ha bisogno di strafare pur di avere l'attenzione del suo ragazzo, nemmeno quando poco dopo prendiamo un taxi e andiamo alla Vogue Ambition, giusto per ributtarsi nella vita gaia e dimenticare le continue liti tra me e Andrea dall'altra parte dell'oceano. Entrando mi rendo conto di come quell'ambiente non mi mancasse per niente: ragazzi più o meno effemminati, dal gusto discutibile, intenti a lanciarsi occhiate di compiacimento pur di ottenere la lingua di qualcuno, almeno per quella sera. Trascorro buona parte della serata con Marialaura e Lorenza, facciamo foto, saliamo sul palco e non perdo occasione di notare come nonostante gli anni, le dinamiche nell'ambiente gaio non cambino poi molto. Mai avrei pensato che mi sarei ritrovato a ballare tra un modello Abercrombie e la sua ragazza con alle spalle travestite eccentriche. Quel venerdì sera andò così.
Tornando a casa non potei fare a meno di pensare se anche io e Andrea avremmo potuto avere il nostro lieto fine. Avremmo superato anche questa? La distanza ci avrebbe fatto litigare ancora per molto? O avremmo trovato il nostro ritmo? Camminare da solo la notte mi fece tornare in mente tutte le sere in cui lui era lì, a tenermi compagnia, contando il cammino che ci separava dal mio letto. Quella sera, invece, tentavo con la mente di capire quanto ci sarebbe voluto per riavvicinare lui a me.
Andai a dormire malinconico, nutrendo la speranza che tutti, come Lorenza e Nicola, prima o poi avremmo avuto il nostro lieto fine, poi, Marialaura, che tanto stava capendo quello che stavo passando, mi mandò un messaggio in cui mi dava la forza di sperare. Evidentemente, lieto fine o non, avere qualcuno che ti supporta in qualunque caso è la cosa più preziosa.

mercoledì 9 maggio 2012

Brazilian Life

Anche se la relazione con Andrea proseguiva senza troppi intoppi, l'amore doveva fare però i conti con una scadenza, la sua partenza per il Brasile. Che non si trattava di un semplice viaggio di piacere, ma di una partenza vera e propria.
Eravamo entrambi a conoscenza di questo piccolo particolare. Sin dal giorno in cui, quando ci siamo conosciuti, lui mi disse che stava vendendo tutto perché aveva deciso di comprare con i suoi genitori un ristorante oltreoceano. Macchina venduta, casa venduta, cani nel trasportino, il viaggio era imminente. Più volte ci siamo chiesti se ne valesse la pena, viversi così per poi lasciarsi, ma entrambi eravamo profondamente convinti che l'uno o l'altro potesse cambiare idea e decidere di mandare all'aria tutto e rimanere, o lasciare l'UniCatt, Milano e compagnia varia per spostarsi in una casa sulla spiaggia a fare il cameriere al suo ristorante. Più volte avevo provato ad immaginare la mia vita da Aspirante Carrie Bradshaw oltreoceano: niente più freddo, sole e caldo tutto l'anno, spiaggia a portata di mano, niente più problemi su come o cosa scrivere, addio feste glamour fatte solo di gente con la puzza sotto il naso... forse, e dico forse, mi ci sarei potuto abituare.
Passò poi l'ennesimo weekend, in provincia, dove mi portò nel bar del suo amico per farmi bere Martini con l'oro versato nel bicchiere. Arrivò poi il giorno in cui, appena uscito dall'ufficio, mi fece andare in Colonne per regalarmi una fede. 
Ok, forse il Brasile non sarà così male, pensai.

Approfittai allora delle ore libere in ufficio per guardare su Facebook le foto di un mio vecchio amico gaio. Mattia, fino allo scorso anno vagava da festa a festa, così come da uomo nero a uomo nero, finché non si è fidanzato ufficialmente con un thailandese e l'ha seguito in Thailandia. Il suo profilo pullulava di foto di loro due in spiaggia, in capanna, tra il verde, ancora in spiaggia, a mollo nell'acqua, in un'altra capanna, a mangiare l'aragosta, il tramonto sul mare... ok, tutto romantico, pensai, ma dov'era l'asfalto? Dov'erano i negozi? Davvero potevo essere fatto per la Brazilian Life? 

Arrivò l'ultimo giorno di stage e con esso anche le lacrime. In soli 3 mesi avevo imparato a scrivere bene un articolo (forse), ad avere contatti con clienti, a rispondere alle letterine degli Amici del Mulino, ad inventare giochi per Amici o linee di abbigliamento, approfondire le questioni di diritti musicali con la Siae, seguire uno webinar in diretta... Così, mentre salutavo tutti uno ad uno, non potevo fare a meno di chiedermi se tutto quello mi sarebbe mancato. Non ebbi il tempo di darmi una risposta che entrambe le boss mi chiamarono nel loro ufficio per farmi la fatidica proposta: l'una una spintarella ovunque io volessi (guarda caso, proprio la ex direttrice di Cosmopolitan), l'altra un nuovo contratto di 3 mesi pagati. Avrei avuto giorni per pensarci, ma in quel momento, abbandonate le lusinghe, pensavo solo al fatto che avrei avuto altri 4 giorni da passare con Andrea, e che il mio compleanno era imminente. 

Il giorno del mio compleanno Andrea aveva affittato l'ennsimo appartamento a 5 stelle sui Navigli, comprato alcol a volontà e accettato di venire a mangiare al ristorante cinese nonostante l'idea non gli fosse particolarmente congeniale. La sera poi, dopo un pomeriggio per la città e qualche ora abbracciati a letto, era il momento dei festeggiamenti tranquilli e riservati in pieno stile Aspirante Carrie Bradshaw. Andammo così con Lou*, Clementia e qualche altro invitato al Patchuli dove, con soli 8 euro, avevi la possibilità di cenare, bere, assistere allo spettacolo di Drag Queens, mettere alla prova il tuo ragazzo agli ambienti gai. Andrea si comportò bene in effetti, riuscii a farsi apprezzare da Clementia (in genere ipercritica) tanto da far sì che lei stessa gli chiedesse di non partire più. Ne avevo passate tante con Lou* e Clementia, ma sapere che erano lì con me a festeggiare il mio compleanno con tanto di ragazzo a fianco rendeva il momento ancora più speciale.

