mercoledì 15 settembre 2010

Vogue Fashion Night Out: uno spiraglio di moda per (quasi) tutti



Circa una settimana fa, si è svolto un evento più unico che raro. 
Si trattava della famigerata Vogue Fashion Night Out, una sorte di notte bianca voluta da Franca Sozzani (direttrice di Vogue Italia ndr) che coinvolgeva fino alle 23e30 i negozi del Centro di Milano. Con la possibilità, in più, di poter incontrare stilisti, modelli, specialisti del settore e soprattutto Vip.
Molte delle persone considerano l'evento come qualcosa di più simile ad una passerella. La possibilità di osservare nel loro habitat naturale di via Montenapoleone o di Via della Spiga i volti più conosciuti del jet set italiano intenti a fare ciò che gli riesce meglio: sperperare denaro in negozi monomarca e far baldoria alla faccia dei comuni mortali accorsi fin lì speranzosi di una loro fotografia o autografo.
Di fronte ad un'occasione del genere io, Xander e la sua amica Aly non potevamo tirarci indietro. D'altronde nemmeno Carrie Bradshaw avrebbe disertato per nulla al mondo. Ma io, a differenza di molti, puntavo ad altro: conoscere nuovi contatti che sarebbero potuti rivelarsi utili per attingere storie su ciò che volevo diventare; ragion per cui più che di vedere Simona Ventura, puntavo di avvistare Paola Jacobbi (giornalista di Vanity Fair ndr).
Fin dal nostro ingresso in via Montenapoleone, con una folla sempre più sostanziosa, ebbi modo di conoscere qualcuno: si trattava di un'avvocatessa ventiseienne, di Milano, originaria di Napoli e in procinto di partire per un anno di studio in Belgio. Aveva buon gusto, era simpatica, viveva a fianco di Lapo Elkann e soprattutto conosceva una giornalista del mio amato Vanity. 
Cercai di risucchiare più informazioni possibili dalla mia nuova conoscenza, ma tutti i miei sogni andarono in mille pezzi quando mi rivelò una verità già di per sè prevedibile: tutti coloro che scrivevano sulla succitata rivista, non erano lì per caso. La loro professione era stata, in un certo senso, caldamente consigliata da qualcuno ai piani alti. Rimasi a bocca aperta. Una vera delusione per un Aspirante Carrie Bradshaw come me.
Una volta salutata la mia nuova amica ed esserci scambiati i dovuti contatti, andò a finire che mi persi dai miei amici e che dovetti barcamenarmi per Via Montenapoleone tutto solo. Vidi Vip, negozi glamour, personaggi cool e vere fashion victim, rappresentanti della Milano Bene intenti a sorseggiare champagne e socializzare di fronte a "comuni mortali" che li ammiravano e invidiavano.
Come non mai la differenza tra classi era chiara, Vogue Fashion Night Out implicitamente riusciva a distinguere ricchi e non, chi, con le raccomandazioni, poteva costruirsi una carriera, e chi invece la sognava.
Io, ancora sognatore ed incosciente, ancora eternamente innamorato di Carrie e fiducioso, continuavo a sperare che forse, un giorno, avrei potuto mettere la mia firma ad un articolo di Vanity Fair e sarei stato in grado di incuriosire tutti i suoi lettori.
Utopia? Forse, intanto valeva la pena provarci.

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