martedì 10 aprile 2012

Love is in the air (?)

Come tutte le storie d'amore che si rispettino, la relazione tra me e Andrea, il ragazzo raver con la predilezione per le canne e i baci gai in pubblico, procedeva a vele che più gonfie non si poteva. Il romanticismo raggiungeva livelli ad alto tasso di zucchero che diventavano rischiosi persino per uno non diabetico come me. Per non parlare poi, di quando decise di trascorrere con me l'intero weekend.
Non si trattava delle solite giornate di sesso e alcool, no. Andrea, diligentemente, prenotò una stanza in hotel, un tavolo per due al ristorante belga, mi regalò il dvd del suo film preferito. E lì non c'era molto che io potessi fare se non creare una sim apposta per chiamare solo il suo numero a zero euro e trascorrere al cellulare ore ed ore che invece avrei dovuto dedicare a pensare agli argomenti dei miei prossimi pezzi da scrivere. Aria d'amore aveva invaso la mia città.

Sabato pomeriggio, dopo una nottata con la mia compagna di corso Beniamina, mi preparo psicologicamente per la serata con Andrea che, a sorpresa, sta venendo a Milano in largo anticipo rispetto ai nostri accordi. "Devo darmi una mossa" è quello che riesco a dire mentre mi asciugo i capelli. "Sarei dovuto essere a Rogoredo da almeno 15 minuti!". In realtà non era colpa mia, ma delle pulizie obbligate che ero costretto a fare in nome del sacro vincolo della convivenza con altre ragazze. L'anno prossimo una stanza singola non me la toglie nessuno. Finisco i miei pensieri e corro in Duomo, dove Andrea mi viene incontro e mi saluta con un grosso bacio. "Andiamo in hotel a lasciare le borse?" mi dice, indicando la mia shopping bag strabordante di scarpe di ricambio e alcool. "Vorrei fare un giro in centro prima" rispondo. "In centro ci andiamo dopo, ho detto ai tizi dell'hotel che saremmo arrivati nel pomeriggio, sono già le 4!". Decido di non continuare e mi trascino sulla prima metro in arrivo, per poi camminare ed arrivare al nostro nuovo nido d'amore: un hotel cadente, dalla stanza piccola, a piano terra, per niente accogliente. Chi gli avesse regalato le due stelle dell'insegna, dev'essere stato molto ma molto ma molto clemente. 
Il tempo di posare i nostri fantomatici bagagli in camera e ci ritroviamo a baciarci e a scambiarci effusioni sul letto. Avrei dovuto immaginare che l'intento di Andrea era quello, e lì, sdraiato in un hotel dei bassifondi avvinghiato ad Andrea, con la musica raggae in sottofondo, non posso fare a meno di chiedermi se una Carrie Bradshaw, per il proprio Big, era mai arrivata a tanto. Non solo devo trascorrere la notte in quel postaccio silenzioso e stretto, ma mi tocca rinunciare al pomeriggio di sole per il centro. Mi sentivo soffocare.
Riesco a convincere Andrea a fare almeno un aperitivo in Colonne, la sera è calda e lui mi bacia di fronte ad ogni semaforo rosso, mentre aspettiamo di attraversare. Mi bacia di fronte alle Colonne, mi bacia quando, abbastanza su di giri, mi rendo conto che vorrei stare con lui sempre. Realizzo dunque che mi trovo in una situazione completamente diversa da quelle del mio passato: lui, così maschio e così attento a me ma allo stesso tempo testardo e capace di tenermi testa, non mi stufava mai. Mi porta al ristorante belga che aveva prenotato, un locale stupendo arredato sulla scia dei vecchi transatlantici dove, mano nella mano come le vere coppie, mangiamo e beviamo tra una chiacchiera e l'altra. Mi sento una vera Carrie Bradshaw, una carriera forse in fase di inizio, un ragazzo perfetto che non mi fa mancare niente, un ristorante particolare...
Arriva però il momento di parlare degli ex, lui il suo caro Alberto, che tanto ha amato ma che poi ha lasciato per mancanza di personalità, l'ha già dimenticato, ma io, che devo dire del carabiniere? Racconto a grandi linee la mia avventura, non senza sforzarmi di trattenere le lacrime che ogni volta che affronto l'argomento rischiano di inondarmi il viso, e lui liquida il triangolo io-carabiniere-Natasha con un "te la sei cercata". Cosa? Che razza di ragazzo sminuirebbe mai una relazione che io considero importante senza il minimo rispetto?
Finiamo il caffè, paghiamo, torniamo in strada. Lui cerca di abbracciarmi, di ridere, fare battute, io voglio solo alzare le mani. "Chiamiamo un taxi?" mi dice "No, c'è qui la fermata del 90, prendiamo quello che ci porta direttamente fino in hotel" "Io prendo il taxi, tu fa come vuoi" mi risponde, accortosi della mia improvvisa freddezza. Sembriamo due bambini, e la cosa peggiore è che quella sera l'abbiamo aspettata entrambi con molta frenesia. 
Decido quindi che è il momento di affrontare la cosa e lo fermo: "Senti, non ho idea di quale fosse il rapporto tra te e il tuo Alberto, ma quando io ho deciso di buttarmi nella faccenda del carabiniere, pur sapendo che era rischiosa, l'ho fatto perchè era quello che mi sentivo di fare. Mi sono beccato le mie conseguenze, ma non accetto che venga sminuito il tutto con un misero "te la sei cercata tu". Un minimo di tatto mi sembra indispensabile". Sono a corto di fiato, ho detto tutto, sono stato molto chiaro. "Vacci allora con il tuo carabiniere" urla lui, e se ne va, lasciandomi solo alla fermata del 90.
Aspetto che giri l'angolo, convinto del fatto che si tratti di una stupidata e che dopo qualche passo torni indietro, ma invece no, Andrea sparisce. Non so cosa fare, dove andare, se tornare a casa mia o almeno in hotel a prendere le mie cose. Poi, mi rendo conto che per un errore del mio passato stavo sputtanando il mio futuro, e allora decido di mettere da parte l'orgoglio e di chiamarlo al cellulare. Nemmeno il tempo di comporre il suo numero, e lui viene da me baciandomi, sotto gli occhi esterrefatti della donna di colore che aveva assistito a tutta la scena. Il 90 arriva e Andrea accetta di tornare in hotel a modo mio. 

