sabato 29 ottobre 2011

Doni di natura

La mia coinquilina Eugenia, iscritta al secondo anno del mio stesso corso di Laurea, mi ha suggerito, per il primo semestre, di aggiungere alla lunga lista di esami anche qualche corso sovrannumerario in modo di risparmiare energie per l'anno successivo. Sì perchè pensandoci bene è già dall'inizio che si vede l'impegno di una persona. Ed io anche se avevo una tesi da concludere e parziali che mi piovevano addosso, sentivo di non avere ancora abbastanza impegni.
Cosa seguire?
Faccio scorrere l'intero elenco di materie affini al mio corso di Organizzazione di Eventi finchè non vedo un seminario particolarmente interessante di Scrittura Creativa. Mi fermo come se un'illuminazione mi avesse colpito. Eccolo, quello è il mio corso. Mi ci vedo già, piegato sul mio banco in preda a qualche guizzo d'autore e intento a scrivere i miei pensieri profondi. Benissimo, mi dico, sarà anche una materia riservata al secondo anno, ma è sicuramente il corso che fa per me, se voglio diventare come Carrie Bradshaw.

Il lunedì seguente, saluto così Luca ed Eleonora e mi dirigo verso l'aula in questione. Stanza 353. Un numero polindromo, già mi piace. Spalanco la porta. Un'intera classe piena zeppa di studenti, alcuni dei quali seduti a terra, mi fissa mentre un professore continua a parlare di finanza. Cerco di farmi posto in fondo alla piccola classe chiedendomi il motivo che spingesse il mio professore di Scrittura Creativa a parlare di denaro, aziende eccetera. Mi rivolgo ad una ragazza "Scusa, che corso è questo?" "Economia e Gestione dell'impresa" mi risponde "Ah, ma non è scrittura creativa!" dico scioccato "Eh, evidentemente no". O mio dio. Niente panico, ricontrollo. La lezione di Scrittura è in aula 353. Maledizione! Mi faccio coraggio e ripercorro l'aula interrompendo per la seconda volta la spiegazione. Mi sentivo una matricola sperduta.

Arrivo all'aula della lezione, controllo. Sì, è proprio questa. Apro la porta ed in classe ci sono solo 10 persone che non conosco. Decisamente meglio. Con un'ora di ritardo arriva il professore che è nientepopodimenoche un poeta bolognese che tiene corsi di poesia in giro per l'Italia. Dopo una breve spiegazione, ecco che inizia il seminario: "Ora vorrei sapere da voi perchè vi siete iscritti qui. Perchè avete scelto proprio questo seminario rispetto agli altri". Ehm. Che dico? "E mentre lo dite uno per uno vi alzate in piedi e dite il vostro nome e cognome". Oddio. Vorrei morire. Inizia la secchiona della prima fila: "Io mi sono iscritta a questo corso perchè amo la scrittura. Compongo poesie e voglio esercitarmi in una cosa che mi piace e che finora ho fatto solo a tempo perso". Vorrei dire che io sono qui solo per un errore, che credevo che fosse un corso semplice, che non fa proprio per me questo genere di cose. Intanto le presentazioni continuano: "Io ho scritto un paio di articoli per un quotidiano veneto", "Io lavoro in un'agenzia pubblicitaria", "Io ho lavorato per una redazione e voglio sapere qualcosa di più sulla stesura di copioni". Oddio, dove sono finito?
Arriva il mio turno. Mi alzo. "Io mi sono iscritto qui perchè voglio scrivere. Mi piacerebbe scrivere articoli di costume, ma non ne ho mai avuto modo e credo che seguire questo corso mi farebbe solo bene". Faccio per sedermi, soddisfatto della mia presentazione. Modesta, moderata, niente di eccelso, sono soddisfatto. Il professore chiede "Quindi lei mi sta dicendo che viene perchè peggio di così non può andare". "Bè sì", rispondo. "Ah bene, credo che questo sia il complimento peggiore che qualcuno abbia mai fatto ad un mio corso. Passiamo al prossimo".
Rimango di sasso. Non è certo un buon modo per iniziare.
Al termine del giro ci incarica di descrivere un compagno della classe. Io ovviamente non conosco nessuno. Vorrei alzarmi ed andarmene, ma poi mi rendo conto che nessuno molla così e che se voglio imparare a scrivere questo è quello che devo accettare: ci sarà sempre qualcuno più bravo di te.

