sabato 29 ottobre 2011

Doni di natura

La mia coinquilina Eugenia, iscritta al secondo anno del mio stesso corso di Laurea, mi ha suggerito, per il primo semestre, di aggiungere alla lunga lista di esami anche qualche corso sovrannumerario in modo di risparmiare energie per l'anno successivo. Sì perchè pensandoci bene è già dall'inizio che si vede l'impegno di una persona. Ed io anche se avevo una tesi da concludere e parziali che mi piovevano addosso, sentivo di non avere ancora abbastanza impegni.
Cosa seguire?
Faccio scorrere l'intero elenco di materie affini al mio corso di Organizzazione di Eventi finchè non vedo un seminario particolarmente interessante di Scrittura Creativa. Mi fermo come se un'illuminazione mi avesse colpito. Eccolo, quello è il mio corso. Mi ci vedo già, piegato sul mio banco in preda a qualche guizzo d'autore e intento a scrivere i miei pensieri profondi. Benissimo, mi dico, sarà anche una materia riservata al secondo anno, ma è sicuramente il corso che fa per me, se voglio diventare come Carrie Bradshaw.

Il lunedì seguente, saluto così Luca ed Eleonora e mi dirigo verso l'aula in questione. Stanza 353. Un numero polindromo, già mi piace. Spalanco la porta. Un'intera classe piena zeppa di studenti, alcuni dei quali seduti a terra, mi fissa mentre un professore continua a parlare di finanza. Cerco di farmi posto in fondo alla piccola classe chiedendomi il motivo che spingesse il mio professore di Scrittura Creativa a parlare di denaro, aziende eccetera. Mi rivolgo ad una ragazza "Scusa, che corso è questo?" "Economia e Gestione dell'impresa" mi risponde "Ah, ma non è scrittura creativa!" dico scioccato "Eh, evidentemente no". O mio dio. Niente panico, ricontrollo. La lezione di Scrittura è in aula 353. Maledizione! Mi faccio coraggio e ripercorro l'aula interrompendo per la seconda volta la spiegazione. Mi sentivo una matricola sperduta.

Arrivo all'aula della lezione, controllo. Sì, è proprio questa. Apro la porta ed in classe ci sono solo 10 persone che non conosco. Decisamente meglio. Con un'ora di ritardo arriva il professore che è nientepopodimenoche un poeta bolognese che tiene corsi di poesia in giro per l'Italia. Dopo una breve spiegazione, ecco che inizia il seminario: "Ora vorrei sapere da voi perchè vi siete iscritti qui. Perchè avete scelto proprio questo seminario rispetto agli altri". Ehm. Che dico? "E mentre lo dite uno per uno vi alzate in piedi e dite il vostro nome e cognome". Oddio. Vorrei morire. Inizia la secchiona della prima fila: "Io mi sono iscritta a questo corso perchè amo la scrittura. Compongo poesie e voglio esercitarmi in una cosa che mi piace e che finora ho fatto solo a tempo perso". Vorrei dire che io sono qui solo per un errore, che credevo che fosse un corso semplice, che non fa proprio per me questo genere di cose. Intanto le presentazioni continuano: "Io ho scritto un paio di articoli per un quotidiano veneto", "Io lavoro in un'agenzia pubblicitaria", "Io ho lavorato per una redazione e voglio sapere qualcosa di più sulla stesura di copioni". Oddio, dove sono finito?
Arriva il mio turno. Mi alzo. "Io mi sono iscritto qui perchè voglio scrivere. Mi piacerebbe scrivere articoli di costume, ma non ne ho mai avuto modo e credo che seguire questo corso mi farebbe solo bene". Faccio per sedermi, soddisfatto della mia presentazione. Modesta, moderata, niente di eccelso, sono soddisfatto. Il professore chiede "Quindi lei mi sta dicendo che viene perchè peggio di così non può andare". "Bè sì", rispondo. "Ah bene, credo che questo sia il complimento peggiore che qualcuno abbia mai fatto ad un mio corso. Passiamo al prossimo".
Rimango di sasso. Non è certo un buon modo per iniziare.
Al termine del giro ci incarica di descrivere un compagno della classe. Io ovviamente non conosco nessuno. Vorrei alzarmi ed andarmene, ma poi mi rendo conto che nessuno molla così e che se voglio imparare a scrivere questo è quello che devo accettare: ci sarà sempre qualcuno più bravo di te.

Al termine della lezione sono esausto. Per almeno una settimana non voglio più sentire parlare di testi, poesie e simili, intanto rifletto su come riprendermi. Un pò di shopping può fare al caso mio, mi dico. Mezz'ora dopo sono l'H&M di Corso Buenos Aires. Non imparerò a scrivere, ma almeno so riconoscere un blazer carino. In fondo, ognuno ha i suoi doni di natura.

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