lunedì 8 novembre 2010

Una cena poco digeribile

Poche sono le giornate che adoro come la domenica.
Alzarsi ad un'ora ragionevole, raccattare le proprie cianfrusaglie del sabato notte trascorso in discoteca, rendersi presentabili per un'intera giornata di lavoro e, infine, lavorare dando l'impressione di essere perfettamente presenti con la testa (oltre che fisicamente).
Ma la cosa più bella è arrivare alla fine della giornata, uscire dal negozio e sapere di avere una tranquilla domenica sera da passare con il caro amico Xander a mangiare cibo cinese parlando della rottura, ahimè prevedibile, con il suo consorte Joe, dopo che quest'ultimo era venuto a sapere che domenica scorsa Aspirante Carrie Bradshaw ed il suo fidanzato erano andati, a sua insaputa, a ballare al Borgo per festeggiare Halloween. Ovviamente Xander aveva omesso il tutto a Joe e la lite era dietro l'angolo. Rottura compresa.
Parentesi sentimentale a parte, era un programma davvero allettante per una tipica domenica grigia di novembre.
Alle 20 in punto dunque, appena Xander arrivò ci mettemmo in viaggio. Nel tragitto fino al lago ammirai il paesaggio che avevo di fronte: il profilo delle montagne, i vigneti, le colline, i campeggi ormai deserti... Eppure ero sereno come non mai: da un mese avevo ormai intrapreso la mia "doppia vita", per 2 giorni alla settimana commesso, per altri 4 studente universitario, senza incappare nell'errore di accantonare la mia vita mondana nè tantomeno le amicizie. Mi meritavo un'ottima cena.
Il mio buon umore si intravide poi di nuovo al momento dell'ordinazione, quando mi lanciai su piatti nuovi, mai assaggiati e quando mi potei dedicare a dispensare saggi consigli sulla rottura del mio caro amico.
Ma fu proprio mentre mi stavo lanciando sulla mia novità culinaria, il pollo al curry, che il mio passato sentimentale mi passò davanti agli occhi. Alla porta era apparso il Carabiniere e dietro di lui faceva capolino una massa di capelli scuri che subito identificai con Luca. Rimasi di sasso ad osservare la scena di loro che ordinavano un tavolo e di quello accanto al mio che invece si era liberato. Potevo scegliere: o fuggivo come uno psicopatico, abbandonando la mia cena e rovinando la serata anche a Xander, oppure correvo il rischio di averli accanto.
Andò poi a finire che ne venne apparecchiato appositamente per loro uno nuovo, ben lontano dal mio ma comunque a portata di cassa e di porta (dove dunque dovevo obbligatoriamente passare per tornarmene a casa). Che facevo?
Era la prima volta che vedevo dal vivo Luca, o meglio, Natasha, e lì capì il motivo che ancora la scorsa estate aveva spinto il Carabiniere da lui. Ci misi parecchio prima di riprendere a mangiare, ed onestamente non sapevo nè cosa avrei fatto per uscire nè se lui si era accorto della mia presenza. A fine cena raccolsi tutto il mio coraggio e chiesi il conto: il mio amico si sarebbe recato alla cassa per pagare ed io me la sarei filata di corsa dalla porta; ma loro erano già in piedi, avevano pagato e si stavano dirigendo verso l'uscita accanto al mio tavolo. Mentre erano in piedi, in attesa del conto, non potei fare a meno di notarli.
Eccola lì, la coppia gay del locale, l'autorevole e carino carabiniere in compagnia dello studente di medicina figlio di un benestante artista eclettico, tornato da Parma per il weekend o per qualche prova della banda di paese, vestito di tutto punto per una classica serata autunnale in compagnia del proprio boyfriend con cui stava da ormai 3 anni.
Stranamente, di fronte al mio unico fantasma, riuscì a trattenere le lacrime ed evitare la reazione che avevo avuto qualche mese prima, quando vedendolo inaspettatamente al Borgo e mi ero chiuso con Sam in bagno a piangere. La verità era che ormai non ne aveva più senso. La vista di loro due assieme mi aveva portato alla realtà, alla pura consapevolezza che tutto ciò che avevo condiviso quell'estate non fosse altro che del semplice sesso. E di colpo mi sentì stupido come non mi succedeva da tempo.
Tornando dalla cassa, cercai qualsiasi scusa possibile per evitare di guardarli, finì per farmi vedere dal Carabiniere, ma io continuai la conversazione con Xander, come se si trattasse di due persone che non conoscevo. Una volta spariti, tirai un sospiro di sollievo.

Alla guida della mia macchina, dopo aver salutato Xander ed aver telefonato a Clementia, mi ritrovai con un duro pasto da digerire. Poco più di un anno fa mi ritrovavo a piangere per una persona il cui nome tuttora evito di pronunciare e che per i molti mesi dopo la rottura mi aveva portato in una sorta di letargo emotivo da cui solo l'aiuto di Lou* e Sam mi aveva aiutato ad uscire. Vedere Natasha ed affrontare la dura realtà però, era stato quello che ci voleva per rendermi conto di quanto tempo, energie e soprattutto lacrime avessi sprecato inutilmente. Non sarei mai potuto essere una valida alternativa a lei, proprio perchè non ne sarei mai stato all'altezza. Fingere di non vedere, non sapere, ignorare, e continuare a recitare la scena della coppia perfetta non era nelle mie corde. E mai lo sarebbe stato probabilmente. Mi ero davvero legato al Carabiniere, e sicuramente continuerò a ricordarmi di quei mesi di frequentazione come una buona esperienza, ma per quella sera mi era tutto più chiaro: si era trattato, almeno per lui, di semplice sesso, misto a cene, misto a colazioni, misto a dormite in casa sua. Nient'altro. E quella era la dura realtà.
Non piansi, e nemmeno lo feci il giorno successivo. D'altronde, per cosa potevo disperarmi? Avevamo forse qualcosa in comune? Qualcosa che mi avrebbe potuto rendere una valida alternativa? Natasha era carino, intelligente, profondo, docile ed amante del teatro. Aspirante Carrie Bradshaw uno schizzato studente di comunicazione con la passione per lo shopping, l'alcool, le serate con gli amici, sciatto per le 9 ore di lavoro e con il sogno della grande metropoli in testa.
Non avevamo davvero niente in comune. 

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