domenica 25 marzo 2012

Filippo VS Andrea, ovvero l'eterno scontro tra Aiden e Mr Big

Arriva il momento in cui la Carrie che c'è in ognuna di noi deve affrontare la sfida più ardua di tutte. Quella che ha tenuto banco in 6 stagioni di Sex And The City, senza contare i due film successivi e l'ondata di pettegolezzi e scommesse che hanno sempre invaso i forum degli appassionati: Aiden o Mr Big?
Che poi, ben volendo vedere, la scelta nasconde uno stato ancora più profondo di incoscio femminile: la sicurezza di un uomo certamente fedele, banale e scontato come Aiden, o l'imprevedibilità, il carisma e il fascino di Mr Big? Insomma: il dolce da una parte, lo stronzo dall'altra.

Anche Aspirante Carrie Bradshaw si trovava di fronte alla sua coppia. Filippo, il ragazzo che frequentava da mesi, buono, pacato, gentile e sempre disponibile per portarmi a Milano, e Andrea, il ragazzo che avevo visto solo due volte, ma che mi aveva sin da subito rapito con la sua imprevedibilità e la sua disinvoltura nel baciare un ragazzo nel bel mezzo di un supermercato all'orario di punta. Due (a questo punto mezzi) etero, due caratteri diversi e forse opposti, accomunati da me, minimo comun denominatore, in grado di attrarli a me attraverso Nicole. Filippo, tanto buono, tanto sorridente, tanto disponibile quanto prevedibile, aveva raggiunto un livello di stasi, dove tutto quello che diceva andava a finire nel qualunquismo più estremo che ci potesse essere. Nessuna litigata, solo risposte affermative, nessuna critica costruttiva. Filippo era lì, pronto a offrirti la sua cena, il suo passaggio, i drink e a chiamarti tutte le sere, ma ancora poco in grado di portare a termine una conversazione che fosse costruttiva. Era questa, dunque, la relazione che volevo? Un uomo disposto a farsi plasmare e a cadere nel clichè già dopo un paio di mesi? 
Andrea è arrivato a darmi la sua risposta. E in un certo senso si può dire che quel bacio inatteso nel bel mezzo della Pam, fatto da un ragazzo decisamente al di sopra dei sospetti, ha dato il via a tutto. Una notte in hotel intensa e fin troppo corta, una serie di telefonate e sms che dai tempi del carabiniere non avvenivano, un venerdì sera a casa mia nella Bella Provincia, con i miei in casa. Il che portava ad una sola domanda: come presentarlo? Siccome non sapevo bene il ruolo che Andrea avrebbe avuto nella mia vita, decisi che un semplice "amico" poteva bastare. Ma il dormire insieme sullo stesso divano nel mio appartamento semi vuoto, essere trovati abbracciati sotto le coperte e il succhiotto sul collo l'indomani mattina, svelarono ben presto all'Autorevole Madre cosa Andrea era per Aspirante Carrie Bradshaw, oltre che un fumatore di canne. Ma proprio quella notte, entrambi ci rendemmo conto che eravamo pronti a fare sul serio. Lui, così libero ed easy da non sapere nemmeno la via in cui doveva farsi trovare, lui che quando siamo andati a prendere le pizze da asporto, socializzava con tutti e mi baciava, mi faceva sentire bene. Il suo stile trasandato, in felpa e scarpe da skateboarder, il suo passato nei rave, i suoi modi indipendenti e spontanei, mi avevano rapito. "Vuoi essere il mio ragazzo?" mi chiese, mentre ero seduto sopra di lui. Si può considerare l'inizio di una storia e la fine di un conflitto, perchè mentre io rispondevo "Sì", il cellulare suonava perchè Filippo mi stava chiamando.
La domenica pomeriggio Filippo mi telefonò ed io non risposi. In un certo senso la battaglia poteva essere conclusa. Mr Big aveva avuto la meglio, ma come più volte l'esperienza di Carrie Bradshaw ha insegnato, non ci si può mai adagiare sugli allori. Per il momento, io, mi accontentavo di presentare Andrea a tutte le mie amiche ed ascoltavo lusingato la canzone che mi aveva dedicato (qui sotto).  



