mercoledì 8 settembre 2010

The dancing Queens (?)

Ci sono giornate il cui esito è chiaro sin dal loro inizio. In cui il buongiorno si vede dal mattino, come si dice abitualmente.
Sabato mattina, appunto, mi trascinavo stancante e svogliato verso una nuova giornata di lavoro oltre che l'inizio di un nuovo weekend in cui Sam sarebbe tornato dalle sue vacanze e mi avrebbe accompagnato alla riapertura dello Stand Up che si sarebbe tenuta la sera stessa. I programmi erano già fissati: Aspirante Carrie Bradshaw, Sam ed il loro amico trentenne Paolo, avrebbero assistito all'inaugurazione del "nuovo" Stand Up e si sarebbero immersi per qualche ora nella folla gaia. Per molti era l'occasione di fare nuove conoscenze o per rivedere il look rinnovato della discoteca, per me l'opportunità di vedere (quasi certamente) Marco e soprattutto Matteo.
Intento a sistemare i primi paia di scarpe in attesa di un pò di movimento, venni a sapere dalla mia Frivola Responsabile che l'indomani avrei anticipato il mio turno domenicale alle ore 10 anzichè (come l'accordo) alle 13 e 30. E lì, con una scarpa spaiata in mano, ancora insonnolito e annoiato da un lavoro monotono e solitario, iniziai per la prima volta ad odiare le aperture festive dei centri commerciali unite a capi che si divertivano a spostare turni di lavoro a sorpresa.
Tuttavia non c'erano storie: Aspirante Carrie Bradshaw quella sera sarebbe apparso a Matteo, re del cubo dello Stan Up.
Ignorai le preoccupazioni, le ore di sonno perse e la prospettiva di una nuova giornata tra le scarpe ed alle 20e30 mi trovavo in doccia mentre cercavo disperatamente di liberarmi degli ultimi peli rimasti sulle gambe. Gambe che quella sera avrei sfoggiato in un paio di pantaloncini corti ed una camicia di Jeans. Se dovevo rivedere certi tipi era meglio mostrare loro cosa si erano persi.
Sfidai, oltre che una sveglia mattutina troppo audace, anche la temperatura che quella sera non era tra le migliori per dei pantaloncini. Nemmeno questo, naturalmente, mi importava: la sfida con il re del cubo era ufficialmente aperta. 
Arrivammo allo Stand Up poco dopo mezzanotte e notammo che qualcosa era davvero cambiato, ma la clientela no. Optammo subito per il binomio primo drink-sigaretta nella nuova sala fumatori e fu raggiungendo quella che vidi Marco, la mia prima, docile, vittima. Ma purtroppo i piani saltarono: cercando di farmi strada tra la gente accalcata, finì con la faccia spiattellata su un pino, e fu quella la posa in cui Marco mi vide per la prima volta dal nostro terzo (e ultimo) appuntamento. Un vero flop per Aspirante Carrie Bradshaw.
Rientrai passando per la pista da ballo e Sam individuò tra la folla Matteo. Ancora amareggiato per l'incontro di qualche minuto prima e scioccato per l'apparizione, decisi di nascondermi tra le gambe dei miei amici. 
Non era di certo questo il contesto migliore per essere ammirato dalla testa alle mie gambe depilate in fretta e furia da qualcuno che doveva rinfrescarsi la memoria sulle mie qualità.
Ballammo per un pò, finchè decisi di andare in bagno da solo. E lì, mi trovai faccia a faccia con lui, Matteo, il ragazzo da cui improvvisamente ero sparito dopo un primo appuntamento e per il quale avevo presenziato quella sera. Lì, in un bagno stretto ma con la possibilità di essere ammirato da capo a piedi, capì che in fondo, in cuor mio, sebbene avessi largamente superato il tutto, ero ancora in quella fase di speranza. Quella fase in cui vorresti che la persona che hai smesso di sentire o frequentare ti ritorni a cercare. Ma purtroppo non sarebbero state una camicia di jeans ed un'opera di coraggio come andare in giro con le gambe scoperte ad aiutarmi.
Cercai di fingermi indifferente ed evitare un suo sguardo, ma quello che sentì fu chiaro: "Ecco qui la t***a". Non ci potevo credere. Aveva davvero detto questo?
Era troppo, era giunto il momento di farsi valere con il re del cubo e mostrare chi in realtà aveva più dignità dell'altro. Approfittati così di Matteo sul cubo e di tutta una serie di abbracci che il mio amico attivo Paolo mi diede in pista e a portata d'occhio della mia vittima, per far sì che Sam, con la coda nell'occhio, potè notare che la vendetta era stata compiuta. Il re del cubo dello Stand Up aveva assistito ad un atto di provocazione da parte di qualcuno che t***a non lo era affatto.
Fui così soddisfatto della serata che pensai di espandere il mio coprifuoco dalle 3 alle 3 e 15: complice "I gotta feeling" che risuonava nelle casse ed un cubo che era tornato mio e di Sam, approfittai per scatenarmi in salti e passi di danza. Giusto per dare un ultimo sfoggio della mia figura intera nel caso l'ormai ex re del cubo fosse ancora in pista a cercare di racimolare complimenti. In questo stava la differenza: io, diversamente da Matteo, non avevo bisogno di un'approvazione o complimento da qualcuno, il mio titolo me lo legittimavo da me. Avevo vinto.
E invece, scendendo dal cubo, l'amara sorpresa: frugai nella tasca dei pantaloncini in cerca del mio cellulare, ma non lo trovai più. Evidentemente ero così preso dai saltelli e dall'ostentare il mio titolo di nuovo re del cubo su Matteo e Marco, che non mi ero reso conto di aver fatto cadere il mio prezioso apparecchio.
Quella sera, in estremo ritardo, tornai a casa deluso e amareggiato: sarò stato anche vincente sul cubo, ma niente mi avrebbe ridato un cellulare e la possibilità che mi ero bruciato con chi, forse, mi sarebbe potuto piacere e meno di un mese fa avevo cancellato senza un'apparente spiegazione.
Realizzai così di aver imparato qualcosa da tutta questa faccenda: ero la regina degli stupidi, the queen. Ed ora, passatemi scettro e corona.

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