Passò l'ultima notte e con lei arrivò anche l'ultimo pranzo. Per l'occasione Andrea decise di portarmi al California Backery giusto per viziare ancora un pò il suo consorte (me). E fu proprio alla fine del pranzo, quando credevo di essere sufficientemente maturo da sopportare il distacco senza alcuna lacrima, che crollai. Iniziai a piangere, piansi per ore, piansi ovunque, anche quando alle 5e30, percorremmo per l'ultima volta assieme via Torino. Mi vennero in mente tutti i momenti in cui c'era, le classiche serate primaverili dove bastava un aperitivo, qualche bacio e si tornava a casa a guardare un film. Volevo tornare all'inizio, rivivere la nostra relazione dal primo all'ultimo secondo, perché ogni giorno, dopo il lavoro, ed ogni sera, fino alle 3, Andrea era lì, pronto a chiamarmi, tenermi compagnia, farmi ridere. Sarei stato ancora in grado di tornare a condurre la mia vita solitaria? Improvvisamente l'idea delle feste, degli aperitivi, delle serate in discoteca non mi interessavano più, io volevo solo continuare ad essere protetto da Andrea. Con la sua disinvoltura mi aveva insegnato a credere in una relazione da vivere alla luce del sole, dove i gay non erano altro che persone innamorate. Arrivammo in stazione e versai altre lacrime, lui non piangeva, ma gli occhi lucidi tradivano quella sicurezza che cercava di darmi: a fine gennaio, quando sarebbe tornato per sbrigare delle commissioni, ci saremmo rivisti.
Sparì sul binario lasciandomi con una borsa di alcolici, l'altra di regali della sera precedente ed un cuore spezzato. Cercai di non piangere fino all'arrivo da Beniamina, ma non ce la feci. 
Il giorno seguente, ancora in lacrime, preparai le borse e presi il treno. Non mi importava più delle possibilità di stage, di Milano, di Nicole, delle feste a cui mi avevano invitato, volevo solo stare da solo. Avevo bisogno di tornare a casa.



domenica 22 aprile 2012

Natale con i tuoi...

Ogni anno a Pasqua tutti gli studenti fuori sede lasciano i loro appartamenti e abbandonano gli spring break per tornare a casa a rompere uova di cioccolato con le loro dolci metà, circondati dal calore della famiglia.
Io, ovviamente, da vero Aspirante Carrie Bradshaw, non potevo rinunciare ad un lungo weekend in compagnia del mio ragazzo, con l'uovo di Pasqua che mi aveva regalato, nella città dei miei sogni. Dovevo respirare, prendere una boccata d'aria dallo stress lavorativo e darmi completamente alla mia dolce metà.
In programma c'erano 5 giorni di effettiva convivenza: qualcuno in hotel, qualcuno da me, con tante iniziative interessanti, tra cui cene a lume di candela, film da vedere avvinghiati sul letto, luoghi per gli aperitivi da inaugurare, e soprattutto una Lou* e un'Adorata Cugina da presentare.

Venerdì pomeriggio, uscito prima dall'ufficio in occasione dell'inizio delle vacanze di Pasqua, invito Lou* per un caffè a casa mia e organizzare l'incontro tra il mio ragazzo e la mia migliore amica. Sono quei classici momenti in cui non sai bene cosa aspettarti: è la prima volta che Lou* conosce ufficialmente un mio ragazzo, ed è la prima persona che presento volontariamente ad Andrea, sarà all'altezza di un così arduo compito? In fondo lei non è particolarmente esigente, penso io, ne sarà sicuramente colpita. Succede così che il caffè diventa poi un tour in Duomo ed un aperitivo particolarmente abbondante in Colonne. Mai successo di uscire con il mio ragazzo e la mia migliore amica, ma in fondo, pensandoci bene, c'è sempre una prima volta per tutto, anche per questo. Salutiamo Lou* (che mi manda poi un sms esprimendo la sua soddisfazione per vedermi con un tipo giusto) e rimaniamo in centro per capire cosa fare del nostro venerdì sera: un paio di Spritz all'aperto, poi decidiamo di tentare il rientro a casa a piedi. 

La serata è bella e nonostante il vento sembra di essere in una di quelle classiche serate primaverili in cui l'aria fresca è piacevole; piazza del Duomo non è ancora vuota, la Rinascente illumina dal suo ultimo piano corso Vittorio Emanuele. Attraversiamo le vetrine ormai deserte dei negozi, superiamo San Babila, passiamo per corso Venezia. Io e Andrea, mano nella mano, che ridiamo per le battute che lui fa con l'intento di prendersi gioco di me. Ed è proprio di fronte alla vetrina di Vivienne Westwood che gli chiedo di baciarmi. Lì, d'avanti alla mia stilista preferita, coniavo il mio sogno di una relazione vissuta pubblicamente con un ragazzo maschile e sincero, pronto a baciarmi ovunque lo chiedessi. Camminiamo per altri 5 minuti. Non mi sono mai sentito così bene, e la cosa migliore è che siamo solo all'inizio del weekend. Di fronte al Planetario poi, con il vento che scuote le piante, sento di essere in un film, il mio film. La telecamera che si alza da noi intenti a baciarci e sale fino agli alberi mossi dal vento in una giornata limpida come questa. Potrei sciogliermi.

Andrea suggerisce, prima di tornare a casa, di bere ancora qualcosa. Decido allora che è il momento di svezzarlo e di portarlo al Mono, un locale gaio ma non troppo. Nonostante non sia così tardi, pullula già della mia generazione gaia. Prendiamo i nostri drink e ci sediamo fuori a fumare le nostre sigarette, ed è proprio in quel momento che Andrea si rende conto di non essere fatto per i locali gai. Nemmeno il tempo per finire il drink, che siamo già sulla via di casa. Gli mostro i negozi e i luoghi più caratteristici del quartiere, camminare mano nella mano con il proprio ragazzo è una cosa che tutti dovrebbero fare più spesso. Riduce lo stress!
Prendiamo una pizza d'asporto e la mangiamo a lume di candela da me. Dopo cena, film nel mio letto. Ed anche qui succede una cosa strana perché se per il poliziotto uno spazio ridotto come quello del letto ad una piazza mi sembrava troppo ridotto, con Andrea mi sembrava perfetto. Amo stare con lui abbracciato, a guardare un film scaricato illegalmente! Pagherei per avere delle giornate così, mi dico, e intorno alle 4 crolliamo entrambi nel sonno.

Il pomeriggio seguente, dopo il nostro pranzo alle 15, l'Adorata Cugina decide di trascorrere la vigilia di Pasqua a Milano e ne approfitta dunque per incontrare di persona Andrea, di cui tanto aveva sentito parlare. Per l'occasione organizza dunque un aperitivo in un luogo intimo ed appartato, che sia frugale ma d'effetto, che soddisfi anche le esigenze di un ospite come Andrea, abituato a contesti sin troppo spartani: la Rinascente. Sebbene l'appuntamento fosse alle 5e30, io e Andrea usciamo di casa vestiti di tutto punto per la nostra serata prima in Rinascente a conoscere parte della mia famiglia, poi alla Cueva Maya, un ristorante messicano molto piccolo e riservato, conosciuto da Andrea il giorno stesso su internet. Prego affinchè il mio ragazzo, sin troppo abituato a rave e simili, non mi faccia sfigurare nel bel mezzo della Rinascente, e invece una volta arrivati all'ultimo piano, proprio sulla terrazza con vista Duomo, è perfettamente in grado di gestire la situazione anche con mio cugino, che nel frattempo mi ha appena affidato un nuovo pezzo da scrivere entro il mercoledì successivo. Devo stare attento, così Andrea diventa troppo perfetto.
Invece, quando mi porta alla Cueva Maya, mi rendo conto che sì, lui è perfetto. Un ristorantino intimo, riservato, che tanto ricorda i piccoli ristoranti inglesi con vetrina sulla strada, mura in mattoni, cibo ottimo. Non era mai successo che la cucina messicana facesse regredire una relazione, specialmente quando vedi il tuo partner assaggiare del vino dal prezzo stratosferico, ordinato apposta per l'occasione. Torniamo a casa, ci sistemiamo nel mio letto ed il film parte da sè. Di questo passo, potrei abituarmi.

