giovedì 10 marzo 2011

Fuga dalla mediocrità

Mentre anche il secondo semestre del terzo anno accademico era iniziato, io continuavo a dividermi tra lezioni da frequentare e lavoro.
E fu proprio al lavoro che Marion, la mia collega piena di risorse, diede una svolta al mio Limbo fatto di interrogativi sul mio futuro immediato, su cosa avrei fatto, su dove sarei andato, sulla fine che avrei fatto. Al termine della nostra ennesima conversazione in piena domenica mattina, tra scaffali di scarpe scontate al 50%, il nostro ciarlare di uomini, professioni ed ambizioni diede il suo frutto. Capì infatti una cosa: non volevo diventare una persona mediocre.
Per persona mediocre, ovviamente, si intende qualsiasi essere umano completamente superficiale, che vive trascinato dagli eventi e li subisce. Riceve passivamente valori assolutamente anonimi ed astratti come "famiglia", "lavoro", "amore" e cerca di farne un fine, uno scopo che prima si raggiunge e meglio è. Si tratta di un soggetto completamente acritico, che vive la quotidianità senza una vera e propria aspirazione spontanea ad autorealizzarsi, ma che si accontenta di quello che possiede. Una vittima della mentalità di provincia, dunque. Ma che si rivela, a quanto stavo vedendo, completamente vincente visto il numero di ragazzi provinciali e superficiali che erano fidanzati, avevano un lavoro e sembravano felici nonostante la loro completa ignoranza.
La cosa che per le settimane successive mi rimase nella mente e continuò ad ossessionarmi per tutto il mese degli esami, che mi spinse ad andare avanti e ad affrontare tutto lo stress che stavo accumulando era una sola: non voglio diventare mediocre.

Mi resi conto di essere a pieno rischio mediocrità quando, pensando al motivo che mi aveva spinto a frequentare l'UniBi, studiare cinese ed accontentarmi di un paio di corsi sui Media, non trovai una risposta soddisfacente. Era una sera d'estate di due anni fa, ero reduce da un esame di maturità parecchio deludente, volevo dimenticare un ragazzo, mi trovavo in crisi con i miei due migliori amici ed ero deciso a cercare un corso in Comunicazione a Milano senza dovermi necessariamente sottoporre ad un test d'ingresso a numero chiuso. Così, alle due di notte, senza nemmeno poi sapere a cosa sarei andato incontro, compilai la mia prenotazione e mi iscrissi in UniBi. Completamente a caso.
Eccola lì, la prova che cercavo: anche io ero a rischio mediocrità. Avevo compiuto una scelta così, passivamente, prendendo la prima cosa che mi era capitata. Ed ora, improvvisamente risvegliatomi da un sonno in cui ero ricaduto, trovandomi a visitare i siti internet di facoltà come lo IED, lo IULM o Università prestigiose, vidi diversi corsi su Media, Fashion PR, organizzazione d'eventi ed addetto stampa e capì di essermi perso tutto questo.
Avevo trascorso 3 anni preparando una lingua orientale completamente privo di interesse per questo corso, ed oggi maledicevo tutto il passato e la scelta che avevo compiuto di fronte ai siti delle lauree Magistrali in comunicazione a Milano, che richiedevano precisi studi già affrontati, conoscenze già acquisite su televisione e cinema che io non avevo, e test di ingresso in cui, se ti andava bene, il numero di posti massimo a disposizione era 50. Controindicazione della superficialità di due anni fa.
E' tutto un eterno ritorno. E qui al varco mi aspettava una nuova scelta che avrebbe testato la mia "nuova" mediocrità, questa volta con nuovi test d'ingresso ancora più difficili e tante nuove cose in palio. Per esempio, il mio futuro. 
Non sapevo se sarei arrivato dove volevo, ma almeno per il momento sapevo di non voler essere un qualunque provinciale mediocre. Era già un buon inizio.

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