Al termine della lezione sono esausto. Per almeno una settimana non voglio più sentire parlare di testi, poesie e simili, intanto rifletto su come riprendermi. Un pò di shopping può fare al caso mio, mi dico. Mezz'ora dopo sono l'H&M di Corso Buenos Aires. Non imparerò a scrivere, ma almeno so riconoscere un blazer carino. In fondo, ognuno ha i suoi doni di natura.

domenica 23 ottobre 2011

Al Gattopardo

Programma della settimana:
Lunedì: cena con Carlotta
Martedì: aperitivo con la classe
Mercoledì: serata ai Magazzini Generali con Rosa
Giovedì: Gattopardo con Ilaria
Venerdì: aperitivo in Colonne con Carlotta

D'accordo. Non è quello che volevo? Una vita impegnata, a Milano, studente in UniCatt e in fase di laurea in UniBi? Sì, in fondo dovrei essere felice. Chi se ne importa se hai una tesi che devi consegnare entro la fine della settimana e non hai ancora ricevuto le correzioni dalla tua relatrice. Il giorno è sempre occupato per via delle lezioni? Niente panico, mi ripeto, qualche momento per scrivere la tesi lo troverò.

Arrivato a giovedì sera, mi ritrovo con Ilaria, la mia compagna di classe napoletana, avvolto nel mio trench e diretto verso il Gattopardo, una chiesa sconsacrata dove a detta di Ilaria c'era tanta bella gente e baristi generosi in quanto a drink. Potevo forse evitare di andarci? No. Voglio dire: si tratta di una chiesa sconsacrata, si tratta di un'amica single da poco e bisognosa di svago. Ma si tratta anche di bere gratis! Mancare sarebbe un vero peccato, paragonabile a quello di Eva che ha addentato la mela offertale dal serpente.
Superiamo la coda che si è formata fuori dalla chiesa ed entriamo nel bello della serata. Si tratta di una clientela in camicia e giacca, imprenditori più o meno giovani che si scatenano sull'altare di un luogo ormai non più sacro per fortuna.
La fortuna di essere in un locale dove la gente giovane scarseggia ti consente di poter spiccare sulla concorrenza e, come se questo non fosse sufficiente per il tuo ego, per ricevere drink gratis dai baristi assetati di gioventù. Al terzo Margarita alla mela (da notare, ne ho pagato solo uno) io ed Ilaria stiamo mettendo in scena il nostro spettacolo blasfemo danzando come due ubriachi. La musica era avvolgente. Assieme avremmo sicuramente conquistato qualche vecchio nei paraggi e saremmo diventate due persone ricche. Una mano mi picchia sulla spalla. Mi giro. Luca, il figo del corso. Che cazzo di fa qui?
"Avevate parlato tanto del posto che non ho potuto farci un salto" ci dice mentre fumo la mia sigaretta. Ubriaco come sono mi ritrovo nella fase in cui qualsiasi tuo gesto può sembrare eloquente e gridargli palesemente "Voglio convertirti" quindi decido di alzare i tacchi e di andare con Ilaria a bere l'ennesimo drink. Veniamo abbordati da due quarantenni che con Iphone in mano ci mostrano la loro barca a vela ormeggiata a Porto Rotondo quando Ilaria vede il proprietario del Gattopardo e si precipita a salutarlo. D'accordo, questa è una conoscenza perfetta per iniziare a farsi un nome. Devo giocare bene le mie carte. 
Vengo presentato e ci viene subito chiesto "Cosa volete da bere?". Oh mio Dio, ero finito nella rosa del potere e non lo sapevo! Mi affretto ad ordinare un Gin Lemon e subito mi avvicino a parlare con un truccatore a suo dire molto famoso. Ovviamente da ubriachi non si è mai pienamente coscienti di quello che si dice nè tantomeno di quello che si sente, ma quando vedi la tua amica Ilaria che si bacia il barista che per tutta settimana aveva detto di schifare, allora capisci che lei non ce la fa più.
