giovedì 2 settembre 2010

Corna, cocktail e pixel



Dopo un sabato sera trascorso in casa e con gli amici impegnati, Aspirante Carrie Bradshaw era pronto per la rivalsa.

Domenica sera riapriva il Borgo, e siccome era l'ultima domenica libera prima del mio debutto da commesso decisi di accettare l'invito di Xander e della nostra amica lesbica Vanish di rituffarsi nella movida milanese che prima tanto mi era familiare.
L'allegro trio si mise così in viaggio, speranzoso di divertimento e di riscoprire i vecchi tempi, e cioè i periodi in cui, ancora giovani ed innocenti, trascorrevamo ogni serata con bicchieri di alcool, amici gay, amiche lesbiche e risate.
Arrivai a destinazione già abbastanza euforico: a casa, con l'intenzione di risparmiare denaro ma non li drink, avevo riempito una coppa di Cosmopolitan con Vodka russa e sciroppo alla menta; gli effetti furono più che positivi. Mi sentivo bene e ridevo a caso. Ero sulla giusta strada per rendere memorabile la mia nottata.
Ritrovammo alcune amiche di Vanish, qualcuna nuova, qualcuna che non rivedevo da tempo, qualcuna interessante, ma ciò che invece mi colpì fu l'arrivo di alcuni loro amici maschi. Il primo, complice un appuntamento al buio e all'oscuro della relazione di Xander con il suo attuale ragazzo Joe, fu ben disposto a conoscere il mio amico. Tempo un'ora di conversazione e trovai Xander avvinghiato al tipo. Fortuna che amava il suo compagno: eravamo a quota 2 paia di corna.
Ma un altro amico si aggiunse all'entusiasta combriccola. Si chiamava Alessandro, era tra i miei amici di Facebook, era carino ed aveva già catturato la mia attenzione. Purtroppo però oltre all'allegria anche il numero di drink lievitava a vista d'occhio, e il mio autocontrollo iniziò a risentirne. Non capivo più nulla. Il peggio venne però quando incappai in Querceto e Tom, i miei due amici che non vedevo da mesi. Fuggì all'istante. Chi se ne importava di chiarimenti in sospeso, di messaggi senza risposta o di vecchie cotte, quando nemmeno avevo la forza di fare un ragionamento di senso compiuto?
Ma poco dopo Querceto mi scrisse. Voleva che ci vedessimo per chiarire, ed io, che in fondo ero curioso di sapere cosa avesse di importante da dirmi, lo raggiunsi. Cercai di spiegargli che ero stato costretto a troncare il tutto, costretto ufficialmente da un sospetto di egocentrismo, ufficiosamente dalla gelosia. E sebbene non potevo rispondere del mio controllo, capì che non potevo comunque dirgli tutta la verità, e decisi di tacere.
Poco più tardi pensai di raggiungere Xander e Vanish per vedere cosa stavano combinando e per buttare un occhio ad Alessandro. Beccai entrambi i miei amici presi dalle loro questioni: chi a baciare, chi a conoscere nuove ragazze un pò troppo allucinate. E poi beccai Alessandro che ballava con al collo una collana con un Pixel giallo fluorescente che continuava ad essere agitata davanti a me accompagnata dalle parole "Saluta Aspirante Carrie Bradshaw, Pixel. Saluta". 
Quando si ha alcool in circolo tutto è concesso, ma mai avrei pensato che si potesse arrivare a tanto. Specialmente se a fare tutto è un tipo carino che ti garba da mesi. Non bastavano amici con cui non si voleva parlare, ora si trattava anche di Pixel che volevano salutarti. 
Tornai da Querceto, continuai a bere cocktail e gli effetti erano sempre più devastanti: sbalzi di umore, chiarimenti a mezz'aria, scuse accennate, dispiaceri, l'imbarazzo sul domani... 
Lì, abbracciato a Querceto, mi resi conto di essere allo sbaraglio: non avevo la più pallida idea su quale direzione la mia vita stesse prendendo o nemmeno di come stessi. Ero felice? Triste? Come dovevo comportarmi con Querceto? Avevo davvero torto? E ancora: sarei mai riuscito a conoscere meglio Alessandro? Prima di trovare la risposta a tutte queste domande la musica si spense.
Io ero piegato. Sulla via del ritorno ci fermammo in Autogrill con Alessandro e amiche di Vanish. Continuai il mio spettacolino completamente fuori controllo. Ero vicino a vomitare, ma poi il sonno prese il sopravvento.
La mattina dopo mi resi conto di aver esagerato. Non sarebbero state corna, Pixel nè tantomeno tutti i cocktail che avevo bevuto ad illuminarmi sul mio futuro, o su cosa stavo combinando con Querceto, la risposta avrei dovuto cercarla da me.
Unica certezza: mai più riuscirò a guardare un Pixel con gli occhi di prima. 

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