martedì 29 marzo 2011

Il Bracciale Lasciapassare

Sabato pomeriggio presi sul serio quanto avevo scritto nell'ultimo post ed organizzai una serata a Milano con Clementia e Xander.
Visto che la vita in provincia continuava a starmi sempre più stretta e non volevo fare brutti incontri con Natasha e Consorte, la soluzione era una sola: iniziare recuperare il giro milanese che con tanta fatica avevo cercato di costruire durante la scorsa estate, quando mi davo alla pazza gioia al Borgo e mi sentivo effettivamente parte di quell'atmosfera dinamica e mondana. O, se si preferisce, iniziare a porre le basi per il mio futuro fatto di lustrini e Cosmopolitan nella metropoli dove mi sarei presto trasferito.
La serata iniziò con la nota dolente (ed ormai abitudinaria) di Xander che, tanto per cambiare, si inventava scuse poco credibili pur di uscire con chi voleva. "Non te la prendere" pensai "il tuo ritorno nella Grande Città non va rovinato per una stupida scusa"; e così partì per il meraviglioso sabato sera con Clementia.
Cena dalla mia amica, due bicchieri di vera Vodka russa e succo d'arancia, qualche piccolo dubbio sui capi da indossare, e la pubblicazione del nostro Sabato Devastante ai Magazzini Generali come status Facebook. Andò a finire che un amico suo, nonchè agente di Vasco Rossi, nonchè personaggio di potere nell'ambiente mondano, lesse quanto stavamo per fare e telefonò alla mia compagna dandole il numero di Ariosto, proprietario della discoteca, a cui potevamo chiedere tutto quello che avremmo desiderato. Uomini inclusi.
Fu lì che io e la mia amica ci guardammo e capimmo di avere appena trovato la chiave che ci avrebbe aperto tutte le nostre future serate milanesi; avevamo scovato la Gallina Dalle Uova D'Oro, e la cosa migliore in tutto questo era che nessuno aveva dovuto portarselo a letto. Mica male, visto come stavano andando le cose ultimamente. E poi era l'occasione per conoscere qualcuno che contava.
Dopo un viaggio petulante eravamo cotti entrambi al punto giusto: la curiosità su quanto ci sarebbe successo ci stava divorando. Saremmo stati le guests star della serata. Una volta arrivati, ci accingemmo ad avvicinarci all'entrata, dove una piccola fila di persone stava già aspettando che il Body Guard desse il suo benestare per l'ingresso; Aspirante Carrie Bradshaw e Clementia potevano benissimo superarli tutti, tanto conoscevano il Padrone di tutto. Potevamo chiedere qualsiasi cosa, persino di entrare seduti su di un trono in puro stile Cleopatra. Ma in fondo noi due siamo persone modeste.
Eppure di Ariosto nessuna traccia. Aspettammo qualche minuto, e infine ci rassegnammo, ci mettemmo in coda, e pagammo le nostre entrate da persone normali. Dove erano finiti il glamour, l'ospitalità e la buona educazione che tanto ci erano stati promessi? Ariosto era forse venuto meno alla sua parola?
Non appena lasciammo i nostri cappotti al Guardaroba e ci fummo lievemente ripresi dallo smacco dell'aver fatto la fila, il cellulare di Clementia squillò e la nostra Chiave ci venne incontro poco più tardi consegnandoci il famigerato "Braccialetto per il Privè". I nostri occhi si illuminarono come quelli di due ragazzine che hanno appena ricevuto in dono una carta di credito ad uso illimitato; avevamo accesso a tutto il locale. Tornare ai Magazzini dopo quasi un anno di assenza (oltre la parentesi di Capodanno) e venire balzati subito nel Privè non era cosa da persone qualunque, bisognava essere speciali. Ed io e Clementia eravamo ben intenzionati a lasciare il segno.
Nemmeno il tempo di legarci i nostri Bracciali Lasciapassare al polso, che incappammo in una vecchia conoscenza che illuminò il volto di Clementia. Tom era lì, e per fortuna Querceto non sembrava essere presente. Qualche breve scambio di convenevoli e poi l'amara scoperta: proprio mentre eravamo in procinto di mostrare timidamente il nostro gioiello, ecco che Tom demolisce tutto mostrandoci il suo. Che cosa? Anche lui poteva avere accesso lì? Credevo fosse un'entrata esclusiva!
Decidemmo subito di fiondarci nella zona riservata ai Very Important Gay (o, per lo meno, a chi aspirava esserlo) e ci rendemmo subito conto che pullulava di gente comune: il tizio senza gusto nel vestire, la ragazza lesbica ubriacona, lo strafatto che non si regge in piedi, la checca che dimena il sedere nella speranza che qualcuno, tra la massa, la noti e se la porti a letto.
Passammo gran parte del tempo lì in compagnia di Tom, conoscemmo un paio di persone interessanti giusto per resistere dalla tentazione di bere drink (dovevo guidare) ed anche se non venimmo riconosciuti come la coppia più potente del locale fummo comunque soddisfatti.
Avevamo conosciuto qualcuno che contava, ora bisognava solo lavorarselo ed in poco tempo avremmo scalato la piramide sociale gaia di Milano. Io e Clementia eravamo solo all'inizio.

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