La domenica di Pasqua ed il lunedì dell'Angelo sono poi andati su questa falsa riga. Andrea, sempre più perfetto per essere un ragazzo che mi ricopre di attenzioni e rimane allo stesso tempo maschile e fedele, continua a farmi vivere il mio sogno da fidanzato perfetto. Un po' come Big, senza i suoi difetti, ma con la passione per le canne.
Martedì mattina Andrea lascia la casa perché io devo andare al lavoro. Passo la giornata a piangere: il weekend è finito ed io non ne ho ancora abbastanza di lui. Ne voglio ancora, voglio addormentarmi con i nostri film, lui abbracciato a me, le cene fuori, le sue attenzioni quotidiane. Vorrei vivere così per sempre, ma in men che non si dica, la Pasqua è passata e nel frattempo ho uno stage da portare a termine, oltre che una reputazione da costruire.

martedì 10 aprile 2012

Love is in the air (?)

Come tutte le storie d'amore che si rispettino, la relazione tra me e Andrea, il ragazzo raver con la predilezione per le canne e i baci gai in pubblico, procedeva a vele che più gonfie non si poteva. Il romanticismo raggiungeva livelli ad alto tasso di zucchero che diventavano rischiosi persino per uno non diabetico come me. Per non parlare poi, di quando decise di trascorrere con me l'intero weekend.
Non si trattava delle solite giornate di sesso e alcool, no. Andrea, diligentemente, prenotò una stanza in hotel, un tavolo per due al ristorante belga, mi regalò il dvd del suo film preferito. E lì non c'era molto che io potessi fare se non creare una sim apposta per chiamare solo il suo numero a zero euro e trascorrere al cellulare ore ed ore che invece avrei dovuto dedicare a pensare agli argomenti dei miei prossimi pezzi da scrivere. Aria d'amore aveva invaso la mia città.

Sabato pomeriggio, dopo una nottata con la mia compagna di corso Beniamina, mi preparo psicologicamente per la serata con Andrea che, a sorpresa, sta venendo a Milano in largo anticipo rispetto ai nostri accordi. "Devo darmi una mossa" è quello che riesco a dire mentre mi asciugo i capelli. "Sarei dovuto essere a Rogoredo da almeno 15 minuti!". In realtà non era colpa mia, ma delle pulizie obbligate che ero costretto a fare in nome del sacro vincolo della convivenza con altre ragazze. L'anno prossimo una stanza singola non me la toglie nessuno. Finisco i miei pensieri e corro in Duomo, dove Andrea mi viene incontro e mi saluta con un grosso bacio. "Andiamo in hotel a lasciare le borse?" mi dice, indicando la mia shopping bag strabordante di scarpe di ricambio e alcool. "Vorrei fare un giro in centro prima" rispondo. "In centro ci andiamo dopo, ho detto ai tizi dell'hotel che saremmo arrivati nel pomeriggio, sono già le 4!". Decido di non continuare e mi trascino sulla prima metro in arrivo, per poi camminare ed arrivare al nostro nuovo nido d'amore: un hotel cadente, dalla stanza piccola, a piano terra, per niente accogliente. Chi gli avesse regalato le due stelle dell'insegna, dev'essere stato molto ma molto ma molto clemente. 
Il tempo di posare i nostri fantomatici bagagli in camera e ci ritroviamo a baciarci e a scambiarci effusioni sul letto. Avrei dovuto immaginare che l'intento di Andrea era quello, e lì, sdraiato in un hotel dei bassifondi avvinghiato ad Andrea, con la musica raggae in sottofondo, non posso fare a meno di chiedermi se una Carrie Bradshaw, per il proprio Big, era mai arrivata a tanto. Non solo devo trascorrere la notte in quel postaccio silenzioso e stretto, ma mi tocca rinunciare al pomeriggio di sole per il centro. Mi sentivo soffocare.
Riesco a convincere Andrea a fare almeno un aperitivo in Colonne, la sera è calda e lui mi bacia di fronte ad ogni semaforo rosso, mentre aspettiamo di attraversare. Mi bacia di fronte alle Colonne, mi bacia quando, abbastanza su di giri, mi rendo conto che vorrei stare con lui sempre. Realizzo dunque che mi trovo in una situazione completamente diversa da quelle del mio passato: lui, così maschio e così attento a me ma allo stesso tempo testardo e capace di tenermi testa, non mi stufava mai. Mi porta al ristorante belga che aveva prenotato, un locale stupendo arredato sulla scia dei vecchi transatlantici dove, mano nella mano come le vere coppie, mangiamo e beviamo tra una chiacchiera e l'altra. Mi sento una vera Carrie Bradshaw, una carriera forse in fase di inizio, un ragazzo perfetto che non mi fa mancare niente, un ristorante particolare...
Arriva però il momento di parlare degli ex, lui il suo caro Alberto, che tanto ha amato ma che poi ha lasciato per mancanza di personalità, l'ha già dimenticato, ma io, che devo dire del carabiniere? Racconto a grandi linee la mia avventura, non senza sforzarmi di trattenere le lacrime che ogni volta che affronto l'argomento rischiano di inondarmi il viso, e lui liquida il triangolo io-carabiniere-Natasha con un "te la sei cercata". Cosa? Che razza di ragazzo sminuirebbe mai una relazione che io considero importante senza il minimo rispetto?
Finiamo il caffè, paghiamo, torniamo in strada. Lui cerca di abbracciarmi, di ridere, fare battute, io voglio solo alzare le mani. "Chiamiamo un taxi?" mi dice "No, c'è qui la fermata del 90, prendiamo quello che ci porta direttamente fino in hotel" "Io prendo il taxi, tu fa come vuoi" mi risponde, accortosi della mia improvvisa freddezza. Sembriamo due bambini, e la cosa peggiore è che quella sera l'abbiamo aspettata entrambi con molta frenesia. 
Decido quindi che è il momento di affrontare la cosa e lo fermo: "Senti, non ho idea di quale fosse il rapporto tra te e il tuo Alberto, ma quando io ho deciso di buttarmi nella faccenda del carabiniere, pur sapendo che era rischiosa, l'ho fatto perchè era quello che mi sentivo di fare. Mi sono beccato le mie conseguenze, ma non accetto che venga sminuito il tutto con un misero "te la sei cercata tu". Un minimo di tatto mi sembra indispensabile". Sono a corto di fiato, ho detto tutto, sono stato molto chiaro. "Vacci allora con il tuo carabiniere" urla lui, e se ne va, lasciandomi solo alla fermata del 90.
Aspetto che giri l'angolo, convinto del fatto che si tratti di una stupidata e che dopo qualche passo torni indietro, ma invece no, Andrea sparisce. Non so cosa fare, dove andare, se tornare a casa mia o almeno in hotel a prendere le mie cose. Poi, mi rendo conto che per un errore del mio passato stavo sputtanando il mio futuro, e allora decido di mettere da parte l'orgoglio e di chiamarlo al cellulare. Nemmeno il tempo di comporre il suo numero, e lui viene da me baciandomi, sotto gli occhi esterrefatti della donna di colore che aveva assistito a tutta la scena. Il 90 arriva e Andrea accetta di tornare in hotel a modo mio. 