mercoledì 21 marzo 2012

Spring time

Quando anche a Milano sboccia la primavera tutto cambia.
Giulio era pronto a partire per un mese in America, non c'erano stati passi avanti ed io mi sforzavo di rispondere sempre più freddamente ai suoi messaggi su Whatsapp. La verità era che ero solo stanco. Stanco di impegnarmi e darmi da fare per aiutare persone (in questo caso etero che volevano fare una buona impressione sulle ragazze) che però non riuscivano a togliersi dalla testa che fossi gay, e quindi diverso, avevo capito che era ora di cambiare aria. 
Capitava proprio al momento giusto. La stagione stava cambiando. Niente più vestiti (o persone) pesanti. Dovevo dimenticarmi di Giulio (per lo meno in quel mese) e vivermi la città ancor più instensamente di quanto avessi fatto sinora. Così, quando mercoledì sera andai con una mia compagna alla sfilata e sedetti nella sezione "giornalisti" con tanto di cartella stampa alla mano, mi resi conto che la via era quella giusta. Stavo vivendo l'esperienza che sognavo da tutta una vita. Respirare l'aria milanese delle sfilate. 
Tornando a casa, non potevo fare a meno di chiedermi cosa sarebbe stato di me nei mesi seguenti. Ricapitolando: l'anno milanese stava scadendo, eccetto le esperienze di Nicole, non avevo più avuto entrate monetarie, lo stage gratuito stava finendo. Anche qui serviva una novità: dovevo cercarmi un lavoro. Non necessariamente serio, ma che per lo meno scongiurasse il mio ritorno a casa a giugno.
Purtroppo però le cose non sono sempre facili. Così, mentre notavo che Stefania continuava a correggere i miei scritti riempendoli di tratti rossi come una vera correttrice di bozze in Vogue, e mi è bastato un sabato sera al Fiat Lounge per capire che, pur continueando a frequentare giri etero, sempre frocio (e quindi diverso) ai loro occhi resterai, mi resi effettivamente conto di essere in difficoltà.
Parlavo tanto di cambiamento e novità, ma ora? Quale sarebbe stata la prossima mossa?
Domenica pomeriggio trascorsi la giornata a casa. Volevo stare da solo, non sentire nessuno, isolarmi da tutti, non ricevere inviti per aperitivi o serate. Dovevo pensare.
Poi, quando ormai ti sei reso conto che di Filippo, Giulio e altri non interessa più nulla perchè tu sei uno spirito libero che non può vivere in schemi prefissati, salta fuori da msn questo ragazzo della provincia di Milano. Ha 26 anni, cerca ragazze come Nicole, fuma parecchi spinelli, è molto carino. Ma ha anche avuto una relazione con un'altra "ragazza" simil Nicole durata un anno intero. Vacanze, serate insieme, amore. Forse, lui poteva essere la prima persona libera che viveva esperienze omosessuali senza farsi troppi problemi. 