Abbandono la conversazione sotto gli occhi divertiti dei vecchi ricconi, compiaciuti di aver ridotto alla confusione l'ennesima ragazza carina dallo stomaco vuoto e mi dirigo verso di lei ondeggiando. E' ufficiale, siamo ufficialmente ubriachi. Il barista ci accompagna a casa di Ilaria. Nemmeno il tempo di sognare il suo letto che mi rendo conto che forse me ne devo tornare a casa a piedi, visto il loro feeling alcolico.
Li lascio alla porta di casa intenti nel loro ennesimo bacio e mi dirigo verso casa. Barcollo e mi sento male, non capisco dove sono. D'accordo, niente panico, mi ripeto, sono ubriaco in una via di Milano che non conosco, so di essere vicino al Cimitero Monumentale, sicuramente Corso Buenos Aires non sarà lontano da qui. Percorro qualche via e finisco in mezzo ai trans che battono sul marciapiede. Ok, ora mi vedo davvero male.
Mi avvicino per chiedere indicazioni: "Scusate ragazze" urlo mentre attraverso la strada saltellando solo come Carrie Bradshaw sui tacchi farebbe "Mi sapreste dire dov'è il centro?". Le tre transessuali sul marciapiede si voltano lanciandomi uno sguardo di stupore finchè una di loro, la più giovane, mi suggerisce di seguire Corso Sempione. Bene, sono in Corso Sempione. Guardiamo il lato positivo, mi dico, almeno so dove sono. Faccio ancora qualche passo quando una macchina mi si affianca ed un uomo riccio sulla trentina, dopo aver abbassato il finestrino, mi offre un passaggio. Ok, posso scegliere: o continuo a barcollare senza meta con la mia maxi borsa di Zara, o accetto il passaggio da questo uomo così altruista. La seconda non sembra male, in fondo fa freddo, ed io non ho propio intenzione di ammalarmi alla mia terza settimana di lezione.
L'uomo altruista si rivela essere il proprietario di una profumeria della zona e dopo aver superato la Stazione Centrale mi ficca la lingua in bocca. Non è esattamente il mio tipo, penso, ma è stato così gentile ad offrirmi il passaggio, che un pò di gioco di mano posso anche concederglielo. Alla bellezza delle 6 e 30 del mattino, alla terza sega, io ero nauseato del suo arnese. Basta, volevo andare a casa.
Ci dirigiamo verso il centro quando lui vuole fare colazione. "Scendi pure tu, io ti aspetto in macchina" gli dico. Ops, sono solo sulla sua macchina in compagnia di tante borse piene di profumi; se gliene mancasse uno non se ne accorgerebbe. In fondo, io gli ho fatto ben 2 seghe, me lo merito. Per non parlare del fatto che gli ho tenuto compagnia. Oh sì, questo boccettino di Ralph Lauren è un regalo giusto. E così dicendo me lo ficco nella mia maxi borsa di Zara.
Il tempo che lui sale in macchina e mi confida di essere fratello di un nonsoquale giocatore della Juventus. Oh mio Dio, troppa gente importante per una sola sera. Mi faccio lasciare alla prima fermata di metropolitana che troviamo e lo saluto sperando che non si renda conto della mia piccola perquisizione nel baule posteriore. Arrivo a casa alle 7 del mattino e mi butto nel letto dopo aver fatto tappa dal fornaio per prendere una brioches fresca.
Sì, devo proprio ammetterlo: io amo Milano.

