mercoledì 29 settembre 2010

Una gita da Abercrombie



Ci sono errori che difficilmente possono essere perdonati con grande facilità: ritardi nelle consegne di compiti in classe, occhiate interessate ad un ragazzo occupato, mancata precedenza in strada, spifferare una confidenza scottante...
Per Aspirante Carrie Bradshaw invece potevano far parte dei cosiddetti "errori imperdonabili" il fatto di non essersi ancora recato a curiosare nel negozio più cool del momento. Il negozio che, quasi un anno fa (il 29 ottobre per l'esattezza), ha portato un tocco internazionale a Milano ed è stato accolto con grande interesse dai più giovani fashion addict (e non solo); di chi sto parlando? Ma dell'Abercrombie and Fitch, ovviamente.
Un fortunato brand americano, che ha invaso anche Londra, il cui punto di forza, oltre ai capi, è il personale costituito interamente di modelli e modelle. Tanto per unire l'utile al dilettevole insomma.
E fu proprio oggi, girando per i negozi di via Vittorio Emanuele, che decisi di approfittare di un pomeriggio di shopping milanese e della compagnia della cara Clementia per far tappa dove ancora non ero riuscito a mettere piede.
Quando visiti (e per Abercrombie si tratta proprio di visitare) un luogo di cui hai tanto sentito parlare da stampa, media e conoscenze varie ed il sabato pomeriggio ha sempre all'entrata una fila di clienti in attesa  paragonabile solo a quella dei saldi, hai sempre qualche carica di aspettativa positiva: troverò qualcosa di interessante? Diventerà uno dei miei punti d'acquisto preferiti? Potrò finalmente respirare quell'essenza americana tanto esaltata? E così via.
Appena entrammo ci trovammo di fronte a 4 ragazzi aitanti e bellissimi, qualcuno italiano, qualcuno inglese, sempre sorridenti e cortesi, sul cui sfondo si apriva in maniera scenografica l'interno del locale. Una via di mezzo tra il boscaiolo ed il ricercato. Atmosfera soffusa, musica alta, scaffali in legno, qualche pietra per dare quel tocco di selvaggio... difficile, per me, sapere dove stessi andando. Specialmente se l'ambiente pullula di commessi che facilmente ti fanno perdere la concentrazione ed il cui compito è essenzialmente quello di blaterare a vanvera: "Hi, how are you?" senza aspettarsi una risposta.
E se poi, mentre sei in cerca di una camicia scozzese che faccia al caso tuo, noti che la merce è disposta in maniera minuziosa e si ripete sempre in maniera identica in ogni angolo del negozio, allora capisci che forse si tratta di qualcosa di sopravvalutato. Come d'altronde lo sono tutte le griffes. Rappresentano uno status simbol con cui tutti, in un modo o nell'altro, vogliono avere a che fare. Realizzai dunque che Abercrombie and Fitch non poteva essere considerato uno store, il cui scopo era quello di offrire merce al cliente, ma una sorta di attrazione in cui più importante era offrire un'esperienza. Un'esperienza da raccontare a conoscenti, amici e parenti, tanto per iniziare una conversazione il giorno dopo dicendo, "Sai, sono stata da Abercrombie e ho visto dei commessi che sono la fine del mondo".
Purtroppo non sarebbe stato il negozio per me: troppo dispersivo e buio per uno che quando vede un capo interessante va in fibrillazione e perde il controllo di sè, poca scelta nei capi, prezzi fuori dalla mia portata ed infine, chiamatemi pure antipatico, commessi troppo belli dotati di charme. E so bene che l'effetto che mi fanno è ben diverso di quello che spinge centinaia di ragazzine a fare tappa lì.
Insomma, una gita ve la consiglio, magari può fare al caso vostro. Io, sebbene aspiri a diventare Carrie Bradshaw ed a vivere tra le griffes, mi trovo più a mio agio nella semplicità dell'H&M.

2 commenti:

  1. NOn cedo esista gente che entra da Abercrombie per comprare!! :DD Solo per fare la foto col modello ;DD

    RispondiElimina
  2. Esatto!
    Ho iniziato a pensarlo anche io!
    Peccato non abbia potuto assistere a nessuna foto, sarebbe stata di certo un'esperienza entusiasmante! :D

    RispondiElimina