martedì 9 agosto 2011

Life goes on

L'estate per me è sempre stato sinonimo di avventura.
Tre anni fa ero protagonista di notti brave in quel di Torre Del Lago, dove un ventottenne dall'atteggiamento supponente voleva fare sesso con me in spiaggia. Due anni fa è stata la volta della mia amicizia con Sam e, cosa più grave, della mia avventura (disastrosa) con il Carabiniere naufragata esattamente con la fine delle vacanze estive. L'anno scorso infine mi ritrovavo a barcamenarmi tra Querceto, un Borgo estivo decisamente sovraffollato, due ragazzi con cui avevo avuto qualche appuntamento. Ovviamente ora tutto questo era naufragato. E quest'anno?
Mi stavo chiedendo questo un noioso sabato pomeriggio mentre, indaffarato a ritoccare le prime pagine di tesi, mi stavo rendendo conto di come il periodo dell'anno in genere più interessante non riservasse per me proprio un bel niente. Eppure, qualcosa stava cambiando.
Decisi così di uscire con Xander in modo di riscoprire gli ormai snobbati locali di provincia e capire cosa davvero stavo lasciando alle spalle. Se proprio dovevo evolvermi, pensai, tanto valeva dire addio a quello che avrei gettato. Andammo così al Part, cadente discoteca bresciana dalla clientela mediamente over 35. Non a caso noi under 25 avevamo diritto ad una riduzione sull'entrata; tirate voi le somme. Era sicuramente il luogo che non poteva fare altro che spingermi verso il futuro: rividi la zona dove per la prima volta conobbi Sam, la parete contro la quale diedi il primo bacio al Carabiniere, la pista dove per diverse notti estive brindammo alla gioventù in barba a tutti quegli over 45 che già avevano dato il meglio di loro, in quanto a vita mondana.
Fu un tour in quei luoghi che tanto avevano significato qualcosa per te, e che ora non ti appartenevano più. Facce nuove, tempi passati. Ma soprattutto un'io diverso da quello che li aveva frequentati. Stavo scrivendo una tesi, programmavo per filo e per segno il mio nuovo anno, mi facevo scopare dagli etero fidanzati con una media di due maschi a settimana, lavoravo in un Maxi Discount di Scarpe, sognavo Milano...
Insomma, mi stavo mettendo in gioco. E giocare significa correre dei rischi. Così, mentre l'indomani pomeriggio, in pausa lavorativa con Marion, parlammo del mio modo di vivere la mia omosessualità e di come io venissi percepito dagli altri maschi etero, capì che tutto questo faceva parte delle regole del sistema. Avevo voluto vivere la mia componente gaia senza alcun tipo di limite, mi ero prefissato una fuga, cambiavo la mia vita. Così come in passato avevo baciato il ragazzo supponente a Torre Del Lago, ero fuggito da casa del Carabiniere, avevo smesso di frequentare Querceto e i due ragazzi con cui ero uscito.
In sostanza: non importa chi sei, cosa fai, che hai passato o quello che vuoi. Stai solo partecipando ad un gioco; dove la gente etero scopa coetanei gay, giovani Aspiranti Carrie Bradshaw vicini alla disoccupazione approdano in una nuova realtà e puoi scrivere una tesi semplicemente con una telefonata alla tua relatrice.
Il mio futuro è incerto, ma questa è la vita. Fa parte del gioco, sta solo a noi decidere di lanciare i dadi. E continuare a sfidarla.

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