Con l'inizio della settimana, ci sentiamo tutti i giorni, stiamo al telefono ore, c'è feeling. Poi, ieri sera, decide di prenotare una camera in hotel a Milano per trascorrere la notte assieme a me. Che sia sulla strada giusta per togliermi dai motel e dai bassifondi del sesso a pagamento che tanto mi ha fatto guadagnare, per darmi la stabilità che tutti si augurano che io trovi? Ci diamo appuntamento in Corso Buenos Aires, e andiamo al supermercato più vicino per prendere alcool e dolci da mangiare durante la notte. E lì, nel bel mezzo della corsia delle caramelle e dei cereali, succede la vera novità: ci baciamo. Nel bel mezzo della gente che, stranamente da quanto avrei pensato, continua noncurante nella sua spesa. Continuiamo a scambiarci baci anche mentre andiamo all'hotel, mentre siamo per strada e dove tutti ci possono vedere. A nessuno dei due importa qualcosa di tutto questo. La serata mi sembra magica e ricorda quei primi momenti di caldo, in cui le giornate sembrano allungarsi: un cielo limpido, un ragazzo maschile e carino al mio fianco con cui baciarmi quando mi va, una borsa della spesa piena di alcool ed m&m's, il vento leggero che mi accarezza il viso e promette novità. Arrivati in camera iniziamo a baciarci e lì scoppia il colpo di fulmine: parole grosse volano, ci abbracciamo e non ci lasciamo più, si fanno programmi per cosa fare a Pasqua assieme, mi chiede di non vedere altre persone, si informa sulle mie esperienze amorose passate (come se ne avessi mai vissuta realmente una), è riluttante all'idea che abbia fatto sesso a pagamento e mi riprende per questo. Finalmente qualcuno in grado di tenermi testa, qualcuno che è in grado di uscire dalla banalità e che utilizza le sue esperienze passate (i suoi rave, incidenti e risse, nonchè la relazione con il mio coetaneo travestito) per vivere il futuro. Addio banalità e qualunquismo, Andrea porta una ventata di aria nuova. Anzichè dormire stiamo svegli tutta notte abbracciandoci, guardandoci negli occhi, promettendoci serenità e poche provocazioni almeno fino al prossimo incontro (un pò come tutte le altre coppie fanno all'inizio, quando è tutto rose e fiori). La mattina dopo ci alziamo dal letto a malincuore nell'ora esatta in cui dobbiamo lasciare la camera. La lezione settimanale all'università mi chiama, e lui ha un treno da prendere. Vuole che lo accompagni in stazione ed acconsento, in fondo era un'altra cosa nuova. Lo saluto al binario e lui mi bacia ringraziandomi per la serata.
Esco dalla stazione sereno e spiazzato per come entrambi eravamo stati bene. Guardo il cielo: è sereno, il sole caldo e il leggero venticello della sera precedente mi ricordano che è il 21 marzo e che sta iniziando qualcosa di nuovo.
E' primavera, e mi rendo conto che forse anche io, durante quella notte, potevo essere cambiato.

