lunedì 27 dicembre 2010

Il regalo dell'Adorata Cugina

Con l'arrivo del Natale le occasioni di incontri tra familiari e conoscenti stretti si fanno sempre più fitte. Così come le cene, le abbuffate ed i chili in più, d'altronde.
Io iniziai il mio personale processo di ingrasso venerdì sera, alla tradizionale Cena della Vigilia a cui partecipavo assieme ai miei Generosissimi Genitori, all'Adorata Cugina, al suo ricchissimo padre (nonchè mio zio), alla sua paziente madre (nonchè mia zia), ai suoi due fratelli tronisti (nonchè i miei eccentrici cugini) ed altra parentela varia. Sembrerà strano ma la presenza dell'Adorata Cugina è l'unica cosa che mi spinge ad andare a questi incontri noiosi, eppure quest'anno lo spirito fu tutt'altro che questo. Mentre ero seduto a tavola con lei vicina, in un attimo di profonda euforia a causa dei bicchieri di vino che il cameriere continuava a versarci nel calice, disse: "Dovresti vedere il tuo regalo, è troppo fashion. So che è giustissimo per te".
Oddio. Oddio. Oddio. L'Adorata Cugina mi avrebbe fatto un regalo? D'accordo, avrei dovuto aspettarmelo dato che ormai sono anni che ce li facciamo, ma da quando, circa due anni fa, le avevo proposto di evitare il tradizionale scambio di regali di compleanno (che, tra l'altro, festeggiamo a 2 giorni di distanza l'uno dall'altro), credevo che avesse afferrato: per questo Natale niente spese inutili. 
E invece eccola lì, la bomba, il regalo inaspettato che ora doveva essere per forza contraccambiato. Dove avrei trovato un regalo entro il 26 dicembre (giorno dello scambio) se ormai tutti i negozi erano chiusi ed io non avevo nulla in più da poterle dare? Ok, mi dissi, niente panico, scrivi a Sam e Clementia che sicuramente sapranno consigliarti qualcosa. Ma l'unica cosa che riuscì a cavare dalle loro teste fu solo qualcosa di reperibile all'Autogrill, risaputamente aperta tutti i giorni dell'altro.
Brindai l'arrivo del Natale passando in rassegna tutte le mie magliette che avevo nell'armadio, tutte le paia di scarpe che ancora non avevo indossato, tutte le cianfrusaglie che avevo in giro e di cui potevo fare a meno. Niente. 
Il giorno seguente, 25 dicembre, iniziai a maturare due ipotesi: o fuggivo e non mi facevo trovare in casa l'indomani per il pranzo, oppure avrei potuto correre in qualche centro commerciale o qualsiasi punto vendita aperto eccezionalmente la mattina di Santo Stefano. Andai a dormire reduce da una serata allo Stand Up fiducioso: domani mattina mi sarei catapultato in uno dei 4 centri commerciali vicini a me. Uno di loro sarà stato pur aperto, pensai stupidamente. La sveglia alle 10e30, dopo 5 ore di sonno disturbato dal pensiero del regalo da trovare, mi riportò alla dura realtà: tutti i 4 centri commerciali erano chiusi, dovevo arrangiarmi da me. Iniziai ad imprecare la logica dello scambio, cioè quella che ogni volta costringe chi riceve un regalo a doverne fare uno a sua volta. Eppure questo faceva parte del clima natalizio di quei giorni. Soprattutto se l'Adorata Cugina qualche anno fa, per il mio diciottesimo compleanno, mi aveva regalato un Ipod da 2GB e non aveva ricevuto alcun oggetto in cambio.
Deciso a non replicare quella triste scena, cercai un segno divino, finchè alla bellezza delle 12.00, a pochi minuti dall'arrivo degli ospiti, i miei occhi caddero sul coupon degli abbonamenti di riviste e la mia mente iniziò ad elaborare un piano efficace. Un abbonamento non rilascia niente di materiale, avrei potuto dirle che le avevo regalato uno di quei giornaletti femminili mensili da 17 euro, scrivere un biglietto d'auguri in cui avrei esposto in maniera fedele il mio pensiero, ficcare tutto in una scatoletta colorata riempita di paglietta, e tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi.
Fui così preso dall'eccitazione e dalla soddisfazione del mio piano, che decisi di rimandarne a dopo pranzo la messa in pratica; anche perchè, probabilmente, per qualche strano segno cosmico, anche lei si sarebbe potuta dimenticare di portarmi il suo.
Alla fine del secondo, l'Adorata Cugina si alzò e mi portò il regalo. Oddio. "Niente panico, Aspirante Carrie Bradshaw" mi dissi, "ora fingi di dover andare in camera a prendere il tuo, accertati che non ti segua e prepara il tutto nel modo più veloce possibile. Non sarà difficile, voglio dire, è solo un biglietto". Mi fiondai subito un camera alla ricerca di un'idea: una scatoletta, un pò di paglia colorata, un cartoncino in tinta, una buona frase che riassumesse il concetto del mio regalo. Ci misi 20 minuti ed infine ci appiccicai sopra uno stupido fiocchetto rosso, proprio come il biglietto. Cercai di mostrarmi il più disinvolto possibile: non poteva andare peggio della volta dell'Ipod, pensai. E infatti sembrò apprezzare: abbozzai alla scusa che non sapesse dell'apertura di Banana Republic, di Laduree e delle novità modaiole, come pretesto per abbonarsi a "Glamour, la rivista femminile più letta dalle donne" e mantenersi così al passo con i tempi.
Anche se non avevo ancora compilato la lettera d'abbonamento, anche se non avevo pagato, anche se ancora ufficialmente non figurava tra le abbonate Glamour.
Un diversivo dalla routine degli interminabili pranzi tra parenti, direte voi, invece no: è andata a finire che sono stato stressato tanto quanto gli altri giorni dell'anno. Che l'anno prossimo, se mai ancora deciderà di donarmi qualcosa, mi avvisi almeno prima che l'ultimo negozio utile chiuda.

PS: il "regalo fashion" che tanto era stato preannunciato si è rivelata essere una cravatta molto carina al 100% di lana, acquistata in un negozio tremendamente costoso della mia città. A righe viola, blue e grigie. Carina, finalmente anche io avrò qualcosa di griffato, anche se non so quanto la indosserò.

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