mercoledì 27 aprile 2011

Aggiornamenti recenti

Tante sono le cose che possono succedere quando per un'intera settimana non si aggiorna il proprio blog.
In ordine sparso, è successo che:
- dovessi frequentare le lezioni in UniBi;
- dovessi fare schemi su dei libri di minimo 230 pagine cad;
- dovessi lavorare (eccetto a Pasqua)
- dovessi festeggiare Pasqua in compagnia di parenti&co;
- dovessi farmi forza e coraggio per i 22 anni compiuti lunedì (ormai sto raggiungendo Carrie);
- dovessi godermi una festa a sorpresa organizzata da Xander, Vanish, Sam e Chicca in pizzeria con tanto di camicia Hollister in regalo;
- dovessi godermi la mia prima domenica al Borgo nel 2011;
- dovessi cambiare taglio di capelli ed imparare a destreggiarmi con la nuova acconciatura; secondo la regola: new haircut, new life (a Milano);
- dovessi annunciare ai miei Amati Genitori che a settembre mi trasferirò nella metropoli (per inciso: sono d'accordo);
- dovessi programmare il mio prossimo mese d'esami;
- dovessi aggiornare Lou* su quanto mi stava accadendo (venerdì);
- dovessi tornare a fare visita alla comunità lesbica della Bella Provincia (sabato) tanto per vedere se ancora si divertivano a fingersi maschi (è ancora così);
- dovessi venire a sapere che la mia collega Giò è in dolce attesa;

Questi sono gli impegni (o per lo meno, quelli che mi ricordo) che mi hanno impedito di aggiornare il mio Blog ormai allo sbando. Oggi ho realizzato che entro fine mese dovrò fare:
- un'etnografia su come i reality show influenzano il pubblico;
- schemi sui libri di antropologia dei media;
- leggere e studiare Primo Levi, George Orwell ed uno stupido manuale sulla narrativa per il parziale di Letteratura Italiana;
- inventarmi l'argomento per una tesina di Sociologia Della Comunicazione (che mai ho frequentato e che, per pura pietà, sono stato autorizzato a fare, sebbene non fossi frequentante);
Mi si prospetta un mese di fuoco, se qualcuno vuole fare cambio non opporrò resistenza.

mercoledì 20 aprile 2011

I love shopping (!)

Quello che vi sto per raccontare è puramente confidenziale.
Sabato pomeriggio, in compagnia di Xander, e domenica mattina, al lavoro con le mie colleghe Marion e Alba, mi sono trovato faccia a faccia con la mia dipendenza, lo shopping.

-Sabato pomeriggio, ore 16.00-
Con uno stipendio appena ricevuto, tanto stress da smaltire e un amico in ferie, Aspirante Carrie Bradshaw non poteva fare altro che uscire per recarsi nel MegaCentroCommerciale. Tirarsi indietro sarebbe stato un vero reato, per un ragazzo che da lì a poco avrebbe iniziato una nuova vita glamour a Milano. Bisognava acquistare. In principio la lista delle cose da acquistare si limitava a:

  • un blazer color corda;
  • una cintura nera semplice;
Semplice. Due sole cose, pensai tra me, avrei speso al massimo 80 euro o giù di lì, e dato che avevo di fronte un intero mese, dovevo risparmiare. La prima tappa fu concentrata sul punto 1, trovai parecchi blazer e riuscìi a rimanere pienamente nei miei propositi, mi barcamenavo tra giacche dai 39 ai 69 euro, oltre le aspettative! Optai per un modesto modello da 39 euro, decisamente abbinabile alle mie francesine marroni vintage, acquistate 2 settimane prima nel mio negozio e soluzione adatta alle mie future giornate in metropoli.
La prima grande tentazione avvenne poi in un altro negozio, quando, buttando un occhio a cardigan da 14 euro e 90, incappai in lei. La borsa a mano che cercavo. L'accessorio che mi sarebbe servito per quando, a Milano, sarei uscito di casa avvolto nel mio trench nero, con francesine ai piedi, ed un caffè take away in mano. Una fantastica hand bag stranamente da uomo, capiente, adattissima a qualsiasi occasione. Prezzo: 79 euro. Ovvero, quanto massimo avevo intenzione di spendere l'intera giornata. Di fronte allo specchio, mi immaginavo già in piazza Duomo a fissare appuntamenti ed aperitivi. Non averla sarebbe stato un errore imperdonabile. L'avrei sognata per mesi, non andava perduta. Fu così che strisciai la mia carta di credito, e il mio nuovo accessorio mi seguì fino a fuori dal negozio.
Accompagnai poi Xander alla ricerca delle tracolle Calvin Klein per lui e suo padre, poi per qualche strano motivo finii circondato da accessori da donna, e lì trovai la pashmina che da tempo stavo cercando. Grigia, con teschi neri. Perfetto! Proprio quello che ci voleva, una pashmina scura era davvero necessaria per le mia giornate universitarie. E dato che costava solo 8 euro, andava acquistata.
Poco più tardi, dopo aver perso ben 45 minuti in un negozio a provare camicie e polo dalla bellezza discutibile e passando di fronte alla vetrina di un negozio di scarpe, successe che il mio occhio innocente cadde su un paio di francesine marroni. Erano bellissime,stupende. Almeno avrei dovuto provarle, giusto per sfizio. Non le avrei prese, dovevo tenere quel denaro per il resto del mese. Fortunatamente trovai il numero adatto a me, ed appena le calzai ai piedi capì subito che erano fatte per me. Erano stupende, di un colore che nel grigiore di Milano avrebbe fatto furore il prossimo inverno, specialmente con il mio trench color corda. Fui combattuto: dovevo risparmiare, ma era un peccato abbandonarle lì. Dovevo tenere i miei 90 euro rimasti sulla mia carta di credito per i restanti 29 giorni, ma dovevo anche pensare al mio futuro. Rebecca Bloomwood lo avrebbe considerato un investimento per il futuro, Carrie Bradshaw un paio indispensabile per il suo prossimo appuntamento. Mi arresi, ed acquistai il mio ottavo paio di francesine.
Tornai a casa con 20 euro sulla mia carta di credito. Urgevano soluzioni.

-Domenica mattina, ore 11e05-
La notte aveva portato consiglio, ed elaborai un piano che mi avrebbe consentito di riavere indietro ben 40 euro. Trovandomi nella situazione di dover creare un posto per il mio ennesimo paio di scarpe, trovai in fondo all'armadio delle All Star grigie basse che ancora avevo portato a casa ad ottobre, quando pensavo che sarebbero state troppo giuste per andare in UniBi e poi mai utilizzate. Il procedimento era semplice: riportavo in negozio le scarpe, mi ridavano i buoni dal valore di 40 euro, barattavo i buoni con qualche mio collega. Et voilà, il gioco era fatto.
Mentre mi recavo al lavoro, pensai: "Cosa mai potrebbe ancora indurmi in tentazione?". Risposta: "Dato che ho già un sacco di scarpe nere e marroni, un paio di francesine blu sarebbero l'ultimo elemento mancante al mio bagaglio per Milano". Detto fatto. Dopo 5 minuti di lavoro, notai che erano arrivate delle francesine blu. E per di più dello stesso prezzo delle mie All Star! Era il segno. Dovevo averle. Barattai così i due modelli. E dissi addio al mio rimborso. Sarebbe stato di certo più razionale lasciare tutto dov'era, ma non potevo certo permettere a me stesso di ignorare un simile segnale divino.

Questi, sono i due episodi che mi hanno messo di fronte alla realtà.
24 ore e 190 euro in meno dopo, senza nemmeno i soldi per pagarmi un gelato al McDonald, Aspirante Carrie Bradshaw si rese conto che Rebecca Bloomwood si era impossessata di lui. Sono un caso disperato, è vero, ma almeno i miei piedi ed io saremo sempre impeccabili.