martedì 13 marzo 2012

Predictably

Quando il dovere chiama, Aspirante Carrie Bradshaw risponde.
Giovedì notte. Sono le 3e30 e sono al pc per terminare un pezzo per l'evento che l'Ambizioso Cugino sta organizzando nella Bella Provincia. Devo parlare di sostenibilità, sport, ambiente, devo documentarmi, sfogliare il vocabolario dei sinonimi e dei contrari, ed ho sonno.
Dopo una serata solo con Giulio al Bobino bevendo a più non posso, una cena con Beniamina e Natascia, ed una cena al giapponese con il cugino gaio che sempre mille spunti mi dà, sono alla quarta nottata della settimana e non vedo l'ora di riappropriarmi delle ore di sonno che tento di recuperare ormai da settimane. Voglio dormire. Concludo l'articolo, ora posso addormentarmi.  Nemmeno il tempo di riflettere su cosa indossare l'indomani e crollo nel sonno.
Il mattino dopo mi trascino con delle occhiaie incredibili in ufficio. "Aspirante Carrie Bradshaw" mi dice Stefania, non appena mette piede in ufficio "ci sono da leggere le letterine che i bambini hanno scritto al sito degli Amici del Mulino. Sono 3549. Dividile con l'altra stagista e rispondete a tutte". Non ci posso credere. 3549 letterine? I bambini non hanno nulla di meglio da fare? Che so, che fine hanno fatto le macchinine, il classico nascondino o le vecchie Barbie?
Inizio a scorrere l'elenco della posta elettronica quando mi suona il telefono. E' mio cugino. "Ciao Aspirante Carrie Bradshaw, ho ricevuto i tuoi pezzi, vanno molto bene. Ci sarai vero domani all'evento?" "Certamente" "Bene, perchè avremo ancora bisogno di te. A domani". 
Ommioddio. 
Quando diavolo potrò dormire? E soprattutto: se Giulio mi chiama per uscire come farò a dirgli di sì? Niente panico, mi dico, tutto si può risolvere. Basta pensare con metodo e massimizzare l'uso delle risorse, tipo: Filippo, che può darmi tutti i passaggi che voglio. Oh sì, sarà facilissimo. Termino la giornata leggendo letterine e buttando un occhio agli orari di trenitalia per capire cosa fare della mia vita nel fine settimana di fuoco che mi aspetta. Ho, nell'ordine: una due giorni di sport a cui assistere, Filippo che voleva uscire a cena e dormire da me, Clementia che mi reclamava per un'uscita, Beniamina che mi aveva invitato al Limelight, Giulio che mi chiedeva cosa avrei fatto sabato sera, Beniamina che mi aveva invitato ad un aperitivo a casa sua, dei capelli da tagliare. Posso benissimo farcela.
Venerdì sera rimango a casa, collassato sul letto a guardarmi telefilm e puntate che non ero riuscito a vedere da settimane. Il sabato mattina corro come un disperato in Stazione Centrale per tornare in provincia senza perdere il treno che ho tra 20 minuti.
Arrivando a casa mi rendo conto di come la giornata sia incredibilmente bella. Il sole, il cielo limpido, il verde dei campi.. tutte cose che in queste settimane non avevo ancora avuto modo di notare. Non mi rendo conto che sono già arrivato a destinazione. 
Dopo un breve salto dal parrucchiere raggiungo il centro del paese per assistere alla gara. Le brochure che ho realizzato sono andare letteralmente a ruba. Che soddisfazione! Mi raggiunge l'Adorata Cugina e tra un abbraccio e un bacio mi raggiunge l'amara verità: "L'aperitivo biologico che tu hai messo la domenica in realtà è stasera, hai sbagliato a scrivere il programma in brochure!" "Cosa?" "Sì, il QI (discoteca che collabora con l'evento) è stasera che installa il dj set qua, non domani, come hai scritto tu". Ommerda. Sono nella merda. Preso dalla frenesia di andare al Tunnel, non mi sono reso conto che ho sbagliato il giorno. D'altro canto, non potevano controllare quello che avevo scritto? Controllo il pezzo di carta. Fortunatamente la parte in questione non è così vincolata a "domenica 11 marzo", è in una posizione ambigua, potrebbe essere benissimo associata a "sabato 10 marzo" e poi, che carini, i grafici hanno seguito le mie indicazioni mettendo nel box a parte il discorso del sindaco! Oh, che soddisfazione! Guardo ammirato il mio lavoro e mi congratulo con me stesso.
L'evento fila liscio, gli atleti partecipanti sono più di mille, provenienti da ogni parte di Italia, ed uno di loro, un ragazzo 23enne molto carino, continua casualmente a girare intorno allo stand dove sto sistemando i programmi e i regolamenti per la gara di domani. Che ci sia un messaggio in codice? Filippo intanto mi chiama. Vorrei rispondere ma qualcosa mi ferma. Sono davvero sicuro di voler tornare stasera stessa? Meglio una cena a Milano con lui o una serata in provincia a preparare le cose per la mattina dopo, magari con l'atleta in questione? L'Adorata Cugina è esterrefatta: "ci sono gay ovunque?" "Ma certo tesoro" rispondo "su 1000 atleti è percentualmente certo che ce ne siano almeno una cinquantina omosessuali". Il mio compito è scovarne il più possibile. Pensandoci bene, perchè stasera non faccio una visita all'hotel dove pernottano? Ho il pass! Avrei a disposizione ogni singola camera! Ma prima c'è l'aperitivo organizzato dal QI con ballerini vestiti da Batman e Wonderwoman, dj, un pullman limousine con bar, divanetto e tv al plasma a bordo e tanti nuovi ragazzi da conoscere. Faccio un pò di pubbliche relazioni: cioè giro ubriaco a intrattenere ospiti completamente scioccati dalla mia omosessualità esplicita, ma è pur sempre un modo per farsi conoscere. Come diceva la mia Holly, fare scandalo è un dovere e lasciare il segno è molto importante, se si vuole diventare qualcuno che conta. Respiro già l'aria del successo, quando uno dei cubisti mi suggerisce di andare ad intrattenere gli etero curiosi direttamente al QI salendo in qualità di Nicole sul palco. Già mi vedo, in tacchi, sul palcoscenico di fronte ad una folla di uomini apparentemente disgustati ma in fondo desiderosi di provare cosa voglia dire andare con una travestita. 
Il telefono squilla per la quinta volta, Filippo mi riporta alla realtà: è qui e mi sta aspettando. O meglio, Milano mi aspetta.