Arriviamo a destinazione e l'hotel non sembra più così angustio, anzi, mettersi a letto ed abbracciarsi, baciarci e guardarci negli occhi di fronte ad un film in dvd che lui aveva portato, rendevano la situazione molto più intima. Ci addormentiamo che fuori inizia ad esserci luce. Io e Andrea eravamo tornati ad essere quelli di prima.
Lasciamo la stanza l'indomani mattina. Milano, alle 11 di domenica, è completamente deserta. Passeggiamo per porta Ticinese, andiamo a fare colazione al parco, lui si sdraia sulle mie gambe mentre prende il sole. Mai mi sono sentito così parte di una coppia, devo forse spaventarmi?
A pranzo decide di portarmi da Princi, il panificio tra i più conosciuti di Milano, dividiamo la torta, mi bacia, sfiora le mie mani. Non sono mai stato così bene. Attraversiamo via Torino ed approfittiamo della splendida giornata di sole per andare al castello e metterci a prendere il sole tra le centinaia di persone, famiglie, ragazzi e cani che si godono l'inizio della primavera. Io e Andrea ci accarezziamo e ci avvolgiamo come una coppia qualsiasi, come se l'omosessualità non sia mai stato un problema per nessuno. E in fondo un pò così è, perchè nessuno, in tutto questo weekend, ci ha mai detto nulla.
Verso sera Andrea deve tornare a casa, lo accompagno in stazione e mentre torno in corso Buenos Aires, guardando le persone sorridenti che rincasano dopo una bellissima domenica di fine marzo, posso dire per la prima volta di sentirmi anche io bene come loro. 
Passo dopo passo il mio Mr Big stava davvero prendendo forma.

domenica 25 marzo 2012

Filippo VS Andrea, ovvero l'eterno scontro tra Aiden e Mr Big

Arriva il momento in cui la Carrie che c'è in ognuna di noi deve affrontare la sfida più ardua di tutte. Quella che ha tenuto banco in 6 stagioni di Sex And The City, senza contare i due film successivi e l'ondata di pettegolezzi e scommesse che hanno sempre invaso i forum degli appassionati: Aiden o Mr Big?
Che poi, ben volendo vedere, la scelta nasconde uno stato ancora più profondo di incoscio femminile: la sicurezza di un uomo certamente fedele, banale e scontato come Aiden, o l'imprevedibilità, il carisma e il fascino di Mr Big? Insomma: il dolce da una parte, lo stronzo dall'altra.

Anche Aspirante Carrie Bradshaw si trovava di fronte alla sua coppia. Filippo, il ragazzo che frequentava da mesi, buono, pacato, gentile e sempre disponibile per portarmi a Milano, e Andrea, il ragazzo che avevo visto solo due volte, ma che mi aveva sin da subito rapito con la sua imprevedibilità e la sua disinvoltura nel baciare un ragazzo nel bel mezzo di un supermercato all'orario di punta. Due (a questo punto mezzi) etero, due caratteri diversi e forse opposti, accomunati da me, minimo comun denominatore, in grado di attrarli a me attraverso Nicole. Filippo, tanto buono, tanto sorridente, tanto disponibile quanto prevedibile, aveva raggiunto un livello di stasi, dove tutto quello che diceva andava a finire nel qualunquismo più estremo che ci potesse essere. Nessuna litigata, solo risposte affermative, nessuna critica costruttiva. Filippo era lì, pronto a offrirti la sua cena, il suo passaggio, i drink e a chiamarti tutte le sere, ma ancora poco in grado di portare a termine una conversazione che fosse costruttiva. Era questa, dunque, la relazione che volevo? Un uomo disposto a farsi plasmare e a cadere nel clichè già dopo un paio di mesi? 
Andrea è arrivato a darmi la sua risposta. E in un certo senso si può dire che quel bacio inatteso nel bel mezzo della Pam, fatto da un ragazzo decisamente al di sopra dei sospetti, ha dato il via a tutto. Una notte in hotel intensa e fin troppo corta, una serie di telefonate e sms che dai tempi del carabiniere non avvenivano, un venerdì sera a casa mia nella Bella Provincia, con i miei in casa. Il che portava ad una sola domanda: come presentarlo? Siccome non sapevo bene il ruolo che Andrea avrebbe avuto nella mia vita, decisi che un semplice "amico" poteva bastare. Ma il dormire insieme sullo stesso divano nel mio appartamento semi vuoto, essere trovati abbracciati sotto le coperte e il succhiotto sul collo l'indomani mattina, svelarono ben presto all'Autorevole Madre cosa Andrea era per Aspirante Carrie Bradshaw, oltre che un fumatore di canne. Ma proprio quella notte, entrambi ci rendemmo conto che eravamo pronti a fare sul serio. Lui, così libero ed easy da non sapere nemmeno la via in cui doveva farsi trovare, lui che quando siamo andati a prendere le pizze da asporto, socializzava con tutti e mi baciava, mi faceva sentire bene. Il suo stile trasandato, in felpa e scarpe da skateboarder, il suo passato nei rave, i suoi modi indipendenti e spontanei, mi avevano rapito. "Vuoi essere il mio ragazzo?" mi chiese, mentre ero seduto sopra di lui. Si può considerare l'inizio di una storia e la fine di un conflitto, perchè mentre io rispondevo "Sì", il cellulare suonava perchè Filippo mi stava chiamando.
La domenica pomeriggio Filippo mi telefonò ed io non risposi. In un certo senso la battaglia poteva essere conclusa. Mr Big aveva avuto la meglio, ma come più volte l'esperienza di Carrie Bradshaw ha insegnato, non ci si può mai adagiare sugli allori. Per il momento, io, mi accontentavo di presentare Andrea a tutte le mie amiche ed ascoltavo lusingato la canzone che mi aveva dedicato (qui sotto).  



