domenica 2 ottobre 2011

Vita in comunità

Le mie tre coinquiline hanno una caratteristica: sanno rendersi profondamente odiose.
E questo ovviamente non perchè io abbia un'innaturale inclinazione alle lune e passi da momenti di euforia ed espansività ad altri di profondo mutismo. No.
In realtà loro ci mettono molto del loro. O meglio, fanno di tutto per non mettercelo. La mia compagna di stanza, una venticinquenne non ancora consapevole dell'età che ha, crede che vivere a Milano significhi rintanarsi in casa tutto il giorno rimanendo al pc, su Facebook, facendosi gli affari dei suoi amici pugliesi. Giusto per non rimanere indietro con quello che accade in paese. Ha poi un'ammiverole autostima che la porta a credersi migliore di quel che è. Bocciata agli esami perchè a detta sua i professori sono solo spiazzati dalla sua innaturale bravura nel parlare spagnolo, su 3 esami che ha dato in questo mese, ne ha superato solo 1. Insomma, magari anche io avessi l'autostima che ha Federica. Intrattiene con gli altri esseri viventi rapporti quasi inesistenti, parla per lo più con l'altra coinquilina, con il suo ragazzo che non rivedrà (non si capisce bene perchè) fino a Natale (nonostante viva a Napoli per lavoro) e con qualunque pugliese la chiami al cellulare. Perchè sì, il cellulare è diventato ormai parte di lei. Anche quando dorme deve stringerlo tra le mani. Se vibra in piena notte, lei deve immediatamente rispondere scattando fuori dal letto o da qualsiasi luogo si trovi onde evitare che qualcuno possa captare anche solo una parola di quello che dice. Non sia mai! 
Insomma, si tratta davvero di un tipo curioso che di certo va ammirato per la sua pazienza che ogni giorno dimostra nel vivere in una stanza piccolissima con i miei vestiti sparsi ovunque, ma che non brilla di certo per lo spirito festaiolo che andavo cercando.
A parole invece l'altra coinquilina, tale Eugenia, sembrava ormai lanciata verso nuove serate gaie. Avendo in Puglia una discoteca gaia, è profondamente inserita nel circolo gaio delle metropoli. Conosce prima di me i posti più frequentati, viene invitata alle feste che contano, va a salutare le drag queen che movimentano i principali sabati sera omosessuali. Eppure, la mia cara chiave per il mondo sociale non sembra molto propensa a sfruttare questo suo vantaggio, e preferisce starsene a casa, davanti a Real Time, fingendo di lavorare o studiare affinchè i suoi apprensivi genitori la compatiscano e la ammirino ancora di più di quel che fanno. Resta comunque il fatto che non l'ho ancora vista tornare tardi una sera. Un caso?
La sorella di Eugenia, Benedetta, è al primo anno di corso ed è arrivata soltanto da una settimana a Milano. Decisamente più spigliata delle prime due, può vantare di essere una delle 4 ambiasciatrici del Parlamento Europeo. Ha una vita movimentata, parla benissimo inglese grazie al soggiorno durato un anno in USA e soprattutto ha un ragazzo incredibilmente gnocco che bazzica per casa frequentemente. Sebbene non si capisca sempre quello che il succitato tipo dica quando apre bocca, è sufficiente guardarlo per capire che si tratta di un figo d'annata 90 in grado di far girare la testa persino ad uno come me.
Convivere con queste tre ragazze dunque non è sempre facile. Sono cortesi, carine, simpatiche e fanno sempre le pulizie per me, ma se vai cercando qualcuno che ti lasci la casa libera per ospitare qualche nuovo etero da far divertire, allora cambia immediatamente soggetti, queste da casa non si muovono quasi mai.
E pensare che contavo di trovare delle party-girls che mi lanciassero nella movida metropolitana, di questo passo l'unica movida che vedrò sarà quella al di fuori della finestra del mio appartamento. Fortuna c'è l'UniCatt. In un corso gaio come quello che andrò a frequentare nei prossimi giorni, incontrare qualcuno come me sarà di certo più facile che vedere Federica staccarsi dal suo cellulare. O da Facebook.

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