Il viaggio verso Milano è strano. Filippo continua a lanciare una serie di battute strane: aspettavo mi invitassi all'evento, se mi dicevi dov'era l'aperitivo magari sarei venuto, non mi scrivi mai, è da tutta la settimana che ti sento strano, se non vuoi non ci vediamo... Io invece continuo solo a fargli notare come sia liberissimo di fare quello che vuole e di come il suo interesse per la ragazza che dice di essersi scopato settimana scorsa stoni con quello che sta dicendo. Insomma: che cosa vuole Filippo? Un ragazzo etero, prova per la prima volta ad andare con un travestito. Inizia a chiamarlo tutte le sere, escono a cena, gli dà strappi per Milano, fa battute sul fatto che il travestito non abbia più voglia di vederlo, sentirlo o fare sesso con lui. Continua a dire di cercare donne, di non volere storie, di voler passare del tempo con me. Il travestito intanto, si prende bene per un pierre dalla dubbia eterosessualtità, che ama l'apparire, vuole Beniamina, non perde occasione per fare serata. La mia vita stava diventando un vero caos. Serve ordine. Mentre in macchina attraversiamo i campi, il cielo è limpido e la luna è alta in cielo, mi rendo conto di come la situazione sia completamente sbagliata. Dovrei essere felice, ho un ragazzo che mi vuole, mi porta fuori a cena, mi riempie di attenzioni e vuole essere partecipe della mia vita e di quello che faccio. Se fosse stato il carabiniere, o Michele, o Giulio, probabilmente sarei soddisfatto.  Invece non posso che continuare ad osservare come Filippo sia banale e qualunquista in tutto quello che fa. Troppa prevedibilità nuoce. E a me servivano stimoli.
Arrivati a Milano passiamo da casa per sistemare un paio di cose e prenotiamo il tavolo al giapponese lì vicino. La cena la trascorro ingozzandomi come non mi succedeva da tempo, sorridendo con Filippo e realizzando che tutte le mie supposizioni, i miei dubbi, le mie idee erano vere: Filippo non mi dà stimoli, le conversazioni non ti lasciano niente, ti fa sorridere, ma non puoi costruire una relazione sul sorriso. Anche se quando ti paga il conto sei così riconoscente che vorresti subito baciarlo.
Tornando a casa passiamo davanti al Mono, ed un'orda di ragazzi gai affolla la strada. Sento il richiamo frocio. Vorrei unirmi a loro, ubriacarmi, andare a ballare, divertirmi. Attraversiamo Corso Buenos Aires e incappiamo in gruppi di amici gai che sfoggiano i loro vestiti nuovi per le loro serate gaie. Improvvisamente muoio di invidia. E' questo il sabato sera che volevo? Arriviamo a casa e ci mettiamo a letto a guardare Mai dire Grande Fratello. Alle 2 Filippo dorme. Passerà la notte lì e maledico il giorno in cui ho pensato di invitarlo da me a dormire. Vorrei dirgli di tornare a casa, ma i sensi di colpa mi fermano. Vorrei uscire, andare a ballare, seguire l'ondata del sabato sera come tutti i ragazzi, ma non posso. C'è Filippo che mi stringe a sè.
Mi addormento consapevole che questo non è il sabato sera che avrei voluto avere. Avevo una scalata sociale da compiere, nuove persone da conoscere, un nome da costruire, nuovi etero da convertire.

