martedì 3 maggio 2011

L'Inno all'Amore

Mentre io mi accingevo a programmare i miei prossimi mesi immerso negli esami, le vite dei miei amici proseguivano più spensierate che mai.
Nello specifico: Clementia si ritrovava con un esame di criminologia da preparare, Sam si divideva tra due fantomatici amori corrisposti e Xander aveva un appuntamento con un appena diciottenne scovato fresco fresco nella rete. Si trattava di un appuntamento organizzato così, all'ultimo, niente di programmato. Ma, come si dice comunemente, le cose improvvisate sono sempre le migliori. E con lui è stato così. Nemmeno 24 ore dopo ed il mio amico venticinquenne impostava su Facebook la sua relazione sentimentale, e la sera, mentre ci recavamo al Borgo, sganciò a me e a Vanish la bomba: aveva anche detto la fatidica parola. Quella parola che ad un primo appuntamento non andrebbe nemmeno pensata, figuriamoci detta: "Ti amo".
Ok, facciamo mente locale: due amici dell'universo gai. Entrambi apparentemente innamorati. L'uno, convinto fino a qualche settimana fa di andare a convivere con il suo "vero amore", oggi si ritrovava a mettere in discussione il suo sentimento ed a dividersi tra nuova e vecchia fiamma, l'altro in meno di 24 ore aveva iniziato e concluso la sua fase di innamoramento con uno che aveva visto una sola volta. Che stava succedendo?
La primavera causa un'esplosione d'ormoni pazzesca. Coppie per strada, i sensi si risvegliano, serve qualcuno su cui sfogare le proprie pulsioni represse. Ma bisogna davvero chiamarlo "amore"?
E' ormai risaputo che le persone ricorrono alla falsificazione emotiva pur di non affrontare la reale solitudine, ma bisogna per forza citare il fatidico "I love you"? Arrivai al Borgo con queste domande e là, venni prontamente confermato da decine di persone più o meno ubriache intente a baciarsi con perfetti sconosciuti di cui probabilmente il giorno successivo non avrebbero nemmeno ricordato il nome. E lì, in mezzo alla folla borgara, con Xander intento a scrivere la buonanotte al suo ragazzino, capì che probabilmente non erano loro ad essere in errore, ma io.
Il mondo gaio, ed io ne facevo parte, è notoriamente considerato l'ambiente volubile per eccellenza: l'interesse per il vestire, la musica Pop, la frivolezza negli atteggiamenti... probabilmente quello era lo stato d'animo migliore per affrontare l'ambiente. Potevo adeguarmi, oppure diventare la cosiddetta "pecora nera" e continuare per la mia strada. Senza compromessi, senza la costante necessità di trovare per forza qualcuno a cui piacere e a cui dire "ti amo". Insomma, senza cercare approvazioni.
Avevo altro a cui pensare ora, l'amore poteva attendere.

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