domenica 29 agosto 2010

Share the guilt

Sebbene fossero ormai trascorse due settimane dalla mia prima discussione con Lou*, le cose non sembravano essere intenzionate a risistemarsi.
In tutto questo tempo ci eravamo sentiti poco, freddamente e limitandoci a discutere delle cose più essenziali; in altre situazioni avrei comodamente lasciato perdere, ma in questo caso si trattava della mia migliore amica: dovevo parlarle. Ci pensò però lei a scrivermi tutto, un mercoledì sera con un sms lungo 10 pagine, in cui mi spiegava il motivo del suo distacco e le ragioni della sua arrabbiatura. In sostanza Lou* si era sentita ferita del fatto che l'avessi accusata di aver anteposto Marco a me, di essere cambiata e di avermi profondamente deluso. Avessi ricevuto questo tipo di sms da altri, avrei risposto con una marea di insulti credendo che si cercasse di girare la famigerata frittata, con lei però capì che avrei dovuto avere un confronto paziente e soprattutto dal vivo.
Venerdì pomeriggio ci vedemmo e la situazione venne discussa: io le mettevo ansia. Quando mi facevo sentire creavo in lei un'inquietudine che solo pochi esami, impegni o persone sanno creare nella gente. E questo perchè Lou* sapeva benissimo come la pensavo su Marco e sulle relazioni morbose come quella in cui lei inconsciamente stava cadendo.
Probabilmente sapeva di essere in colpa, sapeva di aver sbagliato e di aver torto, ma in qualche modo perseverare non la turbava: Marco ormai era entrato nella sua vita, era felice e soddisfatta, non sarebbe stato un semplice amico a farle cambiare idea. Un amico che, a detta sua, aveva un difetto più di tutti: trovare imperfetti i ragazzi degli altri.
Accusai il colpo basso appena sferrato: era davvero così? Se la mia migliore amica Lou*, che da anni ormai mi conosceva e mi assisteva anche dei drammi più difficili, mi vedeva in questo modo forse qualcosa di vero c'era. E lì, in macchina della mia spalla destra, realizzai che anche io, in fondo, potevo essere un amico difficile da gestire in molte situazioni. Optai dunque per una pausa: se davvero creavo tanti problemi a chi volevo bene, lasciare del tempo per chiarirsi le idee era la cosa migliore da fare.
Ma Lou*, che aveva pensato anche ad una soluzione, decise invece che nulla andava perduto: avremmo cercato di tornare al rapporto di prima con l'unica clausola che non avremmo più toccato l'argomento Marco, per il bene suo e della coppia nascente.
Accettai anche se non in maniera del tutto convinta; due amici avrebbero dovuto parlare di tutto, certi tabù non dovevano esistere nel mio ideale di "amicizia perfetta". Tornai a casa pensando a come una discussione potesse minare un rapporto sedimentato da anni e anni. Probabilmente niente sarebbe tornato più come prima, probabilmente sì, ma per Lou* valeva la pena tentare.

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