mercoledì 21 marzo 2012

Spring time

Quando anche a Milano sboccia la primavera tutto cambia.
Giulio era pronto a partire per un mese in America, non c'erano stati passi avanti ed io mi sforzavo di rispondere sempre più freddamente ai suoi messaggi su Whatsapp. La verità era che ero solo stanco. Stanco di impegnarmi e darmi da fare per aiutare persone (in questo caso etero che volevano fare una buona impressione sulle ragazze) che però non riuscivano a togliersi dalla testa che fossi gay, e quindi diverso, avevo capito che era ora di cambiare aria. 
Capitava proprio al momento giusto. La stagione stava cambiando. Niente più vestiti (o persone) pesanti. Dovevo dimenticarmi di Giulio (per lo meno in quel mese) e vivermi la città ancor più instensamente di quanto avessi fatto sinora. Così, quando mercoledì sera andai con una mia compagna alla sfilata e sedetti nella sezione "giornalisti" con tanto di cartella stampa alla mano, mi resi conto che la via era quella giusta. Stavo vivendo l'esperienza che sognavo da tutta una vita. Respirare l'aria milanese delle sfilate. 
Tornando a casa, non potevo fare a meno di chiedermi cosa sarebbe stato di me nei mesi seguenti. Ricapitolando: l'anno milanese stava scadendo, eccetto le esperienze di Nicole, non avevo più avuto entrate monetarie, lo stage gratuito stava finendo. Anche qui serviva una novità: dovevo cercarmi un lavoro. Non necessariamente serio, ma che per lo meno scongiurasse il mio ritorno a casa a giugno.
Purtroppo però le cose non sono sempre facili. Così, mentre notavo che Stefania continuava a correggere i miei scritti riempendoli di tratti rossi come una vera correttrice di bozze in Vogue, e mi è bastato un sabato sera al Fiat Lounge per capire che, pur continueando a frequentare giri etero, sempre frocio (e quindi diverso) ai loro occhi resterai, mi resi effettivamente conto di essere in difficoltà.
Parlavo tanto di cambiamento e novità, ma ora? Quale sarebbe stata la prossima mossa?
Domenica pomeriggio trascorsi la giornata a casa. Volevo stare da solo, non sentire nessuno, isolarmi da tutti, non ricevere inviti per aperitivi o serate. Dovevo pensare.
Poi, quando ormai ti sei reso conto che di Filippo, Giulio e altri non interessa più nulla perchè tu sei uno spirito libero che non può vivere in schemi prefissati, salta fuori da msn questo ragazzo della provincia di Milano. Ha 26 anni, cerca ragazze come Nicole, fuma parecchi spinelli, è molto carino. Ma ha anche avuto una relazione con un'altra "ragazza" simil Nicole durata un anno intero. Vacanze, serate insieme, amore. Forse, lui poteva essere la prima persona libera che viveva esperienze omosessuali senza farsi troppi problemi. 

Con l'inizio della settimana, ci sentiamo tutti i giorni, stiamo al telefono ore, c'è feeling. Poi, ieri sera, decide di prenotare una camera in hotel a Milano per trascorrere la notte assieme a me. Che sia sulla strada giusta per togliermi dai motel e dai bassifondi del sesso a pagamento che tanto mi ha fatto guadagnare, per darmi la stabilità che tutti si augurano che io trovi? Ci diamo appuntamento in Corso Buenos Aires, e andiamo al supermercato più vicino per prendere alcool e dolci da mangiare durante la notte. E lì, nel bel mezzo della corsia delle caramelle e dei cereali, succede la vera novità: ci baciamo. Nel bel mezzo della gente che, stranamente da quanto avrei pensato, continua noncurante nella sua spesa. Continuiamo a scambiarci baci anche mentre andiamo all'hotel, mentre siamo per strada e dove tutti ci possono vedere. A nessuno dei due importa qualcosa di tutto questo. La serata mi sembra magica e ricorda quei primi momenti di caldo, in cui le giornate sembrano allungarsi: un cielo limpido, un ragazzo maschile e carino al mio fianco con cui baciarmi quando mi va, una borsa della spesa piena di alcool ed m&m's, il vento leggero che mi accarezza il viso e promette novità. Arrivati in camera iniziamo a baciarci e lì scoppia il colpo di fulmine: parole grosse volano, ci abbracciamo e non ci lasciamo più, si fanno programmi per cosa fare a Pasqua assieme, mi chiede di non vedere altre persone, si informa sulle mie esperienze amorose passate (come se ne avessi mai vissuta realmente una), è riluttante all'idea che abbia fatto sesso a pagamento e mi riprende per questo. Finalmente qualcuno in grado di tenermi testa, qualcuno che è in grado di uscire dalla banalità e che utilizza le sue esperienze passate (i suoi rave, incidenti e risse, nonchè la relazione con il mio coetaneo travestito) per vivere il futuro. Addio banalità e qualunquismo, Andrea porta una ventata di aria nuova. Anzichè dormire stiamo svegli tutta notte abbracciandoci, guardandoci negli occhi, promettendoci serenità e poche provocazioni almeno fino al prossimo incontro (un pò come tutte le altre coppie fanno all'inizio, quando è tutto rose e fiori). La mattina dopo ci alziamo dal letto a malincuore nell'ora esatta in cui dobbiamo lasciare la camera. La lezione settimanale all'università mi chiama, e lui ha un treno da prendere. Vuole che lo accompagni in stazione ed acconsento, in fondo era un'altra cosa nuova. Lo saluto al binario e lui mi bacia ringraziandomi per la serata.
Esco dalla stazione sereno e spiazzato per come entrambi eravamo stati bene. Guardo il cielo: è sereno, il sole caldo e il leggero venticello della sera precedente mi ricordano che è il 21 marzo e che sta iniziando qualcosa di nuovo.
E' primavera, e mi rendo conto che forse anche io, durante quella notte, potevo essere cambiato.