lunedì 17 ottobre 2011

Sdoppiamento di personalità

Dopo due settimane di lezioni, si può dire che sì, mi sono perfettamente inserito tra i compagni del corso.
Al termine del secondo aperitivo in Colonne, mi sono fatto una discreta conoscenza delle persone e scambiati i rispettivi numeri di cellulari in vista di future serate mondane. Specialmente con la ragazza che non ho considerato per tutto l'aperitivo, ma che al termine mi ha confidato di conoscere il buttafuori del Plastic (leggi: entrata senza selezione nel locale più esclusivo di Milano). Mi è diventata improvvisamente simpatica, tanto da risalire a piedi via Torino in sua compagnia. Ma in fondo la sua aria squisita l'avevo già captata. Oh sì. Potremmo diventare ottimi amici.
A lezione invece ormai il terzetto è il seguente: Eleonora la timida, Luca il figo ed io, il ragazzo tra i più stilosi del corso. E siccome gli stilosi si attirano come i due poli di segno opposto in una calamita, io ero stato talmente fortunato da essere finito nel gruppo di Economia aziendale non solo con Luca, ma anche con un ragazzo bisessuale, Simone, ben inserito nell'ambiente modaiolo. Aveva organizzato sfilate, fatto una sfilata come tappabuchi per un modello che aveva avuto un imprevisto all'ultimo, scritto un articolo non si sa bene se pubblicato o no e soprattutto aveva sul suo Iphone una serie di fotografie con gli stilisti più celebri. D'accordo, lui sì che sarebbe potuto essere un buon amico.
Dopo un aperitivo, un caffè e un paio di giorni a scambiarci sms, mi interrogavo con Eleonora su cosa sarebbe mai scaturito da questa conoscenza; una sfilata da organizzare? Un articolo da scrivere? Probabilmente avrebbe avuto tra le mani grandi Pass per le sfilate ed io ne avrei potuto usufruire. Oh mio Dio! Si vede che era destino.
Non a caso sabato sera Simone mi invita in corso Como per l'ennesimo aperitivo (ebbene sì, ormai non ceno più) in un locale di nientepopodimenoche la sorella di Franca Sozzani. Non appena mi viene proposto di andare accetto, e trascorro un sabato pomeriggio per negozi in cerca di qualcosa da abbinare al mio trench grigio(o in cerca di un trench nuovo).
Sabato sera arrivo all'appuntamento con mezz'ora di ritardo. "Devi farti perdonare" dice lui. Simpatico, sicuramente starà scherzando, insomma, stiamo uscendo in amicizia non è vero? Diciamocelo chiaramente: io sto facendo un'opera buona. Un povero bisessuale appena arrivato da Pesaro avrà certamente bisogno di qualcuno che lo inserisca nell'ambiente gaio. E lui vedrà in me qualcuno che conta. Sì, pensandoci bene probabilmente si riferirà a quello, dovrò portarlo in un posto figo. Per l'aperitivo ci pensa lui a portarmi al Pittbull dove, tra un Cosmopolitan ed uno Spritz, noto come in realtà lui sia profondamente posato: cravatta anche in università, griffato Gucci dalla testa ai piedi, gran conoscitore della storia della moda, visto che ha studiato moda.
Usciamo dal locale e passeggiamo per Corso Como fino a Moscova. "Hai ancora le tue bottiglie di Martini a casa?" mi chiede lui. "Oh sì" rispondo "potremmo venire da me, bere un drink e poi andare all'Elephant che è il bar gay più conosciuto a Milano ed è proprio a pochi passi da casa mia". Bene, stavo facendo la mia opera pia. In questo modo mostrerò a Simone un locale dove potrà conoscere gente nuova ed io mi avvicino ad una zona famigliare. Arriviamo a casa e brindiamo con due coppe di Martini, non mi voglio spogliare, in fondo è si tratta solo di una mezz'oretta, poi ci aspetta l'Elephant. Invece, nel momento in cui mi mostra come si preparano i modelli per una sfilata, mi ficca letteralmente la lingua in bocca.
OH MIO DIO. Sono le uniche parole che mi vengono in mente.
Il mio compagno di corso. Mi ficca la lingua in bocca. Voglio andare all'Elephant. Bacia male.
Mi prende in braccio e mi porta in camera mia. D'accordo Aspirante Carrie Bradshaw, questa non è di certo la piega che volevo dare alla serata. Ora ci fermiamo, mi sistemo, e si va all'Elephant. Simone invece non sembrava pensarla così: imperterrito come chi non fa sesso da tempo mi slaccia la camicia ed inizia a pronunciare bisbigliando con fare minaccioso "Ti voglio scopare" "Ma no dai, non è meglio uscire ora?" "Non vuoi vedere l'intimo che porto? L'ho indossato giusto per te". Ok, ora ho davvero paura. Dov'è il ragazzo composto ed elegante che poco fa al bar mi parlava di Armani? Questo è un fenomeno di sdoppiamento della personalità bellebuono.
Cerco di dirgli che le coinquiline potranno rientrare da un momento all'altro, che potrebbero scoprirci e che è meglio rivestirsi. Ma è troppo tardi, lui vuole venire. In bocca.
Merda. No, Aspirante Carrie Bradshaw, non mi farò venire in bocca dal mio compagno di corso che mi ha tratto in inganno portandomi prima fuori a bere e poi a casa mia. No. Verrà su se stesso.
Tempo un paio di minuti e Simone placa la parte più volgare di sè. Appare chiaro dunque che l'Elephant non s'ha da fare e ci addormentiamo abbracciati. Devo pur calarmi nella parte.
Simone trascorre tutta la notte da me e l'indomani mattina, alla bellezza di mezzogiorno, dopo una nottata per me angosciante, dove ogni minuti sembrava ci si dovesse baciare per forza, mi sollevo.
Mai più uscite con compagni bisessuali. Mai più dirò che ho del Martini nel frigorifero di casa.