mercoledì 7 marzo 2012

Angeli Custodi

Ok, niente panico, si tratta solo di un aperitivo Bio con dj set, posso inserirlo quando credo più opportuno. In fondo, si tratta di un evento sportivo, sicuramente questa attività è del tutto secondaria, metterlo il sabato o la domenica non ha importanza. Sì, penso lo metterò la domenica.
Fisso lo schermo del mio pc portatile, sono le 23e17 di venerdì sera, alle 23e30 devo essere al Mono, dove ho appuntamento con Rosa ed un paio di amiche, per brindare come anticipazione alla folle notte al Tunnel. Sono vestito di tutto punto, con le mie nuove francesine, jeans risvoltati, ciuffo ribelle, matita più che evidente, ed una brochure da mandare in stampa entro la mezzanotte. Devo finirla, mi ripeto. Devo ricordare quando è in programma l'aperitivo Bio nell'evento che sto seguendo. 10000 copie di un programma scritto da te che verranno lette da chiunque non sono come i post di questo blog. Devo farle bene, devo essere puntuale nella consegna, devo capire quando cavolo è fissato l'aperitivo. L'evento è di due giorni, quindi due opzioni: il sabato o la domenica.
Lo ficco la domenica alle 19, mi spruzzo il profumo, ultima laccata, esco.
Sfreccio al Mono alla velocità della luce e mi rendo conto che ricorda vagamente il Moma di provincia, meno sfranto, molto più popolato, ma la filosofia non cambia: bere in strada è sempre top. Saluto Rosa e le altre ragazze, brindo con un Margarita e ci dirigiamo verso il Tunnel. Serata electro, gente ubriaca oltre che strafatta, urla e spintoni per un sessantenne dalla fama internazionale che mette musica. Questo è il Tunnel.
All'uscita, decido, visto che si tratta di 10 minuti a piedi, di tornare a casa senza ricorrere al taxi. Se ne avvicina uno e mi offre un passaggio gratis. Faccio mente locale e mi torna in mente l'esperienza avuta la notte fuori dal Gattopardo, quando mi sono ritrovato a girare Milano con lo pseudo fratello di Conte, meglio rifiutare, e tornare a piedi.

Sabato sera. Io e la mia compagna Beniamina stiamo andando a casa di Ilaria e Marialaura a cena. Cerco di ignorare il fatto che il pierre Guido mi stia tampinando da due giorni sui programmi di questa sera. Già venerdì pomeriggio mi ha chiamato chiedendomi quali sarebbero state le mie intenzioni per il weekend ed ora mi trovo di fronte ad un bivio. Se le mie amiche optano per una serata nuova al Limelight, Guido, che di locali pettinati ne ha fin sopra i capelli, avrebbe preferito qualcosa di nuovo e di più alternativo. La domanda sorge spontanea: mantenere i programmi o adeguarli al mio nuovo colpo di fulmine? La risposta viene da sè a cena, quando Ilaria e Marialaura propongono di tornare all'Old Fashion. Il tempo di scrivere a Guido, che subito mi richiama per ufficializzare il tutto. Era inevitabile: Guido era più presente del prezzemolo nelle mie serate.
Arriviamo al locale che la folla è già accalcata, mi vedrà mai? Mi chiedo, dopo una bottiglia di vino bevuta alla meglio in tram. Il mio ciuffo fa il tutto: Giudo mi fede e mi fa superare la fila promettendomi di passare non appena chiude la lista a salutarmi. 15 minuti dopo e mi ritrovo lì, con lui, a parlare dell'assente Beniamina e degli apprezzamenti che il suo capo ha fatto sulla mia estroversione, tanto da propormi un impiego lì. "Il mio responsabile credo voglia proporti di fare l'animatore ai tavoli" dice nel frastuono della musica. Mi sento lusingato, ma preferirei animare lui, anzichè i clienti e sorrido in modo imbarazzato. Inizia così una serie di scene imbarazzanti: lui che mi regala drink, lui che mi invita al tavolo, io che non voglio abbandonare le mie amiche, io che non so che fare per non apparire il classico approfittatore. Usciamo a fumare e parliamo della sua ex fidanzata, che l'ha mollato 3 mesi fa quando, dopo 2 anni, è partita per studiare in America e ha deciso di piantarlo dopo 2 mesi. Lui ancora dice di soffrirne, io spero di riprenda con Beniamina. O con me.
Guardandolo, ascoltandolo, parlandoci, mi rendo conto che Guido non ha proprio nulla a che fare con Querceto: non cerca ragazze da limonare in discoteca, odia le persone frivole, vuole relazioni serie, odia i locali troppo impegnativi. Un ragazzo vero o finzione?
Mi presenta diverse persone, ma poi mi rendo conto che forse è anche il caso di raggiungere le mie amiche, lo lascio con la promessa di raggiungerlo al tavolo. L'ho in pugno, continuo a ripetermi, è mio, mi darà un passaggio, mi bacerà, lavorerò ballando e sculettando tra i tavoli dell'Old Fashion. In fondo, tutte le persone importanti hanno iniziato così.
Mezz'ora dopo mi arriva un messaggio su Whatsapp. Era Carlo. "Scusa ma sto tornando a casa, ero solo da mezz'ora e non ti ho più trovato, ci rifacciamo martedì al Bobino. Scusami". Sono senza parole. Niente Guido, niente bacio, niente passaggio! Guardo i drink gratis, ormai completamente sprecati senza di lui in giro: che senso avrebbero avuto? Continuiamo a messaggiare fino a che anche Marialaura decide che è ora di tornare a casa.
Cammino fino al pullman, dopo che ho salutato le mie amiche napoletane, e non posso fare a meno di chiedermi per quale motivo una persona così gentile, sensibile e simpatica potesse essere effettivamente sola. E' etero? E' gay? E perché insiste tanto nell'andare in posti nuovi con tutti i locali dove lavora? E ancora: era possibile che uno famoso e conosciuto come lui potesse stare per mezz'ora solo in una discoteca? Intanto il telefono suona: è Filippo, ma decido di non rispondere, visto che chiama tutte le sere ormai.
Non so cosa pensare, ma di certo mi rendo conto che devo diventare il mezzo per aiutare Guido a godersi meglio i suoi sabati sera. Il suo angelo custode.
Domenica pomeriggio ci sentiamo e mi invita con lui, una sua amica e il suo fidanzato per un giro di shopping. Io, imbarazzato, decido di uscire più tardi.
Poco dopo, all'aperitivo con Beniamina e Natascia, ci raggiunge per un saluto veloce e scopro che sabato, alle 2e30 aveva scritto un messaggio a Beniamina sul fatto che mettere la camicia per lei, data la sua assenza all'Old, era stato un vero spreco. Arriva il momento di chiedersi dove siano i propri angeli custodi, in questi casi. Poi, mentre torno a casa passeggiando per via Torino, Lou* e Clementia mi telefonano per conoscere gli  ultimi aggiornamenti. Forse, penso, anche io ho i miei angeli.