martedì 13 marzo 2012

Predictably

Quando il dovere chiama, Aspirante Carrie Bradshaw risponde.
Giovedì notte. Sono le 3e30 e sono al pc per terminare un pezzo per l'evento che l'Ambizioso Cugino sta organizzando nella Bella Provincia. Devo parlare di sostenibilità, sport, ambiente, devo documentarmi, sfogliare il vocabolario dei sinonimi e dei contrari, ed ho sonno.
Dopo una serata solo con Giulio al Bobino bevendo a più non posso, una cena con Beniamina e Natascia, ed una cena al giapponese con il cugino gaio che sempre mille spunti mi dà, sono alla quarta nottata della settimana e non vedo l'ora di riappropriarmi delle ore di sonno che tento di recuperare ormai da settimane. Voglio dormire. Concludo l'articolo, ora posso addormentarmi.  Nemmeno il tempo di riflettere su cosa indossare l'indomani e crollo nel sonno.
Il mattino dopo mi trascino con delle occhiaie incredibili in ufficio. "Aspirante Carrie Bradshaw" mi dice Stefania, non appena mette piede in ufficio "ci sono da leggere le letterine che i bambini hanno scritto al sito degli Amici del Mulino. Sono 3549. Dividile con l'altra stagista e rispondete a tutte". Non ci posso credere. 3549 letterine? I bambini non hanno nulla di meglio da fare? Che so, che fine hanno fatto le macchinine, il classico nascondino o le vecchie Barbie?
Inizio a scorrere l'elenco della posta elettronica quando mi suona il telefono. E' mio cugino. "Ciao Aspirante Carrie Bradshaw, ho ricevuto i tuoi pezzi, vanno molto bene. Ci sarai vero domani all'evento?" "Certamente" "Bene, perchè avremo ancora bisogno di te. A domani". 
Ommioddio. 
Quando diavolo potrò dormire? E soprattutto: se Giulio mi chiama per uscire come farò a dirgli di sì? Niente panico, mi dico, tutto si può risolvere. Basta pensare con metodo e massimizzare l'uso delle risorse, tipo: Filippo, che può darmi tutti i passaggi che voglio. Oh sì, sarà facilissimo. Termino la giornata leggendo letterine e buttando un occhio agli orari di trenitalia per capire cosa fare della mia vita nel fine settimana di fuoco che mi aspetta. Ho, nell'ordine: una due giorni di sport a cui assistere, Filippo che voleva uscire a cena e dormire da me, Clementia che mi reclamava per un'uscita, Beniamina che mi aveva invitato al Limelight, Giulio che mi chiedeva cosa avrei fatto sabato sera, Beniamina che mi aveva invitato ad un aperitivo a casa sua, dei capelli da tagliare. Posso benissimo farcela.
Venerdì sera rimango a casa, collassato sul letto a guardarmi telefilm e puntate che non ero riuscito a vedere da settimane. Il sabato mattina corro come un disperato in Stazione Centrale per tornare in provincia senza perdere il treno che ho tra 20 minuti.
Arrivando a casa mi rendo conto di come la giornata sia incredibilmente bella. Il sole, il cielo limpido, il verde dei campi.. tutte cose che in queste settimane non avevo ancora avuto modo di notare. Non mi rendo conto che sono già arrivato a destinazione. 
Dopo un breve salto dal parrucchiere raggiungo il centro del paese per assistere alla gara. Le brochure che ho realizzato sono andare letteralmente a ruba. Che soddisfazione! Mi raggiunge l'Adorata Cugina e tra un abbraccio e un bacio mi raggiunge l'amara verità: "L'aperitivo biologico che tu hai messo la domenica in realtà è stasera, hai sbagliato a scrivere il programma in brochure!" "Cosa?" "Sì, il QI (discoteca che collabora con l'evento) è stasera che installa il dj set qua, non domani, come hai scritto tu". Ommerda. Sono nella merda. Preso dalla frenesia di andare al Tunnel, non mi sono reso conto che ho sbagliato il giorno. D'altro canto, non potevano controllare quello che avevo scritto? Controllo il pezzo di carta. Fortunatamente la parte in questione non è così vincolata a "domenica 11 marzo", è in una posizione ambigua, potrebbe essere benissimo associata a "sabato 10 marzo" e poi, che carini, i grafici hanno seguito le mie indicazioni mettendo nel box a parte il discorso del sindaco! Oh, che soddisfazione! Guardo ammirato il mio lavoro e mi congratulo con me stesso.
L'evento fila liscio, gli atleti partecipanti sono più di mille, provenienti da ogni parte di Italia, ed uno di loro, un ragazzo 23enne molto carino, continua casualmente a girare intorno allo stand dove sto sistemando i programmi e i regolamenti per la gara di domani. Che ci sia un messaggio in codice? Filippo intanto mi chiama. Vorrei rispondere ma qualcosa mi ferma. Sono davvero sicuro di voler tornare stasera stessa? Meglio una cena a Milano con lui o una serata in provincia a preparare le cose per la mattina dopo, magari con l'atleta in questione? L'Adorata Cugina è esterrefatta: "ci sono gay ovunque?" "Ma certo tesoro" rispondo "su 1000 atleti è percentualmente certo che ce ne siano almeno una cinquantina omosessuali". Il mio compito è scovarne il più possibile. Pensandoci bene, perchè stasera non faccio una visita all'hotel dove pernottano? Ho il pass! Avrei a disposizione ogni singola camera! Ma prima c'è l'aperitivo organizzato dal QI con ballerini vestiti da Batman e Wonderwoman, dj, un pullman limousine con bar, divanetto e tv al plasma a bordo e tanti nuovi ragazzi da conoscere. Faccio un pò di pubbliche relazioni: cioè giro ubriaco a intrattenere ospiti completamente scioccati dalla mia omosessualità esplicita, ma è pur sempre un modo per farsi conoscere. Come diceva la mia Holly, fare scandalo è un dovere e lasciare il segno è molto importante, se si vuole diventare qualcuno che conta. Respiro già l'aria del successo, quando uno dei cubisti mi suggerisce di andare ad intrattenere gli etero curiosi direttamente al QI salendo in qualità di Nicole sul palco. Già mi vedo, in tacchi, sul palcoscenico di fronte ad una folla di uomini apparentemente disgustati ma in fondo desiderosi di provare cosa voglia dire andare con una travestita. 
Il telefono squilla per la quinta volta, Filippo mi riporta alla realtà: è qui e mi sta aspettando. O meglio, Milano mi aspetta.

Il viaggio verso Milano è strano. Filippo continua a lanciare una serie di battute strane: aspettavo mi invitassi all'evento, se mi dicevi dov'era l'aperitivo magari sarei venuto, non mi scrivi mai, è da tutta la settimana che ti sento strano, se non vuoi non ci vediamo... Io invece continuo solo a fargli notare come sia liberissimo di fare quello che vuole e di come il suo interesse per la ragazza che dice di essersi scopato settimana scorsa stoni con quello che sta dicendo. Insomma: che cosa vuole Filippo? Un ragazzo etero, prova per la prima volta ad andare con un travestito. Inizia a chiamarlo tutte le sere, escono a cena, gli dà strappi per Milano, fa battute sul fatto che il travestito non abbia più voglia di vederlo, sentirlo o fare sesso con lui. Continua a dire di cercare donne, di non volere storie, di voler passare del tempo con me. Il travestito intanto, si prende bene per un pierre dalla dubbia eterosessualtità, che ama l'apparire, vuole Beniamina, non perde occasione per fare serata. La mia vita stava diventando un vero caos. Serve ordine. Mentre in macchina attraversiamo i campi, il cielo è limpido e la luna è alta in cielo, mi rendo conto di come la situazione sia completamente sbagliata. Dovrei essere felice, ho un ragazzo che mi vuole, mi porta fuori a cena, mi riempie di attenzioni e vuole essere partecipe della mia vita e di quello che faccio. Se fosse stato il carabiniere, o Michele, o Giulio, probabilmente sarei soddisfatto.  Invece non posso che continuare ad osservare come Filippo sia banale e qualunquista in tutto quello che fa. Troppa prevedibilità nuoce. E a me servivano stimoli.
Arrivati a Milano passiamo da casa per sistemare un paio di cose e prenotiamo il tavolo al giapponese lì vicino. La cena la trascorro ingozzandomi come non mi succedeva da tempo, sorridendo con Filippo e realizzando che tutte le mie supposizioni, i miei dubbi, le mie idee erano vere: Filippo non mi dà stimoli, le conversazioni non ti lasciano niente, ti fa sorridere, ma non puoi costruire una relazione sul sorriso. Anche se quando ti paga il conto sei così riconoscente che vorresti subito baciarlo.
Tornando a casa passiamo davanti al Mono, ed un'orda di ragazzi gai affolla la strada. Sento il richiamo frocio. Vorrei unirmi a loro, ubriacarmi, andare a ballare, divertirmi. Attraversiamo Corso Buenos Aires e incappiamo in gruppi di amici gai che sfoggiano i loro vestiti nuovi per le loro serate gaie. Improvvisamente muoio di invidia. E' questo il sabato sera che volevo? Arriviamo a casa e ci mettiamo a letto a guardare Mai dire Grande Fratello. Alle 2 Filippo dorme. Passerà la notte lì e maledico il giorno in cui ho pensato di invitarlo da me a dormire. Vorrei dirgli di tornare a casa, ma i sensi di colpa mi fermano. Vorrei uscire, andare a ballare, seguire l'ondata del sabato sera come tutti i ragazzi, ma non posso. C'è Filippo che mi stringe a sè.
Mi addormento consapevole che questo non è il sabato sera che avrei voluto avere. Avevo una scalata sociale da compiere, nuove persone da conoscere, un nome da costruire, nuovi etero da convertire.