sabato 8 ottobre 2011

Secondo giorno in UniCatt

Abituarsi ad essere studente di una delle università più prestigiose di Milano non è cosa facile. Al mio terzo giorno, in compagnia di Eleonora, sto inziando a malapena ad apprendere gli ABC della vita da bravo studente.
Quello che invece non avevo ancora capito era il criterio della scelta di posto da parte di Luca, il ragazzo più figo del corso, immancabilmente solitario e sempre nei miei paraggi. Avevo scoperto il suo nome per caso, un giorno, quando per caso, nel passaggio del foglio delle firme in Antropologia dei Media, il mio occhio era caduto per caso sulla sua firma e avevo capito che oltre a non sapere ancora il suo numero di matricola veniva da Bari ed aveva un anno in più di me.
Quest'oggi Luca è seduto esattamente dietro di me. Che sia un messaggio chiaro di interesse? Gay non lo sembrava per niente, visto il tono di voce con cui mi aveva chiesto un'indicazione il giorno prima, però in fondo qualcosa c'era. Di certo era un chiaro segno di grande stima nei miei confronti. Evidentemente, tra tutti i compagni, io ispiravo più fiducia. Il mio modo di vestire elegante e sobrio, sempre in camicia e francesine, l'avrà certamente spinto a considerarmi una persona puntuale e precisa. Certamente.
Pensandoci bene infatti io sprizzo affidabilità da tutti i pori: sono metodico, ordinato e chiaro. Di certo questo Luca deve avere un gran buon gusto.
"Mi avete consegnato i nominativi con i nomi dei gruppi per il lavoro, vero?" chiede il professore al termine della lezione. Merda. Mi sono perso qualcosa? Eleonora mi spiega che in vista dell'esame dobbiamo dividerci in 11 gruppi di massimo 10 componenti l'uno e trattare un argomento a scelta. Il suo gruppo (creato già alla prima lezione) è completo, ragion per cui dovrò trovarne un altro. Ok, mi dico mentre mi dirigo verso la folla di coloro che stanno compilando il foglio con i gruppi come se si conoscessero da tempo, niente panico. Due ragazze si fanno spostare dal gruppo 10 al gruppo 7, un'altra raggiunge la sua amica al gruppo 5 perchè il 9 era troppo numeroso. Arrivato al mio turno, la responsabile si rivolge a me "Tu dove vuoi andare?" Ok. Non conosco nessuno eccetto Eleonora, ma in fondo cosa vuoi che sia un lavoro di gruppo? Insomma, sarà sicuramente un buon modo per conoscere gente nuova. E poi non si può iniziare a fare gli schizzinosi sin da subito, devi dimostrarti easy, senza problemi, adattabile. Ecco un'altra mia prerogativa da studente cattolico. "Qualunque gruppo va bene" rispondo io in tono deciso. "Sicuro? Quindi il due che è poco numeroso va bene?" Oddio, che mi sia capitato il gruppo di reietti isolati che nessuno vuole avere tra i piedi? Oh mio Dio "Sì dai, basta che ci sia qualche maschio" rispondo io "Sì, ce ne è uno" "Bene". Fatto, risolto il problema del gruppo di Economia Aziendale: non so con chi lavorerò nè cosa farò, ma almeno è una cosa in meno da fare sulla mia lista.
Eleonora se ne è già andata.
Me ne esco dall'aula rimpiangendo la vecchia UniBi e i tempi in cui io e Clementia decidavamo le formazioni di gruppi di Organizzazione Aziendale in base ai compagni con la media più alta.
Scendo le scale e con la coda dell'occhio vedo che Luca è dietro di me. Mi si accosta "Siccome mi hanno appena messo nel gruppo due ed ho visto che anche tu sei stato aggiunto lì, mi sembra giusto presentarsi sin da subito" e mi stringe la mano. Facciamo un pezzo di strada assieme e poi ci salutiamo.
Oddio, avevo appena avuto la prima conversazione con Luca, il più figo del corso. Ho scoperto che è appena arrivato e che non conosce nessuno. Quindi io sono il compagno con cui ha più legato. Quindi io sono il suo "amico" del corso! Quindi domani si siederà a fianco a me ed Eleonora! E magari inizieremo ad uscire assieme e faremo ogni sera aperitivi alle Colonne! Oh mio Dio. Questa università promette bene.
Intanto, devo subito correre all'H&M a comprare una camicia per la lezione di domani: non posso certo sfigurare con il mio nuovo compagno di corso. E non appena ho realizzato questo mi dirigo verso Corso Buenos Aires.

