domenica 3 giugno 2012

Tornare sul mercato

Da circa un paio di settimane sono caduto in un buco di negatività fatto di sbalzi di umore, noia, imprecazioni e ansia per gli esami in arrivo. Reduce da uno stage durato 3 mesi, un ex(?) fidanzato in Brasile ed una vita sociale (oltre che accademica) da recuperare, trascorro le mie settimane evitando la vita con una coinquilina sempre più insopportabile e riassumendo i libri da studiare. Niente Nicole, niente feste fino a tarda notte, solo libri, musica e la compagnia di qualche amica fidata come Rosa e Marialaura.
Non posso fare a meno di chiedermi se è questo, quello che mi aspettavo ad agosto dell'anno scorso, quando ho scelto di venire qui, ma di fatto a 9 mesi dal mio arrivo nella city, mi ritrovo ancora al punto di partenza. Che fine ha fatto la mia positività? Dov'è quella sana incoscienza che tanto mi aveva caratterizzato in passato? Perchè tutto a un tratto snobbo le feste, le serate e non faccio altro che pensare al lavoro, agli esami e ad Andrea? Per non parlare di Nicole: sarebbe sopravvissuta a tutto questo? O dovrei accantonarla come mi consigliava mio cugino durante una delle nostre cene giapponesi?
Non ho la risposta a nessuna di queste domande, so solo che non voglio tornare in provincia, rivedere la mediocrità, eccetera.
Mercoledì pomeriggio esco con un ragazzo conosciuto da poco, frequenta l'UniCatt, sembra carino, e mi porta all'Arnold a prendere un caffè. Lì, di fronte ai nostri due frappè take away, mi rendo conto che nella nostra conversazione ho nominato Andrea quasi più volte di quanto abbia fatto io nell'arco di una settimana. Paolo, laureando in economia, è carino, maschile quanto basta, e mi invita ad una cena la sera stessa. Io, ancora non in grado di realizzare quanto sta accadendo, opto per il giorno seguente. La sera stessa cerco di fare mente locale sulla mia situazione sentimentale con Andrea: stiamo ancora insieme? Sono single? Basta sentirsi ogni tanto su Facebook o Skype per portare avanti una relazione? Beniamina mi suggerisce di buttarmi. Proprio come dice Lou*. Allora mi butto. In fondo, cosa ho da perdere?
Paolo viene a prendermi sotto casa e mi porta al giapponese, tanto per ricordare i tempi in cui con Filippo trascorrevo i miei sabati da pseudo-fidanzato prima che arrivasse Andrea a farmi sentire innamorato. Ordina una bottiglia di vino. Iniziativa, penso, questa è una cosa che di Paolo mi piace. Al termine della cena mi afferra la mano; da quanto non succede? Da quando mi vedevo con Andrea, penso. E lì, mentre in tram ci stiamo dirigendo al Chiringuito di Porta Venezia (tanto per tornare un pò tra gli ambienti gai), mi rendo conto che il contesto non è cambiato, le cose che sto facendo nemmeno, ma la persona con cui le sto vivendo sì. E non è carismatico o deciso come Andrea. E' intelligente, pacato, galante, ma il feeling che avevo con Andrea non c'è. Beviamo due drink in mezzo a tanta gente gaia e poi mi riaccompagna a casa a piedi. Mi bacia, e stiamo a parlare sotto casa mia fino alle 2e30 di notte.
Due giorni dopo, il sabato sera, invito Paolo a vedere un film da me, giusto per rivivere le sere in cui abbracciato a Filippo e Andrea me ne stavo a guardare programmi tv o altro sul mio pc. Al termine del film però succede una cosa strana: Paolo, si sbottona i jeans e mi fa appoggiare la mano sul suo pacco. Che avrà voluto dire? Mi è subito chiaro che quella sera Paolo non si sarebbe accontentato di un semplice film, così in maniera assolutamente annoiata, cerco di impegnarmi. Una ventina di minuti dopo, Paolo si rende conto che qualcosa non va e decide di parlarmi. Spiego che per me è strano, fare un pompino dopo quello che c'è stato con Andrea, e lui capisce. Mi rendo allora conto che ho una sorta di attrazione-repulsione verso di lui: lo desidero come mi capita di allontanarlo. Intorno alle 3 Paolo se ne va ed io rimango in piedi, in mezzo alla stanza, a piangere perchè mi manca ancora Andrea.
Non ce ne erano di storie, un consorte è un consorte, anche se ero tornato sul mercato. E per quanti Paolo avrei potuto incontrare, lui in quel momento rappresentava l'unica persona che volevo avere al mio fianco.

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