mercoledì 7 marzo 2012

Angeli Custodi

Ok, niente panico, si tratta solo di un aperitivo Bio con dj set, posso inserirlo quando credo più opportuno. In fondo, si tratta di un evento sportivo, sicuramente questa attività è del tutto secondaria, metterlo il sabato o la domenica non ha importanza. Sì, penso lo metterò la domenica.
Fisso lo schermo del mio pc portatile, sono le 23e17 di venerdì sera, alle 23e30 devo essere al Mono, dove ho appuntamento con Rosa ed un paio di amiche, per brindare come anticipazione alla folle notte al Tunnel. Sono vestito di tutto punto, con le mie nuove francesine, jeans risvoltati, ciuffo ribelle, matita più che evidente, ed una brochure da mandare in stampa entro la mezzanotte. Devo finirla, mi ripeto. Devo ricordare quando è in programma l'aperitivo Bio nell'evento che sto seguendo. 10000 copie di un programma scritto da te che verranno lette da chiunque non sono come i post di questo blog. Devo farle bene, devo essere puntuale nella consegna, devo capire quando cavolo è fissato l'aperitivo. L'evento è di due giorni, quindi due opzioni: il sabato o la domenica.
Lo ficco la domenica alle 19, mi spruzzo il profumo, ultima laccata, esco.
Sfreccio al Mono alla velocità della luce e mi rendo conto che ricorda vagamente il Moma di provincia, meno sfranto, molto più popolato, ma la filosofia non cambia: bere in strada è sempre top. Saluto Rosa e le altre ragazze, brindo con un Margarita e ci dirigiamo verso il Tunnel. Serata electro, gente ubriaca oltre che strafatta, urla e spintoni per un sessantenne dalla fama internazionale che mette musica. Questo è il Tunnel.
All'uscita, decido, visto che si tratta di 10 minuti a piedi, di tornare a casa senza ricorrere al taxi. Se ne avvicina uno e mi offre un passaggio gratis. Faccio mente locale e mi torna in mente l'esperienza avuta la notte fuori dal Gattopardo, quando mi sono ritrovato a girare Milano con lo pseudo fratello di Conte, meglio rifiutare, e tornare a piedi.

Sabato sera. Io e la mia compagna Beniamina stiamo andando a casa di Ilaria e Marialaura a cena. Cerco di ignorare il fatto che il pierre Guido mi stia tampinando da due giorni sui programmi di questa sera. Già venerdì pomeriggio mi ha chiamato chiedendomi quali sarebbero state le mie intenzioni per il weekend ed ora mi trovo di fronte ad un bivio. Se le mie amiche optano per una serata nuova al Limelight, Guido, che di locali pettinati ne ha fin sopra i capelli, avrebbe preferito qualcosa di nuovo e di più alternativo. La domanda sorge spontanea: mantenere i programmi o adeguarli al mio nuovo colpo di fulmine? La risposta viene da sè a cena, quando Ilaria e Marialaura propongono di tornare all'Old Fashion. Il tempo di scrivere a Guido, che subito mi richiama per ufficializzare il tutto. Era inevitabile: Guido era più presente del prezzemolo nelle mie serate.
Arriviamo al locale che la folla è già accalcata, mi vedrà mai? Mi chiedo, dopo una bottiglia di vino bevuta alla meglio in tram. Il mio ciuffo fa il tutto: Giudo mi fede e mi fa superare la fila promettendomi di passare non appena chiude la lista a salutarmi. 15 minuti dopo e mi ritrovo lì, con lui, a parlare dell'assente Beniamina e degli apprezzamenti che il suo capo ha fatto sulla mia estroversione, tanto da propormi un impiego lì. "Il mio responsabile credo voglia proporti di fare l'animatore ai tavoli" dice nel frastuono della musica. Mi sento lusingato, ma preferirei animare lui, anzichè i clienti e sorrido in modo imbarazzato. Inizia così una serie di scene imbarazzanti: lui che mi regala drink, lui che mi invita al tavolo, io che non voglio abbandonare le mie amiche, io che non so che fare per non apparire il classico approfittatore. Usciamo a fumare e parliamo della sua ex fidanzata, che l'ha mollato 3 mesi fa quando, dopo 2 anni, è partita per studiare in America e ha deciso di piantarlo dopo 2 mesi. Lui ancora dice di soffrirne, io spero di riprenda con Beniamina. O con me.
Guardandolo, ascoltandolo, parlandoci, mi rendo conto che Guido non ha proprio nulla a che fare con Querceto: non cerca ragazze da limonare in discoteca, odia le persone frivole, vuole relazioni serie, odia i locali troppo impegnativi. Un ragazzo vero o finzione?
Mi presenta diverse persone, ma poi mi rendo conto che forse è anche il caso di raggiungere le mie amiche, lo lascio con la promessa di raggiungerlo al tavolo. L'ho in pugno, continuo a ripetermi, è mio, mi darà un passaggio, mi bacerà, lavorerò ballando e sculettando tra i tavoli dell'Old Fashion. In fondo, tutte le persone importanti hanno iniziato così.
Mezz'ora dopo mi arriva un messaggio su Whatsapp. Era Carlo. "Scusa ma sto tornando a casa, ero solo da mezz'ora e non ti ho più trovato, ci rifacciamo martedì al Bobino. Scusami". Sono senza parole. Niente Guido, niente bacio, niente passaggio! Guardo i drink gratis, ormai completamente sprecati senza di lui in giro: che senso avrebbero avuto? Continuiamo a messaggiare fino a che anche Marialaura decide che è ora di tornare a casa.
Cammino fino al pullman, dopo che ho salutato le mie amiche napoletane, e non posso fare a meno di chiedermi per quale motivo una persona così gentile, sensibile e simpatica potesse essere effettivamente sola. E' etero? E' gay? E perché insiste tanto nell'andare in posti nuovi con tutti i locali dove lavora? E ancora: era possibile che uno famoso e conosciuto come lui potesse stare per mezz'ora solo in una discoteca? Intanto il telefono suona: è Filippo, ma decido di non rispondere, visto che chiama tutte le sere ormai.
Non so cosa pensare, ma di certo mi rendo conto che devo diventare il mezzo per aiutare Guido a godersi meglio i suoi sabati sera. Il suo angelo custode.
Domenica pomeriggio ci sentiamo e mi invita con lui, una sua amica e il suo fidanzato per un giro di shopping. Io, imbarazzato, decido di uscire più tardi.
Poco dopo, all'aperitivo con Beniamina e Natascia, ci raggiunge per un saluto veloce e scopro che sabato, alle 2e30 aveva scritto un messaggio a Beniamina sul fatto che mettere la camicia per lei, data la sua assenza all'Old, era stato un vero spreco. Arriva il momento di chiedersi dove siano i propri angeli custodi, in questi casi. Poi, mentre torno a casa passeggiando per via Torino, Lou* e Clementia mi telefonano per conoscere gli  ultimi aggiornamenti. Forse, penso, anche io ho i miei angeli.