venerdì 7 ottobre 2011

Primo giorno in Unicatt

3 ottobre 2011, ore 13 e 27.
D'accordo, sono in piedi fuori dall'UniCatt, indosso le mie francesine e i miei pantaloni beige preferiti trovati in saldo da Mango e fumo una sigaretta che sicuramente mi farà venire mal di testa per tutte le due ore di lezione di Psicologia. Intorno a me centinaia di studenti universitari cattolici corrono e socializzano come converrebbe per un primo giorno di lezione. Peccato però che il primo giorno di lezione per il mio corso era lunedì scorso, ovvero il giorno stesso del mio esame di cinese. Inizio tardando di una settimana. In fondo, però, riflettendo a pranzo con l'Adorata Cugina di fronte ad un'insalata, arrivare in ritardo ha i suoi vantaggi. Insomma, pensateci bene, tutti già inquadrati, ormai abituati a fare lezione l'uno con l'altro, si vedono arrivare me, con la mia borsa in vera pelle di bufalo, il più giovane del corso e stiloso solo come un organizzatore di eventi/giornalista/addetto stampa potrebbe essere. Insomma, sarebbe di certo un buon modo per incominciare: penseranno che io abbia troppi impegni per iniziare come tutti l'UniCatt in tempo e diventerò subito il Ragazzo Impegnato Del Corso, quello in carriera, che è talmente avanti con gli studi da potersi permettere di saltare la prima settimana di lezione. E tutti mi guarderanno con ammirazione e stima. Oh sì.
Mentre fantastico sul mio arrivo, mi dirigo verso l'aula che l'Adorata Cugina mi aveva indicato. Nemmeno il tempo di entrare e un grosso crocifisso si impone di fronte a me. Tutt'intorno decine e decine di studenti in gruppi continuano a parlare lanciandomi qualche occhiata quando capita.  
Prendo il primo posto che mi capita a tiro, quello nè troppo indietro,per evitare di fare l'asociale, nè troppo avanti, per evitare di fare il secchione. Mi siedo appoggiando la mia fantastica borsa che tutti sicuramente avranno notato nel posto a fianco al mio. Eccomi lì, seduto in UniCatt, una delle università più prestigiose di Milano! Ora non devo fare altro che aspettare che qualcuno si avvicini, qualcuno dotato di buon gusto e di stile, come si addice ad un organizzatore di eventi. Insomma, qualcuno dovrei pur attirare, no?
Mi sento tirare dietro. Oh, finalmente qualcuno che vorrà chiedermi da dove salto fuori, chi sono o complimentarsi con me per le mie nuove francesine. Mi giro. "Scusa" mi chiede una ragazza "hai letto l'articolo che c'era da preparare per oggi?". Ok, non era certo quello che avevo pensato di sentirmi dire. Oddio. Niente panico Aspirante Carrie Bradshaw, niente panico. Sei alla tua prima lezione, il professore capirà che non hai potuto frequentare la settimana scorsa. Sei il giovane della classe, l'impegnato del gruppo, capirà sicuramente. Cerco di fingermi sicuro di me iniziando a parlare con Eleonora, che si rivela essere della Bella Provincia, quando mi illumino: a due posti da me, solo, si è appena seduto un bel ragazzo. Il più bello del corso. Ok, Aspirante Carrie Bradshaw, niente panico. Cerco di fingermi indifferente quando durante la lezione mi passa il foglio delle firme e anche quando durante la pausa ci incrociamo nello stesso momento in cui decidiamo di fare domande a Eleonora. Fingo di capire tutto della lezione, ed annuisco a qualsiasi cosa dice il professore, anche quando accenna all'articolo in inglese assegnato per oggi. Ma fa tutto parte del piano, io ho tutto sotto controllo, ho un figo a distanza ravvicinata.
Alla fine della lezione io ed Eleonora usciamo e lui ci passa davanti.
D'accordo, ho trovato subito un buon motivo per iniziare a frequentare le lezioni in UniCatt.