domenica 17 aprile 2011

Quando Xander è in vacanza

Quando Xander è in vacanza succede sempre qualcosa.
E dato che Xander è in vacanza specialmente in periodi tra la primavera e l'estate, le giornate sono sempre più lunghe e tutti abbiamo più tempo libero. E col tempo libero a disposizione ci si vede più spesso.
Quando Xander è in vacanza difficilmente tira buca.
L'entusiasmo e la spensieratezza ci portano a programmare cose nuove, cercare diversivi, uscire dalla routine. Le buche sono rarissime, si è talmente impegnati a pensare alla prossima uscita che è materialmente impossibile cercare di inventarsi qualche stupida scusa per saltare l'indomani.
Quando Xander è in vacanza tutto è imprevedibile.
Si può passare da una semplice uscita "per un drink" e poi ritrovarsi da tutt'altra parte in fila davanti a qualche discoteca milanese. Si può partire da "un pò di shopping" e finire 11 ore dopo, con un cinese sullo stomaco ed una passeggiata sul lago. Niente è lasciato al caso, lui ha tutto sotto controllo, oltre che un sacco di iniziativa.
Quando Xander è in vacanza è opportuno non avere impegni.
Qualsiasi ora della giornata può essere utilizzata per vedersi, fare gite, bere qualcosa, fare compere. Mancare a qualcuna di queste occasioni significa perdersi episodi fondamentali, basilari per comprendere lo svolgersi di quelli successivi.
Quando Xander è in vacanza niente sembra andare storto.
E' sufficiente una battuta, tutto si risolve. Domani è un'altra gita! O uscita! O serata! Sorridere è la parola d'ordine.
Quando Xander è in vacanza sembra essere più felice.
Non so se si tratta di un caso, o di coincidenza fortuite, ma in ferie il mio amico appare più sereno, non si isola, non si tira indietro in situazioni nuove, semplicemente sorride di più.

Ieri io ed il mio amico Xander, in ferie da circa una settimana, siamo usciti per quello che originariamente sarebbe dovuto essere "un giro di shopping". Dovevamo acquistare un paio di cose e siamo usciti dal centro commerciale con una spesa totale di più di 500 Euro (e tante tante borse stracolme d'acquisti). Io non potrò più utilizzare la mia carta di credito fino al prossimo 15 maggio, ma poco importa, ne è valsa la pena. Abbiamo riso, ci siamo ubriacati con un aperitivo, abbiamo attraversato la provincia per osservare come ci si da al prossimo sulla strada (in caso a qualcuno di noi in futuro potesse servire), abbiamo concluso il tutto con un gelato al Mcdonalds. Sono tornato a casa alle 2 in punto ed ero felice. Anche Xander lo sembrava, e nonostante i suoi dubbi su un passato che non sembra riuscire ad essere superato, penso che l'intera uscita abbia fatto bene ad entrambi.
Ecco, è proprio così che dovrebbe essere Xander, un pò pazzo, solare, intraprendente, felice per quello che ha, ma soprattutto per quello che è.
Quando Xander è in vacanza, io lo sento il vero Xander.

lunedì 11 aprile 2011

Aspirante Carrie Bradshaw, soggetto ideale per una ricerca etnografica

Da qualche settimana Aspirante Carrie Bradshaw va in UniBi più volentieri rispetto al solito. 
E questo non solo per le intere giornate che assieme a Clementia trascorre mangiando insalata, traducendo cinese e programmando esami per la sessione estiva, no, niente di tutto ciò. Si tratta in realtà di un nuovo corso di "Antropologia dei Media" che ho iniziato a frequentare ad inizio marzo e che si è presto rivelato parecchio interessante. Sebbene la mia compagna/amica avesse presto abbandonato le lezioni per optare per una più tranquilla "Linguistica Applicata", io sapevo che questo tipo di argomento era quello che più faceva al caso mio. Televisione, cinema, giornali uniti a qualche nozione di antropologia sarebbero stati di certo ben più interessanti di quanto avevo studiato finora, pensai. Ed anche quando, sbirciando il curriculum vitae online della professoressa che teneva il corso, ho scoperto che veniva tenuto da un'autrice televisiva e radiofonica delle reti Rai, allora capì che quella era il segno definitivo, la rivelazione che avrebbe aperto le porte al mio futuro. Quello era il corso che avrebbe dato il senso alla mia iscrizione in UniBi.
Le lezioni consistevano in film da commentare, qualche piccola nozione qua e là, dibattiti d'attualità a cui presi parte.. finchè non si passò al fatidico argomento X che tutti gli studenti temono: l'esame. Se si voleva sostenere una prova in forma abbreviata, era necessario fare un'etnografia sui Media di almeno 8 pagine. Ovvero, osservare come "una pratica sociale viene influenzata da un media" (cit.) di qualsiasi tipo, su qualsiasi soggetto, in qualsiasi paese. Dato che non mi era ben chiaro il tutto approfondii l'aspetto tecnico in un faccia a faccia con la professoressa che, prontamente, mi riportò un esempio lampante ed, ahimè, vero.
Un'etnografia abbastanza eloquente è stata condotta qualche anno fa in Italia, dove un'antropologa ha osservato come Dallas (serie televisiva americana ndr) influenzasse una spettatrice particolarmente appassionata per quel programma; comportarsi come i personaggi, ricercare riscontri tra la sua vita e quella del telefilm, trasportare elementi dalla finzione televisiva alla realtà: queste erano le cose che dovevano essere osservate, annotate e studiate. Un vero tesoro per un antropologo era trovare qualcuno la cui vita venisse influenzata da quanto trasmettevano i media. Ok, non vi ricorda nessuno?
Mentre la professoressa mi parlava, notai come la situazione sembrasse ispirata alla mia vita. O meglio, a quella di un caso umano che aspirava a diventare Carrie Bradshaw, vestire alla moda e lanciarsi nel mondo milanese. Mi sentì come un topo in una gabbia di gatti: ero una preziosissima fonte di informazioni, sarei stato il soggetto perfetto per una ricerca, qualcuno avrebbe potuto documentare come io, Aspirante Carrie Bradshaw, cerchi goffamente di simulare la mia beniamina, sarei finito in qualche libro e sarei apparso come il tipico soggetto mentalmente instabile e volubile. Ops.
Quello fu il giorno in cui scoprì non solo di avere qualcosa in comune con questa materia, ma anche che ero un'ottima preda per tutti gli antropologi dei media interessati a comprendere come una serie TV riesca a condizionare la vita di un piccolo provinciale gaio. Si dice che la cultura favorisca la consapevolezza, in questo caro era proprio così.