domenica 4 marzo 2012

Passerella, omologazione, Blackberry

Quando la Settima della Moda sbarca a Milano il popolo fashionista apre gli occhi, esce dal letargo ed inizia a farsi un giro per la città.
Lo sapevo bene io che, spolverate le mie francesine nuove di ogni tipo e colore, ormai non perdevo occasione per rendere ogni sera a Milano una vera avventura glamour. Se ormai avevo fissato a martedì il giorno di aperitivo al Bobino con Giulio, avevo comunque una serie di inviti a feste presentate come esclusive e a sfilate più o meno note, ma soprattutto avevo in programma festeggiamenti al Plastic che mi avrebbero consentito di andare in avanscoperta e cercare informazioni con cui arricchire i miei racconti a Giulio, che ormai mi considerava un abituale del luogo.
Al terzo giorno di Fashion Week però non potevo ritenermi soddisfatto delle mie conquiste: nonostante mi fossi diligentemente segnato il calendario delle sfilate divise per giorno ed ora, non avevo ancora preso parte ad una. Dovevo darmi una mossa, assolutamente. 
Arrivò in mio aiuto Santa Maura, mia collega nell'ufficio dove lavoravo, che grazie a conoscenze varie con giornaliste più o meno importanti, mi garantì un pomeriggio di Fashion Week alla sfilata di Costume National.
Il tempo di chiedere il permesso alla mia professoressa/responsabile, e già mi trovavo al Castello Cairoli dietro alle quinte della sfilata. Parrucchieri, truccatori, vip, volti noti, addetti ai lavori... ovunque si respirava aria di fama. Presi posto vicino alla passerella ed iniziai a cercare il mio idolo: la giornalista Silvia Paoli. Arrivarono Emma Marrone, Jo Squillo e tante altre piccole celebrita, ma di lei (che, tra l'altro non ci rendeva il lavoro per nulla facile dato il suo aspetto fisico completamente anonimo) nessuna traccia. Vedendo passare ragazzini più o meno ben vestiti, donne degli alti strati sociali e giornalisti vari, mi resi conto di una cosa: non sempre la griffe dà il tocco in più a chi la indossa. E' lo stile che fa la differenza. Mi strinsi perciò nel mio blazer, annodai le mie francesine borchiate, strinsi la mia clutch e ammirai la sfilata. Andammo poi dietro le quinte a sorseggiare champagne, salutare persone non meglio conosciute per poi correre in ufficio e terminare l'articolo sulla nascita della dieta mediterranea.
Santa Maura aveva realizzato uno dei miei desideri: assistere ad una sfilata. Ma non solo: venni letteralmente invaso da inviti: Bottega Veneta l'indomani mattina alle 9e30, Malìparmi alle 12e30, uno stilista emergente il lunedì alle 17... Insomma, era proprio vero: una volta immerso nel mondo glamour, uscirne è davvero impossibile.

Alle 19 dello stesso giorno, iniziai a prepararmi per la serata delle serate. Quella della resa dei conti, che stavo pianificando sin dall'arrivo a Milano: quella al Plastic. Se da una parte avevo bisogno di informazioni che rendessero più credibile la mia vita immaginaria a Guido, dall'altra avevo bisogno di sfoggiare i miei leggings Versace, maglietta paiettata, accessori stravaganti tutti presi per l'occasione. A tale proposito ci pensarono Vanish e Chicca a salire a Milano per darmi una mano, il tempo di sistemarci e corremmo a Lelephant per un drink veloce. Arrivammo al Plastic e la coda si era già formata. L'aria di fama e glamour che avevo respirato sin dalla sfilata non accennava a sparire. Riuscimmo ad entrare fortunatamente solo dopo 5 minuti ed una volta posati i cappotti, mi resi conto di quanto quel posto fosse curioso. Musica ricercata, ambiente piccolo ed esclusivo, clientela varia... Bevevo il mio drink chiedendomi cosa potesse avere di speciale quel posto: perchè Giulio e molti altri etero che scopavano Nicole erano attratti così tanto da quell'ambiente assolutamente alternativo? Mi resi conto che andarci poteva rappresentare uno status symbol, proprio come me, che avevo messo "entrare al Plastic" nella lista delle cose da fare per essere un milanese cool, anche gli altri speravano di sentirsi a loro modo parte di una cerchia ristretta di persone: quelle che si distinguevano dalla massa informe. Bevvi parecchio alcool, conobbi gente, guadagnai l'invito per una presentazione di una linea di vestiti per il lunedì.. mi sentivo un vero milanese, ma poi, quando si trattò di entrare nel privè per cercare Chicca, scomparsa improvvisamente con un ragazzo pelato, fui costretto ad affrontare l'ennesima umiliante selezione. Un ragazzo in kilt, dietro ad una porta, spiava dall'oblò la gente in fila e diceva al buttafuori quale fare entrare. Ad un certo punto iniziai davvero a chiedermi: perchè tutto questo? Per quale motivo ridicolizzarsi ed aspettare che un tizio sconosciuto mi indichi e mi dica "tu puoi entrare"? Non sarebbe dovuto essere il posto dove tutti erano liberi di essere chi volevano? Il buttafuori mi aprì la porta ed interruppe le mie domande. Ero dentro il privè del Plastic. Mi resi conto che era esattamente come il resto del locale: inutile, sopravvalutato, omologato. Le persone che erano dentro a ballare in modo sfegatato e che credevano di distinguersi dalla massa informe in realtà si stavano uniformando ad un nuovo stile: quello alternativo, con sue regole rigide, sue esigenze, sue leggi. A che scopo tutto questo?
A fine serata Vanessa e Chicca preferirono fermarsi a parlare con tre ragazzi offensivi ed io, saturo di ipocrisia alternativa, tornai a casa soddisfatto della serata. Ero a Milano, avevo visto le sue principali attrattive glamour e potevo ritenermi soddisfatto di me. Stavo raggiungendo gli obiettivi prefissati.
Arrivato a casa mi accorsi di aver perduto il cellulare. Volevo morire. Il giorno dopo compari un Blackberry. Ora ero davvero un milanese figo, fashionista, omologato.