domenica 2 ottobre 2011

Vita in comunità

Le mie tre coinquiline hanno una caratteristica: sanno rendersi profondamente odiose.
E questo ovviamente non perchè io abbia un'innaturale inclinazione alle lune e passi da momenti di euforia ed espansività ad altri di profondo mutismo. No.
In realtà loro ci mettono molto del loro. O meglio, fanno di tutto per non mettercelo. La mia compagna di stanza, una venticinquenne non ancora consapevole dell'età che ha, crede che vivere a Milano significhi rintanarsi in casa tutto il giorno rimanendo al pc, su Facebook, facendosi gli affari dei suoi amici pugliesi. Giusto per non rimanere indietro con quello che accade in paese. Ha poi un'ammiverole autostima che la porta a credersi migliore di quel che è. Bocciata agli esami perchè a detta sua i professori sono solo spiazzati dalla sua innaturale bravura nel parlare spagnolo, su 3 esami che ha dato in questo mese, ne ha superato solo 1. Insomma, magari anche io avessi l'autostima che ha Federica. Intrattiene con gli altri esseri viventi rapporti quasi inesistenti, parla per lo più con l'altra coinquilina, con il suo ragazzo che non rivedrà (non si capisce bene perchè) fino a Natale (nonostante viva a Napoli per lavoro) e con qualunque pugliese la chiami al cellulare. Perchè sì, il cellulare è diventato ormai parte di lei. Anche quando dorme deve stringerlo tra le mani. Se vibra in piena notte, lei deve immediatamente rispondere scattando fuori dal letto o da qualsiasi luogo si trovi onde evitare che qualcuno possa captare anche solo una parola di quello che dice. Non sia mai! 
Insomma, si tratta davvero di un tipo curioso che di certo va ammirato per la sua pazienza che ogni giorno dimostra nel vivere in una stanza piccolissima con i miei vestiti sparsi ovunque, ma che non brilla di certo per lo spirito festaiolo che andavo cercando.
A parole invece l'altra coinquilina, tale Eugenia, sembrava ormai lanciata verso nuove serate gaie. Avendo in Puglia una discoteca gaia, è profondamente inserita nel circolo gaio delle metropoli. Conosce prima di me i posti più frequentati, viene invitata alle feste che contano, va a salutare le drag queen che movimentano i principali sabati sera omosessuali. Eppure, la mia cara chiave per il mondo sociale non sembra molto propensa a sfruttare questo suo vantaggio, e preferisce starsene a casa, davanti a Real Time, fingendo di lavorare o studiare affinchè i suoi apprensivi genitori la compatiscano e la ammirino ancora di più di quel che fanno. Resta comunque il fatto che non l'ho ancora vista tornare tardi una sera. Un caso?
La sorella di Eugenia, Benedetta, è al primo anno di corso ed è arrivata soltanto da una settimana a Milano. Decisamente più spigliata delle prime due, può vantare di essere una delle 4 ambiasciatrici del Parlamento Europeo. Ha una vita movimentata, parla benissimo inglese grazie al soggiorno durato un anno in USA e soprattutto ha un ragazzo incredibilmente gnocco che bazzica per casa frequentemente. Sebbene non si capisca sempre quello che il succitato tipo dica quando apre bocca, è sufficiente guardarlo per capire che si tratta di un figo d'annata 90 in grado di far girare la testa persino ad uno come me.
Convivere con queste tre ragazze dunque non è sempre facile. Sono cortesi, carine, simpatiche e fanno sempre le pulizie per me, ma se vai cercando qualcuno che ti lasci la casa libera per ospitare qualche nuovo etero da far divertire, allora cambia immediatamente soggetti, queste da casa non si muovono quasi mai.
E pensare che contavo di trovare delle party-girls che mi lanciassero nella movida metropolitana, di questo passo l'unica movida che vedrò sarà quella al di fuori della finestra del mio appartamento. Fortuna c'è l'UniCatt. In un corso gaio come quello che andrò a frequentare nei prossimi giorni, incontrare qualcuno come me sarà di certo più facile che vedere Federica staccarsi dal suo cellulare. O da Facebook.