domenica 4 marzo 2012

Passerella, omologazione, Blackberry

Quando la Settima della Moda sbarca a Milano il popolo fashionista apre gli occhi, esce dal letargo ed inizia a farsi un giro per la città.
Lo sapevo bene io che, spolverate le mie francesine nuove di ogni tipo e colore, ormai non perdevo occasione per rendere ogni sera a Milano una vera avventura glamour. Se ormai avevo fissato a martedì il giorno di aperitivo al Bobino con Giulio, avevo comunque una serie di inviti a feste presentate come esclusive e a sfilate più o meno note, ma soprattutto avevo in programma festeggiamenti al Plastic che mi avrebbero consentito di andare in avanscoperta e cercare informazioni con cui arricchire i miei racconti a Giulio, che ormai mi considerava un abituale del luogo.
Al terzo giorno di Fashion Week però non potevo ritenermi soddisfatto delle mie conquiste: nonostante mi fossi diligentemente segnato il calendario delle sfilate divise per giorno ed ora, non avevo ancora preso parte ad una. Dovevo darmi una mossa, assolutamente. 
Arrivò in mio aiuto Santa Maura, mia collega nell'ufficio dove lavoravo, che grazie a conoscenze varie con giornaliste più o meno importanti, mi garantì un pomeriggio di Fashion Week alla sfilata di Costume National.
Il tempo di chiedere il permesso alla mia professoressa/responsabile, e già mi trovavo al Castello Cairoli dietro alle quinte della sfilata. Parrucchieri, truccatori, vip, volti noti, addetti ai lavori... ovunque si respirava aria di fama. Presi posto vicino alla passerella ed iniziai a cercare il mio idolo: la giornalista Silvia Paoli. Arrivarono Emma Marrone, Jo Squillo e tante altre piccole celebrita, ma di lei (che, tra l'altro non ci rendeva il lavoro per nulla facile dato il suo aspetto fisico completamente anonimo) nessuna traccia. Vedendo passare ragazzini più o meno ben vestiti, donne degli alti strati sociali e giornalisti vari, mi resi conto di una cosa: non sempre la griffe dà il tocco in più a chi la indossa. E' lo stile che fa la differenza. Mi strinsi perciò nel mio blazer, annodai le mie francesine borchiate, strinsi la mia clutch e ammirai la sfilata. Andammo poi dietro le quinte a sorseggiare champagne, salutare persone non meglio conosciute per poi correre in ufficio e terminare l'articolo sulla nascita della dieta mediterranea.
Santa Maura aveva realizzato uno dei miei desideri: assistere ad una sfilata. Ma non solo: venni letteralmente invaso da inviti: Bottega Veneta l'indomani mattina alle 9e30, Malìparmi alle 12e30, uno stilista emergente il lunedì alle 17... Insomma, era proprio vero: una volta immerso nel mondo glamour, uscirne è davvero impossibile.