Arriviamo a destinazione e l'hotel non sembra più così angustio, anzi, mettersi a letto ed abbracciarsi, baciarci e guardarci negli occhi di fronte ad un film in dvd che lui aveva portato, rendevano la situazione molto più intima. Ci addormentiamo che fuori inizia ad esserci luce. Io e Andrea eravamo tornati ad essere quelli di prima.
Lasciamo la stanza l'indomani mattina. Milano, alle 11 di domenica, è completamente deserta. Passeggiamo per porta Ticinese, andiamo a fare colazione al parco, lui si sdraia sulle mie gambe mentre prende il sole. Mai mi sono sentito così parte di una coppia, devo forse spaventarmi?
A pranzo decide di portarmi da Princi, il panificio tra i più conosciuti di Milano, dividiamo la torta, mi bacia, sfiora le mie mani. Non sono mai stato così bene. Attraversiamo via Torino ed approfittiamo della splendida giornata di sole per andare al castello e metterci a prendere il sole tra le centinaia di persone, famiglie, ragazzi e cani che si godono l'inizio della primavera. Io e Andrea ci accarezziamo e ci avvolgiamo come una coppia qualsiasi, come se l'omosessualità non sia mai stato un problema per nessuno. E in fondo un pò così è, perchè nessuno, in tutto questo weekend, ci ha mai detto nulla.
Verso sera Andrea deve tornare a casa, lo accompagno in stazione e mentre torno in corso Buenos Aires, guardando le persone sorridenti che rincasano dopo una bellissima domenica di fine marzo, posso dire per la prima volta di sentirmi anche io bene come loro. 
Passo dopo passo il mio Mr Big stava davvero prendendo forma.

1 commento:

  1. Post scritto davvero male (a differenza degli altri precedenti). Proprio male male.

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