lunedì 11 aprile 2011

Aspirante Carrie Bradshaw, soggetto ideale per una ricerca etnografica

Da qualche settimana Aspirante Carrie Bradshaw va in UniBi più volentieri rispetto al solito. 
E questo non solo per le intere giornate che assieme a Clementia trascorre mangiando insalata, traducendo cinese e programmando esami per la sessione estiva, no, niente di tutto ciò. Si tratta in realtà di un nuovo corso di "Antropologia dei Media" che ho iniziato a frequentare ad inizio marzo e che si è presto rivelato parecchio interessante. Sebbene la mia compagna/amica avesse presto abbandonato le lezioni per optare per una più tranquilla "Linguistica Applicata", io sapevo che questo tipo di argomento era quello che più faceva al caso mio. Televisione, cinema, giornali uniti a qualche nozione di antropologia sarebbero stati di certo ben più interessanti di quanto avevo studiato finora, pensai. Ed anche quando, sbirciando il curriculum vitae online della professoressa che teneva il corso, ho scoperto che veniva tenuto da un'autrice televisiva e radiofonica delle reti Rai, allora capì che quella era il segno definitivo, la rivelazione che avrebbe aperto le porte al mio futuro. Quello era il corso che avrebbe dato il senso alla mia iscrizione in UniBi.
Le lezioni consistevano in film da commentare, qualche piccola nozione qua e là, dibattiti d'attualità a cui presi parte.. finchè non si passò al fatidico argomento X che tutti gli studenti temono: l'esame. Se si voleva sostenere una prova in forma abbreviata, era necessario fare un'etnografia sui Media di almeno 8 pagine. Ovvero, osservare come "una pratica sociale viene influenzata da un media" (cit.) di qualsiasi tipo, su qualsiasi soggetto, in qualsiasi paese. Dato che non mi era ben chiaro il tutto approfondii l'aspetto tecnico in un faccia a faccia con la professoressa che, prontamente, mi riportò un esempio lampante ed, ahimè, vero.
Un'etnografia abbastanza eloquente è stata condotta qualche anno fa in Italia, dove un'antropologa ha osservato come Dallas (serie televisiva americana ndr) influenzasse una spettatrice particolarmente appassionata per quel programma; comportarsi come i personaggi, ricercare riscontri tra la sua vita e quella del telefilm, trasportare elementi dalla finzione televisiva alla realtà: queste erano le cose che dovevano essere osservate, annotate e studiate. Un vero tesoro per un antropologo era trovare qualcuno la cui vita venisse influenzata da quanto trasmettevano i media. Ok, non vi ricorda nessuno?
Mentre la professoressa mi parlava, notai come la situazione sembrasse ispirata alla mia vita. O meglio, a quella di un caso umano che aspirava a diventare Carrie Bradshaw, vestire alla moda e lanciarsi nel mondo milanese. Mi sentì come un topo in una gabbia di gatti: ero una preziosissima fonte di informazioni, sarei stato il soggetto perfetto per una ricerca, qualcuno avrebbe potuto documentare come io, Aspirante Carrie Bradshaw, cerchi goffamente di simulare la mia beniamina, sarei finito in qualche libro e sarei apparso come il tipico soggetto mentalmente instabile e volubile. Ops.
Quello fu il giorno in cui scoprì non solo di avere qualcosa in comune con questa materia, ma anche che ero un'ottima preda per tutti gli antropologi dei media interessati a comprendere come una serie TV riesca a condizionare la vita di un piccolo provinciale gaio. Si dice che la cultura favorisca la consapevolezza, in questo caro era proprio così.

PS: la mia etnografia verterà su come il format televisivo dei reality influenza invece il pubblico. Cerco soggetti profondamente influenzati, tra i 20 e i 28 anni, maschi e femmine, da intervistare, registrare, incontrare. No antipatici, no omofobi, astenersi perditempo.

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