Alle 19 dello stesso giorno, iniziai a prepararmi per la serata delle serate. Quella della resa dei conti, che stavo pianificando sin dall'arrivo a Milano: quella al Plastic. Se da una parte avevo bisogno di informazioni che rendessero più credibile la mia vita immaginaria a Guido, dall'altra avevo bisogno di sfoggiare i miei leggings Versace, maglietta paiettata, accessori stravaganti tutti presi per l'occasione. A tale proposito ci pensarono Vanish e Chicca a salire a Milano per darmi una mano, il tempo di sistemarci e corremmo a Lelephant per un drink veloce. Arrivammo al Plastic e la coda si era già formata. L'aria di fama e glamour che avevo respirato sin dalla sfilata non accennava a sparire. Riuscimmo ad entrare fortunatamente solo dopo 5 minuti ed una volta posati i cappotti, mi resi conto di quanto quel posto fosse curioso. Musica ricercata, ambiente piccolo ed esclusivo, clientela varia... Bevevo il mio drink chiedendomi cosa potesse avere di speciale quel posto: perchè Giulio e molti altri etero che scopavano Nicole erano attratti così tanto da quell'ambiente assolutamente alternativo? Mi resi conto che andarci poteva rappresentare uno status symbol, proprio come me, che avevo messo "entrare al Plastic" nella lista delle cose da fare per essere un milanese cool, anche gli altri speravano di sentirsi a loro modo parte di una cerchia ristretta di persone: quelle che si distinguevano dalla massa informe. Bevvi parecchio alcool, conobbi gente, guadagnai l'invito per una presentazione di una linea di vestiti per il lunedì.. mi sentivo un vero milanese, ma poi, quando si trattò di entrare nel privè per cercare Chicca, scomparsa improvvisamente con un ragazzo pelato, fui costretto ad affrontare l'ennesima umiliante selezione. Un ragazzo in kilt, dietro ad una porta, spiava dall'oblò la gente in fila e diceva al buttafuori quale fare entrare. Ad un certo punto iniziai davvero a chiedermi: perchè tutto questo? Per quale motivo ridicolizzarsi ed aspettare che un tizio sconosciuto mi indichi e mi dica "tu puoi entrare"? Non sarebbe dovuto essere il posto dove tutti erano liberi di essere chi volevano? Il buttafuori mi aprì la porta ed interruppe le mie domande. Ero dentro il privè del Plastic. Mi resi conto che era esattamente come il resto del locale: inutile, sopravvalutato, omologato. Le persone che erano dentro a ballare in modo sfegatato e che credevano di distinguersi dalla massa informe in realtà si stavano uniformando ad un nuovo stile: quello alternativo, con sue regole rigide, sue esigenze, sue leggi. A che scopo tutto questo?
A fine serata Vanessa e Chicca preferirono fermarsi a parlare con tre ragazzi offensivi ed io, saturo di ipocrisia alternativa, tornai a casa soddisfatto della serata. Ero a Milano, avevo visto le sue principali attrattive glamour e potevo ritenermi soddisfatto di me. Stavo raggiungendo gli obiettivi prefissati.
Arrivato a casa mi accorsi di aver perduto il cellulare. Volevo morire. Il giorno dopo compari un Blackberry. Ora ero davvero un milanese figo, fashionista, omologato.