giovedì 8 settembre 2011

Entrare nel mood

Ad esattamente una settimana dal mio arrivo a Milano, rendersi conto di averci messo troppo entusiasmo nell'immaginarsi la propria vita milanese non è sempre cosa facile. L'idea di una vita a base di cocktail, buone conoscenze, shopping e party sembrava infatti  ancora lontana, per chi si è appena immerso nel flusso di traffico, gente e negozi ed ha un giro gaio ancora da riprendere.
Come entrare nel pieno mood milanese? Questa era la domanda che continuavo a pormi, perchè, anche se hai una tesi da scrivere e quindi dovresti uscire di casa il meno possibile, sei comunque nella metropoli e farsi un nome è la priorità più assoluta. Provai sin dalla prima sera e per qualcuno dei pomeriggi successivi a darmi agli etero curiosi. Con una camera nelle immediate vicinanze di Corso Buenos Aires non invitare nuova gente passionale sembrava un reato, tuttavia, di fronte all'ennesimo rischio di essere scoperto dalla compagna di stanza (che sa benissimo della mia vita sessuale nomade ma non che invito espressamente individui nella stessa camera) mi resi conto che no, farsi fottere in meno di 20 minuti non era la soluzione per essere milanesi cool, ma solo perditempo.
Martedì pomeriggio mi vidi con il mio saggio cugino milanese, ormai esperto di tutte le zone più gaie della città, per un momento di spesa all'Esselunga di Porta Venezia dove Martina Colombari, in shorts e sneackers, in compagnia del suo filippino tuttofare, ci teneva compagnia tra una spesa e l'altra. "Si tratta di un supermercato molto frequentato" mi dice il cugino "è come il Borgo, non sto scherzando. Ho anche litigato con Malgioglio per una caciotta una volta". Bene, quello era sicuramente il posto dove riassortire la dispensa, utilizzare l'innovativa tecnica del lettore prezzi portatile poi mi rendeva all'avanguardia, ma ancora mancava qualcosa che mi rendesse effettivamente tale.
Arrivò poi la volta delle commissioni in giro per la città, una corsa a Piazza V Giornate (ormai sempre più simile a Times Square in versione medioevo) facendo lo slalom tra un taxi e l'altro con la tua nuova borsa in pelle di bufalo dovrebbe farti sentire parte di lei, la tua nuova anima gemella. Ma niente, nemmeno di fronte alle innumerevoli francesine esposte nei piccoli negozietti glamour di via Piave non mi è servito ad entrare nel mood.
Per non parlare della coinquilina che, ho scoperto, è proprietaria di una discoteca gay pugliese, sta progettando qualche serata gaia in zona e conosce molti più locali gai di te oltre che i nomi delle drag queen più richieste del momento. E quando ti rendi conto che lei conosce anche il chiosco gay di Porta Venezia quando io non sapevo nemmeno esistesse se non dopo che il cugino mi ha lanciato un invito a raggiungerlo per un drink, allora realizzi che in fondo tu di quella città e soprattutto di quello che accade nella comunità omosessuale non sai proprio nulla. Ma che puoi sempre rifarti.
Se, infine, il ragazzo montanaro che hai lasciato in provincia inizia a chiamarti "amore" proprio quando programmi il tuo non ritorno a casa per qualche weekend, allora capisci il motivo del tuo momentaneo spaesamento. Ma, in seguito a qualche titubanza o crisi che ti porterebbe a lasciare subito il tuo appartamento per tornare nella Bella Provincia, capisci che questo è il tuo sogno e che non esistono relazione o lacrime che possono rischiare di compromettertelo. D'altronde sono almeno stato ammesso nel corso di organizzazione di eventi in UniCatt, un buon passo per entrare nel vero mood dello studente milanese dalla vita mondana e paiettata.

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