PS: la mia etnografia verterà su come il format televisivo dei reality influenza invece il pubblico. Cerco soggetti profondamente influenzati, tra i 20 e i 28 anni, maschi e femmine, da intervistare, registrare, incontrare. No antipatici, no omofobi, astenersi perditempo.

sabato 2 aprile 2011

Il potere di un libro

Ci sono libri che quando li leggi ti cambiano il modo di vedere le cose. E lo stesso vale per gli amici.

Il senso di spaesamento dovuto a "dove andrò/cosa farò/chi diventerò" mi stava affliggendo ed ognuno dei miei amici cercava di aiutarmi come più poteva: Lou* riportandomi esempi di altri suoi amici gai ormai lanciati in ambienti professionali di tutto rispetto, Clementia continuava, ogni giorno trascorso a lezione in UniBi, a ripetere di avere fiducia in me, che l'avere una certa media ed essere in pari con gli esami nascondeva di certo qualcosa di buono e che avrebbe saputo portarmi lontano, e poi c'era Marion, che martellavo con gli ormai abituali sfoghi della domenica mattina al lavoro. Infine c'è il libro che mi è stato consigliato e prestato. L'ho terminato circa una settimana fa, ma di certo ha cambiato il modo di farmi vedere le cose. 

Se c'è una morale da trovare in questa mia storia pacchiana, è di credere in se stessi e, soprattutto, nei propri sogni. E' folle pensare che c'era una volta un ragazzino quindicenne che fuggì a New York a vivere la propria esistenza come donna. Alcuni l'avrebbero ritenuto impossibile, altri mi avrebbero condannato a bruciare all'inferno, ma comunque l'ho fatto e sono stata esaudita. Tesoro, dopo una simile prodezza non c'è nulla che io non possa fare! Per come la vedo io, i sogni di oggi sono la realtà di domani. E naturalmente io sogno sempre in Technicolor!                                      

Vi amo follemente,
Holly Woodlawn 
(tratto da "Coi tacchi alti nei bassifondi", Holly Woodlawn, ed. I tascabili BCDE)

Come tutti i finali che si rispettino, ti fa riflettere. E ti lascia anche qualcosa.
Ti fa capire che essere diversi non è un difetto ma un pregio, che a volte vivere significa rischiare e prescinde dall'approvazione altrui, che ognuno ha il diritto di essere ciò che è senza doversi crocifiggere per questo. Io ero un ragazzo (a volte confuso per ragazza, ahimè) dalla spiccata componente gaia, che rivaluta le persone (nel bene e nel male) incondizionatamente, che sa offrire contenuti nelle conversazioni e che, nonostante ad alcuni possa sembrare frivolo o stupido, dalla vita sa cosa vuole. Holly Woodlawn mi ha insegnato questo, ha di certo cambiato il modo di farmi vedere le cose.